STRATEGIA
(XXXII, p. 823).- La sua evoluzione sarà esaminata nel quadro della contemporanea evoluzione dell'arte della guerra. La strategia odierna subisce infatti in misura sempre maggiore l'influenza dei caratteri della società ambiente. La sua correlazione con gli altri aspetti dell'arte militare (armamento, tattica, organica, ecc.) si è resa inoltre sempre più stretta. La strategia non è più intesa, infatti, nel senso astratto di disciplina e di attività quasi a sfondo geometrico o sia pure meccanico, ovvero in quello, unilaterale, di manovra strategica; ma in un senso concreto e integrale, che, in sé sintetizzando gli aspetti essenziali dell'arte della guerra, anche nella loro correlazione con l'ambiente politico-sociale, tutti li coinvolge e tiene presenti. Non solo, ma due altri fattori hanno anche contribuito a modificare la nozione e la concreta attività della strategia, conferendole un più vasto e insieme più realistico significato: 1) la tendenza, sempre più accentuata nella dottrina, segnatamente dopo l'introduzione dei mezzi di lotta più recenti, a sfumare la distinzione fra strategia e tattica, tenendo sempre presente quest'ultima nell'esaminare la prima, onde conferire a questa dinamica concretezza; 2) il delinearsi sempre più sicuro, di là dalle strategie delle singole forze armate, d'una strategia unitaria, aero-terrestre-marittima. Dal complesso di tali elementi si deduce che il significato concreto dell'evoluzione ultima della strategia non può essere inteso fuori del quadro unitario dell'evoluzione dell'arte della guerra.
Le cause prime di codesta evoluzione vanno ricollegate alla politica, all'economia, alla scienza. La politica, con lo sviluppo sempre più pieno e vasto del concetto e delle funzioni dello stato, conferì alla guerra spiccato aspetto ideologico, accentuò il moto verso l'organizzazione totalitaria della nazione per la guerra, influenzò sempre più la strategia. L'economia (segnatamente quella industriale) esercitò azione così rilevante che il "potere economico" venne a porsi sullo stesso piano d'importanza del "potere militare". La scienza (particolarmente le scienze fisiche e la tecnologia) permeò in pieno la lotta armata e, insieme con l'economia, determinò: lo sviluppo della motomeccanizzazione negli eserciti, lo sviluppo in pieno dell'aviazione, il concludersi del movimento tendente a trasformare il potere marittimo in potere aeromarittimo e le conseguenti trasformazioni della guerra sul mare, l'apparizione di nuovi mezzi di lotta, atti, col loro perfezionamento in corso, a rivoluzionare la lotta armata.
Gli sviluppi accennati hanno per intanto creato nuovi tipi di azione strategico-tattica: la manovra aeroterrestre, la manovra aeronavale, il bombardamento aereo strategico, la manovra di aggiramento per l'aria (o "verticale"), nonché la condotta unitaria, aero-terrestre-marittima, delle operazioni.
Fonti dell'evoluzione culturale. - In Italia G. Douhet mise in netta evidenza l'importanza dell'aviazione e della guerra chimica. La formula fondamentale del Douhet è: resistere sulla terra, far massa offensiva nell'aria. L'aviazione deve essere indipendente dalle altre armi. All'aumento del potere distruttivo deve corrispondere l'aumento del "potere di conservazione". Si avrà così la "nazione preparata", formula che assume un valore più integrale e più modernamente tecnico di quella della "nazione armata". L'unificazione dei ministeri delle forze armate è conseguenza necessaria di tale concezione.
La dottrina della "nazione organizzata" (illustrata da N. Pentimalli) parte dall'osservazione che il vero centro di forza d'uno stato ormai non sono le sue forze armate (prima linea), ma il suo potere economico-industriale e la forza morale dei cittadini (seconda linea). Un processo storico sta concludendosi, nel senso di una vera inversione dei valori di forza: la seconda linea diviene più importante della prima.
In Inghilterra ebbe particolare sviluppo la dottrina della meccanizzazione, fondata sul più largo impiego del carro armato. Ne fu antesignano e strenuo sostenitore J. F. Fuller. Il carro armato non è un'arma della fanteria, ma la forma moderna della cavalleria pesante, capace di far risorgere la carica, risolutrice della battaglia (B. H. Liddell Hart). Viene dunque esclusa l'idea di "rottura". In Francia la dottrina della meccanizzazione trovò nell'Estienne un sostenitore convinto, ma per molto tempo non ascoltato. Sviluppo durevole ebbe la dottrina della motorizzazione, che fu sostenuta dall'Alléhaut. Successivamente, apparve la dottrina dell'esercito di mestiere, di cui fu sostenitore il De Gaulle. L'esercito di mestiere doveva rappresentare, in quanto basato sui concetti di tecnica, specializzazione, industrialismo, volontarismo, l'espressione della moderna organizzazione militare. In Germania ebbe la prima origine l'idea dell'esercito di mestiere, basato sui criterî esposti; ma ad essi il von Seeckt aggiungeva altri principî concettuali di essenziale importanza, e cioè: il contingente ristretto di truppe consente il rinnovamento continuo del suo armamento e della sua attrezzatura, che devono seguire, incessantemente, i progressi scientifici e tecnici (nozione di "sorpresa di materiale"); l'azione dell'esercito deve esser coordinata con quella dell'aviazione, in tutte le forme di essa (nozione di "sorpresa d'impiego combinato"). Nel campo specifico della meccanizzazione, fu soprattutto il Guderian, dopo Ludwig von Eimannsberger, a conferire aspetti concreti e precisi all'idea di svincolare i mezzi meccanizzati dal loro limitato impiego di arma di accompagnamento della fanteria, per trasformarli nello strumento tatticamente capace di affermare, con la rottura, la superiorità dell'attacco sulla difesa e di ottenere, con la velocità, la decisione strategica, donde la strategia-lampo e la guerra-lampo (Blitzkrieg).
