STREPTOMICINA (App. II, 11, p. 922)
Dalla s., per idrogenazione catalitica, si è ottenuta la Diidrostreptomicina, che presenta una maggiore stabilità e non è idrolizzata dagli alcali, neppure con il riscaldamento a 100 °C; biologicamente però i due prodotti si equivalgono, eccetto che per alcune differenze riguardanti la tossicità.
L'azione della s. è essenzialmente battericida, ma è influenzata da varî fattori, come il numero dei batterî, la fase di crescita ed il pH del mezzo.
La s. e il suo derivato presentano entrambi lo stesso spettro d'azione: agiscono su moltissimi germi gram-negativi (Pasteurella, Brucella, Hemophilus, Salmonella, Klebsiella, ecc.) e, in misura più limitata, su diversi germi gram-positivi; ma l'azione antibatterica più importante è quella esplicata sui micobatterî che, per la prima volta nella storia della medicina, possono venire attaccati e distrutti nell'organismo.
Contrariamente a quello che si osserva nel caso della penicillina, delle tetracicline e di altri antibiotici, la resistenza verso la s. insorge rapidamente, e, dopo l'acquisizione, difficilmente si perde. In alcuni casi si può osservare addirittura il fenomeno della "streptomicino-dipendenza", cioè i germi crescono solo in presenza dell'antibiotico. Il problema della resistenza assurge a particolare importanza ove si pensi che il trattamento streptomicinico della tubercolosi deve essere protratto per qualche mese. Questo grave inconveniente può venire mitigato e spesso eliminato con il contemporaneo impiego di altri farmaci antitubercolari, come l'acido paraminosalicilico (PAS) e l'isoniazide.
La s. e la diidrostreptomicina non sono esenti da un certo grado di tossicità: il primo antibiotico può determinare disturbi neurotossici a carico del ramo vestibolare dell'ottavo paio di nervi cranici; la diidrostreptomicina a carico del ramo cocleare. I disturbi consistono nel primo caso in vertigini, perdita dell'equilibrio, atassia, vomito; nel secondo caso in ronzio auricolare, ipoacusia con esito sovente in sordità. Tali inconvenienti sono generalmente in relazione con la posologia e con la durata del trattamento, ma talvolta (sovrattutto la sordità) insorgono anche dopo somministrazione solo di qualche grammo di antibiotico; possono talora attenuarsi e scomparire anche senza la sospensione della cura, ma in genere sono poco reversibili e possono continuare a progredire anche dopo l'interruzione del trattamento. Sotto il profilo della tossicità, pertanto, la diidrostreptomicina è più pericolosa e ciò spiega la tendenza attuale a proscriverla dall'impiego in clinica umana.
La s., somministrata per bocca, non è per nulla assorbita, per cui questa via è riservata solo alle infezioni strettamente localizzate al tubo digerente. Il suo impiego più comune è per via endomuscolare (1/2 g ogni 12 ore): l'antibiotico è assorbito rapidamente e si diffonde a tutto l'organismo; per ottenere però nel liquor concentrazioni sufficienti, è necessario praticare l'inoculazione direttamente nel rachide.
L'indicazione principe della s. è la malattia tubercolare; è anche indicata nelle infezioni sostenute da germi gram-negativi. Associata alla penicillina, di cui potenzia l'azione ed estende lo spettro antibatterico, è utilizzata in numerose altre malattie.