Anche in Germania ebbe sviluppo la dottrina della "guerra totale" della quale l'enunciatore più eminente fu il Ludendorff. "Essendo la guerra - egli dice - la suprema espressione della volontà di vita raziale, la politica deve servire la guerra". Il Ludendorff giudica pertanto sorpassata la concezione del Clausewitz, per il quale la guerra non è che strumento della politica, e rovescia il rapporto: la "guerra totale" è concepita come fenomeno in funzione del quale si svolgono tutti gli altri aspetti della vita sociale e politica.
Un altro fattore culturale di evoluzione fu il rapporto stabilitosi, soprattutto in Germania, fra la guerra e la cosiddetta "geopolitica". Uno dei fondamenti di questa dottrina è che il controllo politico del cosiddetto "cuore della terra" (Russia e Siberia, grosso modo) è atto a conferire il dominio mondiale. La terra dominerà il mare: se ne volle vedere una conferma nella conquista di Singapore per via di terra. Grande è stata l'influenza di una tale concezione sulla strategia. Uno dei maggiori teorici ne fu il generale tedesco K. Haushofer. Alcuni fondamentali atti o atteggiamenti strategici tedeschi durante l'ultimo conflitto trovano una delle loro cause nella concezione geopolitica della strategia.
Deduzioni dottrinali e sviluppi applicativi. - Politica e guerra. - La guerra, con Napoleone, da "convenzionale" era divenuta "assoluta" (distruzione dell'esercito nemico). Con la seconda Guerra mondiale si è trasformata da assoluta in "totale"; totalitarietà applicata in tutti i settori in cui sia applicabile: spazio, impiego di qualsiasi mezzo di lotta, uso indiscriminato della forza e della coercizione, abolizione di limiti posti dagli usi civili e dal sentimento umano, distruttività. Il previsto aumento di quest'ultima è tale da porre in pericolo la civiltà. Rientrano nel quadro dell'interferenza della politica nella guerra e nella concezione della guerra totale anche altri aspetti caratteristici della moderna lotta armata, quali: la così detta "guerra psicologica", l'importanza della propaganda di guerra, la così detta "guerra fredda", la pratica della "terra bruciata", la riaffermazione del principio, già ripudiato, che la guerra deve alimentare la guerra, la rinnovata importanza attribuita alla guerriglia o "guerra dei partigiani", le cosiddette "quinte colonne": aspetti tutti che rientrano nel complesso quadro della moderna strategia, che anch'essa si può denominare totale.
Per quel che riguarda l'organizzazione generale della nazione per la guerra, il moto nel senso teorizzato dal Douhet, dal Pentimalli, dal Ludendorff si è accentuato: tutti i più importanti paesi hanno promulgato leggi che preparano di lunga mano la mobilitazione non solo delle forze armate, ma della nazione (esempî: mobilitazione generale degli uomini per trarne anche l'"esercito del lavoro", mobilitazione parziale delle donne, mobilitazione industriale, economica, dei trasporti, agraria, finanziaria, ecc).
Si è accentuata l'influenza del potere e del criterio politico sulla strategia: la "seconda linea" nazionale assume in guerra sempre maggiore importanza. Esistono settori fondamentali per il raggiungimento della vittoria, i quali sono di natura tale da sfuggire alla competenza del potere militare. Il coordinatore e pertanto il capo naturale del complesso delle energie nazionali, da impiegarsi con concetto rigorosamente unitario, non può esser che il capo del potere politico. Da qui nasce la sempre maggiore interferenza di esso nella condotta non solo della guerra in generale, ma anche delle operazioni. Pertanto la teoria, risalente al Clausewitz e praticata dal Moltke senior, che la condotta strategica della guerra fosse di stretta pertinenza del potere militare, sta ricevendo notevoli smentite. La strategia, zona limite fra politica e guerra, si sposta sempre più verso la prima. I capi politici balzano sempre più in primo piano nella funzione di condottieri dei rispettivi paesi in guerra.
Economia e guerra. - La guerra oggi può esser affrontata con adeguata preparazione solo dalle grandi potenze industriali. Mai l'economia aveva esercitato maggiore influenza sulla guerra: all'origine del potere militare terrestre, aereo, marittimo viene a porsi, in funzione bellica, il "potere economico", e segnatamente il potenziale industriale. Alla moltkiana "guerra di masse" viene subentrando la "guerra di materiali". La condotta economica della guerra si pone come fattore essenziale della vittoria. Si afferma il concetto di strategia economica, di strategia delle materie prime, nel senso specifico militare. La cosiddetta "strategia del petrolio", ad esempio, ebbe grande influenza sulla strategia inglese nel teatro di guerra del Mediterraneo e Medio Oriente, per i petrolî di quest'ultima zona, sulla strategia tedesca in Russia, per i petrolî del Caucaso, e nei Balcani, per i petrolî della Romania, i cui depositi costituirono poi obiettivo dell'azione strategica dell'aviazione alleata. L'origine stessa della guerra-lampo fu di carattere economico (necessità economica tedesca di ottenere presto la vittoria). I piani economici nazionali sono quasi sempre strettamente connessi alle necessità della guerra: essi hanno ormai assunto, nei riguardi della condotta economica della guerra, la stessa funzione tecnica che hanno i piani operativi nei riguardi della condotta strategica delle operazioni. La superiorità delle forze morali è sempre condizione essenziale di vittoria; ma la potenza, la complessità, il tecnicismo degli attuali mezzi bellici sono tali che la forza morale non può più, come prima della rivoluzione industriale contemporanea, supplire in qualche misura alla mancanza, insufficienza o inferiorità qualitativa dei mezzi bellici.
Scienza e guerra. - Dall'epoca dell'introduzione, in adeguata misura, delle armi da fuoco negli eserciti, nessun mutamento si era prodotto, così vasto ed intenso, come quello verificatosi nell'ultima guerra, in seguito all'estensione dell'impiego del motore nelle sue varie forme, alle scoperte radioelettriche e a quelle, in via di sviluppo, della fisica nucleare. Per la vittoria è necessaria non solo la superiorità quantitativa del potenziale industriale, ma anche quella qualitativa, connessa alla superiorità scientifica e tecnologica. Durante la seconda Guerra mondiale si verificò una lotta incessante fra la ricerca scientifica tedesca e quella anglo-americana, specie nel campo della meccanizzazione, delle comunicazioni radioelettriche, dei mezzi di attacco e di difesa della guerra al traffico marittimo, della propulsione a reazione, dell'energia atomica.
Fra le applicazioni scientifiche più importanti possono, a titolo indicativo, esser citate: il radiolocalizzatore (radar), l'aeroplano a reazione, i proietti-razzo, impiegati prima a massa nel campo tattico e poi resi atti dai Tedeschi all'azione in campo strategico e denominati telearmi e teleproietti, quali il V1 e il V2, più potente del primo; le radiospolette, assicuranti l'esplosione del proietto in prossimità dell'obiettivo; i cannoni senza rinculo, che semplificano e alleggeriscono il pezzo, rendendolo particolarmente atto al trasporto aereo; i proietti ad autopropulsione e a carica cava che, ottenendo rilevantissimi effetti di penetrazione nelle corazzature del carro, mettono in crisi quest'ultimo mezzo; la teleguida dei carri e degli aeroplani (bombardieri senza pilota, a velocità supersonica, potrebbero attraversare l'Atlantico o il Pacifico, nella stratosfera, con apparati di radiolocalizzazione); l'autoguida delle telearmi, che consentirebbe la cosiddetta "guerra a pressione di bottone", con cui verrebbe improvvisamente scatenato un enorme bombardamento aereo da migliaia di chilometri, attraverso la stratosfera, a velocità supersonica, sfuggendo così ai normali mezzi di difesa contro aerei. Altre applicazioni scientifiche sono già realizzate o in via di realizzazione, quali: l'impiego dell'esplosivo atomico da parte dei proietti-razzo; i proietti autodirigentisi su sorgenti di calore o di altra energia; le radiazioni elettro-magnetiche per la detonazione a distanza di masse esplosive; l'impiego della televisione (nella condotta del fuoco, sugli aeroplani, nell'osservazione, nelle telearmi); l'impiego dei raggi infrarossi (negli strumenti di puntamento, nei proiettori, nella ricerca e autoricerca degli obiettivi, nella guida a distanza dei proietti, nelle spolette a fotocellula, nella fotografia); le nubi radioattive, lanciate da aeroplani con effetti micidiali su ampie zone; i raggi cosmici, di elevatissima potenza distruttiva. Tra le forme di azione bellica fondate sulle applicazioni scientifiche e su cui attualmente s'insiste in modo particolare v'è la cosiddetta "guerra dei razzi" o delle telearmi, a guida automatica, munite di esplosivo atomico, guerra che comporterà una sua strategia, che sfugge per ora a un esame veramente concreto. Una delle misure protettive consisterà nella dispersione degli obiettivi industriali e nel loro collocamento in sotterranei e caverne, di cui gli stati vanno a tal fine facendo l'inventario. Una forma difensiva consiste nella cosiddetta "guerra delle onde elettriche", con cui le telearmi autoguidate o teleguidate verrebbero deviate o fatte prematuramente esplodere per mezzo della radio o di apparecchi sul tipo dell'americano "magnetron". Sono in esperimento "carri-razzo", forniti cioè di motore a reazione, con cui il carro supererebbe la crisi impostagli dalle armi ad autopropulsione e carica cava. La propulsione a reazione è impiegata anche in reattori per i singoli combattenti (consente dei salti di qualche centinaio di metri: utile soprattutto alle truppe aerotrasportate). Un nuovo impiego del radiolocalizzatore consente l'individuazione dei depositi di bombe atomiche, alla quale si oppone, dalla parte avversa, un sistema protettivo ("sipario radar"). Le conseguenze di tali ritrovati scientifici sull'arte della guerra in generale e sulla strategia in particolare saranno talmente innovatrici da sfuggire per ora a un esame che abbia carattere di oggettiva concretezza. Una sicura conclusione può trarsi fin d'ora: la vittoria si annunzia oggi nei gabinetti scientifici, prima di apparire sui campi di battaglia.
Connessi all'applicazione tecnologica della scienza alla guerra sono anche gli sviluppi che verranno esaminati nei paragrafi seguenti, onde può affermarsi che mai la scienza ha maggiormente influito sull'arte della guerra e pertanto sulla strategia, nonché su tutte le attività belliche.
Sviluppo nella motomeccanizzazione. - Il perfezionamento del carro armato pose un problema: doveva esser impiegato quale arma della fanteria e quale mezzo per speciali compiti, ovvero in modo tatticamente e strategicamente autonomo, cioè quale mezzo atto a condurre tutte le fasi essenziali della manovra tattico-strategica? Francia, Inghilterra, Italia e URSS orientarono la loro dottrina, di massima, nel primo senso; la Germania nel secondo. Per lo sviluppo dell'argomento si vedano le voci corazzate truppe; carro armato; anticarro; motorizzazione, in questa App. Alla voce guerra mondiale, soprattutto alle pagine 1136, 1147-48, 1151-52, 1155, 1161 si dà notizia dei varî tipi di unità corazzate usate dai belligeranti e del loro impiego. Si richiamano qui le linee sintetiche dell'argomento.
L'evoluzione costruttiva del carro durante l'ultimo conflitto assunse aspetto di vera gara al potenziamento e perfezionamento, mirando soprattutto al migliore armamento, alla maggiore velocità, alle modalità costruttive atte a facilitare l'azione di tiro e, mediante cingolo idoneo, a consentire la marcia su qualsiasi terreno, anche sabbioso (Africa) e fangoso (Russia). La Germania impiegò nell'ultimo conflitto la divisione corazzata (Panzerdivision), composta, oltre l'artiglieria e altri elementi divisionali, da una brigata corazzata e da una motorizzata che, a seconda della resistenza nemica, si alternavano al primo scaglione di attacco, in azioni di rottura. Successivamente (1941-42) la divisione corazzata fu costituita su un reggimento di carri e due reggimenti di fanteria autoportata. Un'ulteriore evoluzione verso il riconoscimento della necessità della cooperazione della fanteria nell'azione delle unità meccanizzate è segnata dalla creazione di "divisioni di fanteria corazzata" (Panzergrenadierdivisionen), costituite prevalentemente da unità di fanteria trasportate su veicoli cingolati e corazzati e da qualche unità di carri. In Inghilterra la Mechanized Mobile Division, fu costituita su tre brigate (tre reggimenti di carri leggeri, tre di fanteria autoportata e tre di automitragliatrici). I carri leggeri escludevano l'idea d'impiego della divisione in azioni di rottura. Successivamente durante la campagna dell'Africa settentrionale, gl'Inglesi organizzarono, sull'esempio tedesco, divisioni corazzate idonee all'azione di rottura. Notevole fu anche la distinzione fra brigate corazzate incaricate della rottura del fronte e conducenti l'azione in cooperazione con l'artiglieria, e divisioni corazzate d'impiego strategico, aventi la missione dello sfruttamento del successo e dell'inseguimento (v. el-‛alamein in questa App.). In Francia si ebbe la divisione leggera meccanizzata (DLM), concepita però non come strumento di rottura, ma per azioni di sopravvanzamento d'ala e sulle comunicazioni nemiche (concetto analogo a quello inglese). In Italia, col predetto concetto d'impiego, la divisione corazzata fu sostanzialmente costituita da un reggimento carri su 3 batt. (di 52 carri ciascuno) e uno bersaglieri autoportato. La Russia, all'inizio della campagna, ebbe delle brigate corazzate, ma senza prevederne l'impiego in azioni di rottura e strategiche. La rottura era affidata al binomio carri-fanteria. Successivamente apparvero le divisioni corazzate, in cui l'elemento carro, nonché essere prevalente, era dosato parcamente, accanto a forti aliquote di fanteria autoportata, di artiglieria motorizzata e di unità di automitragliatrici. I Russi crearono dopo anche la brigata meccanica (e poi il corpo d'armata), composta da aliquote di tutte le armi e impiegata per lo sfruttamento del successo e l'inseguimento. In complesso, sembra che anche i Russi tendessero, sopra tutto fino al 1942, ad impiegare il carro non secondo il criterio ardito della guerra-lampo tedesca, ma più spesso come potente arma di accompagnamento della fanteria. Gli Stati Uniti crearono anch'essi, prima dell'intervento nel conflitto, la divisione corazzata (Armoured Division). Caratteristica notevole: essi non organizzarono mai in modo permanente corpi d'armata o armate corazzate, ciò che fu possibile perché tutte le grandi unità statunitensi erano completamente motorizzate. La divisione corazzata americana era costituita su tre battaglioni di carri, tre battaglioni di fanteria motorizzata e tre gruppi di artiglieria cingolata semovente (formazione ternaria). Caratteristica essenziale è che i battaglioni e i gruppi non sono organizzati in reggimenti. Inoltre, il decentramento dei mezzi è giunto al massimo, perché è possibile costituire, con le unità della divisione, tre gruppi di armi varie, comprendenti ognuno un elemento corazzato, un elemento di fanteria, un elemento di artiglieria. Ogni gruppo costituisce un combat command. Quest'organizzazione si adatta meglio, secondo gli Americani, alla manovra delle unità motomeccanizzate, rapida, ricca d'imprevisti, e molto spesso non tempestivamente regolabile dall'alto. La concezione francese della "battaglia condotta", regolata quasi completamente dai comandi elevati, è stata estranea alla concezione americana. Parallelamente allo sviluppo sempre maggiore dei carri si verificò quello delle armi e dei mezzi controcarro. La varia gamma delle armi controcarro mise in crisi il carro armato. In conclusione: gli eserciti si sono quasi completamente motorizzati, in notevole misura meccanizzati e svolgono la loro azione in concomitanza con l'aviazione. Una nuova fase dell'arte militare ha così avuto inizio: un potere militare puramente terrestre non esiste più, essendo divenuto aeroterrestre.
Sviluppo dell'aviazione. - Presso tutti i principali paesi l'aeroplano subì perfezionamenti tali da farlo apparire come mezzo bellico atto a suscitare innovazioni rivoluzionatrici nell'arte della guerra: il "potere aereo" venne a porsi accanto ai due tradizionali strumenti di codesta arte. Un problema d'impiego sorse per l'aviazione (v. anche aviazione: Aviazione militare, in questa seconda App., I, p. 336): doveva esser impiegata in modo autonomo, con fini strategici proprî, ovvero a servizio e in funzione delle forze di superficie, esercito e marina, o, infine, soddisfacendo le due esigenze? Alcuni paesi organizzarono un'aviazione indipendente, lasciando di massima, in forma più o meno permanente, più o meno grandi aliquote a servizio dell'esercito e della marina. Sorsero così: l'Aeronautica in Italia, la Royal Air Force in Inghilterra, l'Armée de l'Air in Francia, la Luftwaffe in Germania. Le soluzioni date dalla realtà della guerra ai problemi essenziali dell'aviazione possono essere così sintetizzate: è confermata nella guerra moderna la fondamentale importanza dell'aviazione, la cui azione non può ritenersi però atta a conseguire da sola la vittoria decisiva; il bombardamento strategico è la forma di azione in cui soprattutto si afferma la grande potenza dell'aviazione (concetto illustrato a suo tempo dal Douhet); l'aviazione navale è atta a conseguire risultati tali da modificare sostanzialmente il carattere della manovra navale, donde il concetto di manovra aeronavale; l'azione a favore dell'esercito costituisce ormai fattore ineliminabile nelle operazioni di questo: l'impiego vittorioso dei carri armati non è concepibile senza il predominio aereo nel cielo della lotta (Montgomery), donde il concetto di manovra aeroterrestre. Tra i fattori dell'affermazione dell'aviazione possono citarsi: l'aumento della velocità e della portata degli apparecchi; il perfezionamento dei sistemi di tiro contro obiettivi terrestri; il bombardamento diurno di precisione, e notturno con speciali congegni di mira; il bombardamento in picchiata (perfezionato dai Tedeschi); il volo senza visibilità; l'illuminazione degli obiettivi nel bombardamento notturno; la realizzazione del collegamento radio fra terra e aeroplano e del collegamento fra carro armato e aeroplano (dovuto ai Tedeschi); la realizzazione del collegamento radio fra aeroplani in volo, che permise il miglioramento della manovra aerea; la più precisa differenziazione di modalità fra l'azione strategica e quella tattica, fra bombardamento diurno e notturno, fra azione offensiva e difensiva, con cui si venne precisando e migliorando la dottrina della guerra aerea e della correlazione aeroterrestre ed aeronavale. In conclusione, col pieno avvento dell'aviazione, la strategia, e con essa la tattica, subirono una fondamentale innovazione, con tutte le grandi conseguenze che ne derivarono: divennero entrambe tridimensionali.
Evoluzione della guerra sul mare. - Le fasi essenziali dell'evoluzione della guerra marittima (v. anche marina: La marina da guerra, in questa App.) furono le seguenti: la marina, nel suo aspetto di complesso di navi da battaglia, tende inizialmente a non impegnarsi a fondo in zone controllate dal predominio aereo avversario (il potere marittimo sente la deficienza dell'azione a proprio favore di un adeguato potere aereo: caso dell'Home Fleet nella campagna di Norvegia); la marina contribuisce, con la sua sola minaccia potenziale, a non far attuare una progettata azione di sbarco di eccezionale importanza strategica attuando, nei riguardi della marina e dell'aviazione avversarie, una specie di strategia della "fleet in being" (mancato sbarco tedesco in Gran Bretagna); la marina e l'aviazione ottengono importanti risultati sia nell'attacco sia nella difesa delle comunicazioni marittime, mediante sommergibili, velivoli, navi di superficie ("battaglia dell'Atlantico"), nonché nell'interdizione di un importantissimo bacino marittimo mediante l'impiego dei predetti mezzi e di grandi navi da battaglia ("battaglia del Mediterraneo": l'aviazione si afferma, qui, definitivamente, quale indispensabile mezzo, offensivo e difensivo, nella guerra sul mare); il predominio marittimo assicura l'unica via di collegamento logistico fra i varî paesi costituenti una delle parti in lotta (rifornimenti anglosassoni alla Russia per le due vie facenti capo rispettivamente a Murmansk e al Golfo Persico: l'aviazione è anche qui importante fattore per l'adempimento della missione); il potere marittimo, non più semplicemente come tale, ma ormai definitivamente come potere aeromarittimo, si afferma quale strumento essenziale nella rapidissima conquista di vaste regioni (avanzata giapponese nelle regioni dei Mari del Sud) e nella reazione vittoriosa a tale azione (controffensiva americana); il dominio del mare, e insieme dell'aria, è condizione necessaria alle grandi azioni combinate, che conducono alla vittoria (sbarchi in Africa, in Italia, in Francia, in Estremo Oriente).
Si può quindi concludere che non è più possibile, ormai, parlare di puro e semplice potere marittimo, ma di potere aeromarittimo (Bernotti, Fioravanzo), che la manovra navale è divenuta manovra aeronavale. La funzione essenziale del potere aeromarittimo odierno continua ad essere quella dell'attacco e della protezione delle vitali linee di comunicazione marittima. L'uso di esse è ancora condizione fondamentale per l'attuazione di una strategia offensiva intercontinentale o planetaria, per due motivi: 1) il mare è ancora la grande via dei rifornimenti, e particolarmente di quelli intercontinentali, poiché quelli per via aerea sono, almeno per ora, di un ordine di grandezza molto inferiore a quelli per via di mare; 2) la guerra moderna è guerra di materiali: si basa più che mai sui rifornimenti.
L'aeroplano d'impiego marittimo e il sommergibile dovranno sfruttare le nuove applicazioni scientifiche e seguire pertanto nuovi procedimenti tattici. L'azione del sommergibile fu, per un periodo dell'ultimo conflitto, contrastata da un complesso di fattori: la radiolocalizzazione e gli altri sistemi d'individuazione del sommergibile stesso, le mine e le granate sottomarine, i nuovi sistemi di protezione dei convogli, il blocco delle basi dei sommergibili. Una delle tendenze odierne si volge verso i sommergibili di grande profondità o abissali (onde si parla di "guerra abissale"). La corazzata, già messa in discussione con l'avvento dell'aviazione, tende sempre più a cedere il passo alla portaerei, che invece dei cannoni si serve degli aeroplani bombardieri e degli aerosiluranti. L'impiego dei proietti-razzo potrà per altro conferire nuove possibilità alla nave di linea, ma quello della bomba atomica pone ad essa, come alla marina in genere, nuovi problemi costruttivi e d'impiego. Le squadre navali tendono sempre più a non avere composizione fissa, ma variabile a seconda dei compiti operativi, sempre diversi. È nata così la nozione organica di "gruppi di azione" (task forces degli Americani) il cui unico fattore di omogeneità fra i varî tipi di navi è la velocità.
Anche nella marina si verificò il potenziamento e la ricerca di nuovi mezzi. Particolarmente nel settore dell'attacco e della difesa del traffico marittimo si ebbe una caratteristica gara, basata sulla ricerca scientifica, di armi e contro-armi, di mezzi e contro-mezzi. Si fa qui cenno di alcune di tali innovazioni: l'aumento della velocità di sommersione dei sottomarini, fattore di grande importanza per sottrarli all'affondamento; l'allungamento della durata delle loro crociere mediante il sistema tedesco cosiddetto delle "vacche da latte"; la possibilità pei sommergibili di spingersi a profondità maggiori di quelle prima raggiunte, mediante l'impiego della saldatura elettrica nella loro costruzione, che aumenta la resistenza alla pressione; l'impiego tedesco delle mine magnetiche e il contrapposto procedimento inglese di smagnetizzamento e del rastrellamento magnetico delle mine; l'impiego, da parte inglese, dell'apparecchio asdic, che sfrutta le onde ultra-sonore, per la individuazione dei sommergibili; l'impiego da parte tedesca di apparecchi anti-asdic (Pillenwerfer), nonché dell'apparecchio Schnörkel, che permette di prolungare la durata della sommersione per varie settimane; l'impiego inglese dello squid, mortaio atto a colpire, con l'ausilio dell'asdic, il sommergibile a grande profondità. Nel campo del bombardamento aereo sul mare, i Giapponesi impiegarono il bombardiere Baka, l'aeroplano suicida, risultante dall'impiego combinato della propulsione a reazione e del procedimento d'attacco in picchiata. (L'apparecchio è completamente distrutto dall'esplosione della bomba lanciata. Il pilota non sempre riesce a salvarsi col paracadute).
Nuovi tipi di azione strategico-tattica. - La manovra aeroterrestre. - Nella prima Guerra mondiale la trasformazione del successo tattico in vittoria strategica fu lenta e incompleta. L'abbinamento funzionale di due mezzi nuovi ridiede all'offensiva la superiorità tattica sulla difensiva, indispensabile premessa al pieno riaffermarsi della strategia. Questi mezzi furono il carro armato e il bombardiere in picchiata. Il loro abbinamento fu "messo a punto" dalla Germania, determinando la sorpresa iniziale della seconda Guerra mondiale e creando una nuova forma strategico-tattica: la manovra aeroterrestre. Era stata realizzata una nuova formula: la tattica tridimensionale, che consentì la strategia della guerra-lampo.
Nessuno stato aveva saputo realizzare un'intima collaborazione aeroterrestre, in cui due mezzi di distruzione fra i più efficaci forniti dalla tecnica venivano ad attuare una nuova sintesi tattica, di straordinario effetto distruttivo, atta ad essere la protagonista delle fasi essenziali della manovra. Nel procedimento napoleonico, la fase strategica (ricerca della battaglia e imposizione di essa al nemico) precedeva l'urto tattico (la battaglia), che era l'epilogo dell'azione. Qui il procedimento dev'essere rovesciato: l'urto tattico, in forma di rottura, precede lo sviluppo strategico. Questo viene di massima attuato, nelle sue forme più redditizie, come manovra a cuneo o a ventaglio: alla rottura del fronte avvenuta in varie zone seguono arditissime sfrecciate, penetranti per centinaia di chilometri con rapidità sorprendente in territorio nemico, recidenti la rete organica dei comandi, delle comunicazioni, delle linee di rifornimento del nemico, che ne viene paralizzato. Le sfrecciate penetrate dalle varie zone di rottura convergono da varie direzioni, dietro il fronte del nemico, sulle sue riserve già scosse, le aggirano, le avviluppano, determinano qualche volta battaglie a fronte rovesciato. Se le masse nemiche dietro il fronte sono notevoli, le varie colonne attaccanti ne operano la divisione in masse minori, costringendole alla resa, per rilanciarsi verso altri avviluppamenti, in concomitanza con l'azione convergente di altre colonne, provenienti da altre direzioni. È il tipo della manovra di avviluppamento multiplo e contemporaneo, con successive eliminazioni di masse nemiche sempre più ristrette. L'applicazione in pieno del motore da parte degli eserciti e lo sviluppo dell'aviazione conferirono alla strategia sviluppo intercontinentale. L'evoluzione verso la strategia detta "planetaria" è in pieno sviluppo. Fatto nuovo nella storia dell'arte militare: i continenti, gli oceani e i mari formano ormai un unico teatro di guerra (non vengono escluse neanche le terre polari, con tutte le conseguenze organizzative, strategiche e tattiche che ne derivano). Quanto alla tattica, la sua evoluzione successiva alla sorpresa iniziale effettuata dai Tedeschi si concluse in una nuova formula, consistente nell'inserire sempre più largamente nell'organismo della tattica motomeccanizzata l'azione del binomio fanteria-artiglieria, che nella nuova formula non viene ad opporsi, ma ad integrare il binomio carro-aeroplano.
La manovra aeronavale. - Un fatto nuovo si è verificato nella guerra sul mare: quello di grandi battaglie svoltesi fuori del contatto balistico fra le opposte squadre, che non tirano un colpo di cannone: la battaglia viene condotta e risolta dalle contrapposte aviazioni navali, aventi di massima base sulle portaerei (battaglia del Mar dei Coralli). Codesto fu un caso limite, ma non ne mancarono altri in cui lo scontro aereo fu, se non il solo, almeno il prevalente nella lotta (battaglia di Midway). Non si tratta di casi isolati, ma di una tendenza destinata ad affermarsi sempre più, come è confermato, ad esempio, dall'aumento delle portaerei nella marina degli S. U. Il movimento evolutivo del potere marittimo verso la forma di potere aeromarittimo trova nella forma della manovra aeronavale la sua conclusione e la sua nuova completa affermazione. Per diminuire le perdite fu spesso seguita la tattica di combinare l'attacco degli aerosiluranti con quello dei bombardieri in picchiata, che tengono occupate le armi della difesa contro aerei della nave avversaria e coi loro colpi ne rallentano il movimento. Il risultato dell'attacco del bombardamento in picchiata è stato generalmente quello di ridurre la velocità della nave, che può esser così facilmente colpita dagli aerosiluranti, o anche dai sommergibili. La manovra aeronavale trova poi altri importanti mezzi di lotta: nelle bombe-razzo, che risulterebbero impiegate per la prima volta nel Mediterraneo nel giugno 1942; nelle bombe plananti a reazione, telecomandante e munite di apparati di televisione.
Il bombardamento aereo strategico. - È una forma di azione che, per grandiosità, vastità e risultati raggiungibili, deve considerarsi nuova. Con essa l'aviazione agisce non in stretta cooperazione con le altre armi, ma sempre nel quadro strategico unitario della condotta aero-terrestre-marittima delle operazioni. Trattasi dunque della forma tipica dell'azione aerea. Suoi scopi principali: la distruzione del potenziale bellico avversario e delle sue fonti di produzione; la distruzione dei grandi centri di comunicazione del nemico, della sua organizzazione aviatoria e, in genere, militare; la distruzione di città nemiche, specie della capitale, per ottenere il crollo morale dell'avversario. La battaglia aerea fra le opposte aviazioni non è fine, ma può essere mezzo per il compimento della missione. Criterî economici guidano l'azione contro il potenziale bellico avversario. I Tedeschi, ad esempio, commisero nella seconda Guerra mondiale l'errore di non concentrare i loro primi bombardamenti contro l'Inghilterra sugli stabilimenti dell'industria nemica di guerra e particolarmente di quella aeronautica. La prima attuazione di un grande bombardamento strategico fu la cosiddetta "battaglia d'Inghilterra". Altra fu la "battaglia di Malta", considerata anche come un "assedio aereo". Il bombardamento strategico si prestò da parte inglese all'attuazione di un altro concetto: quello dell'"offensiva aerea di alleggerimento". Ciò avvenne con l'intensificarsi dei bombardamenti aerei inglesi sull'Europa occidentale quando la Germania attaccò la Russia: fu un "secondo fronte" limitato al settore aereo. Il procedimento seguìto fu quello detto non-stop offensive (incursioni in tutte le 24 ore). Il volo notturno con cattivo tempo era una delle maggiori difficoltà da affrontare. Gl'Inglesi concretarono un apparecchio radar che permetteva agli aviatori di individuare la loro posizione rispetto all'obiettivo, in qualsiasi momento. Fu così possibile attuare nel 1942 un nuovo procedimento nel bombardamento strategico: la "incursione di saturazione". Primo esempio: l'incursione di ben mille bombardieri su Colonia. L'efficacia dell'azione fu di molto aumentata, le perdite degli attaccanti diminuite. Gli Americani usarono il procedimento del bombardamento di precisione diurno da grande altitudine. Furono poi concretati: il sistema degli "attacchi concentrici" e il sistema difensivo tedesco della intercettazione Landfall. Fin dal 1943 gli alleati iniziarono la "preparazione aerea lontana" dell'invasione, che si effettuò poi nel giugno 1944. I risultati complessivi del bombardamento strategico della Germania furono una delle cause più importanti del suo crollo. Anche il bombardamento aereo strategico sull'Italia e sul Giappone ebbe importanza rilevante. Questa nuova forma d'azione è destinata a maggiori e nuovi sviluppi con l'impiego della bomba atomica e dei proietti-razzo o telearmi.
La manovra di aggiramento per l'aria o "verticale". - Nella seconda Guerra mondiale tale manovra ebbe le prime manifestazioni nella campagna di Norvegia e andò sviluppandosi sempre più. L'organica e la strategia anche in questo campo vennero a registrare allora un fatto nuovo: la prima, la creazione di grandi unità paracadutiste e da trasporto aereo; la seconda, l'attuazione di una nuova manovra: l'aggiramento dall'aria del nemico. Quali esempî di quest'ultima si possono citare l'attuazione fattane dai Tedeschi nell'invasione dell'Olanda, del Belgio e di Creta; dagli Alleati, nel settembre 1944, nella zona di Nimega e di Arnhem (aviolanci e aviosbarchi contemporanei) e, nel febbraio 1945, nella zona oltre Reno, cooperando al forzamento del fiume operato da parte delle armate avanzanti per via di terra. Le tendenze attuali conferiscono importanza particolare allo sviluppo di questa nuova forma d'azione bellica. Si prevede l'impiego di speciali mezzi di lancio collettivo di truppe, fuori degli aerodromi. Si discute sulla possibilità e sulla convenienza di costituire, all'inizio stesso della guerra, delle "teste di linea aerea" in territorio nemico, mediante truppe aviotrasportate aventi la missione della rapida distruzione delle organizzazioni di lancio dei proietti-razzo e di quelle destinate a mettere in moto la macchina di guerra dell'avversario (v. fanteria, in quest'App.). Le tendenze attuali più spinte vedono nella manovra di aggiramento "verticale" uno dei fattori più importanti della futura arte della guerra e propongono la costituzione di un "esercito dell'aria", con idonea attrezzatura di armi e mezzi.
Unitarietà aero-terrestre-marittima delle operazioni. - Lo sviluppo dell'aviazione che, con una sorta di polivalenza, è venuta ad interferire sia sulle operazioni dell'esereito sia su quelle della marina, pose come necessità inderogabile la condotta strategica unitaria, aero-terrestre-marittima, delle operazioni, la quale ha come conseguenza l'impiego unitario delle forze armate. Ciò produce tre conseguenze di carattere organico, non tutte attuate nei varî stati, ma affermatesi ormai come esigenze dell'arte militare odierna: la creazione per le forze armate di un unico ministero, di un ente unico per la preparazione tecnica (stato maggiore unico), di un ente per la condotta delle operazioni per terra, in aria e nel mare in tempo di guerra (comando supremo delle forze armate). Ne è conseguita anche la tendenza alla creazione di ufficiali di "stato maggiore generale", preparati alle soluzioni di problemi di guerra interessanti tutte le forze armate e idonei ad attuarle. Aspetto particolare della visione unitaria operativa è la necessità del comando unico nelle guerre di coalizione. L'ultimo conflitto segnò un risoluto affermarsi dell'impiego unitario, con lo sviluppo eccezionalmente vasto e grandioso delle operazioni combinate o anfibie (v. sbarco, in questa App.) che vennero concepite e attuate non più come semplici "sbarchi", ma come azioni in stretta cooperazione tra le forze armate. La dottrina attuale ne prevede per il futuro, insieme con gli aviosbarchi, uno sviluppo non meno vasto di quello avuto nell'ultimo conflitto. Se questo s'iniziò con l'affermazione del binomio carro armato-bombardiere in picchiata, che si logorò fino a perdere parte dell'efficacia iniziale, si concluse però col successo definitivo di grandi operazioni combinate, in Occidente e in Estremo Oriente. Esse richiedono mezzi speciali di sbarco. La loro preparazione impone un grande sforzo logistico. Il successo, in genere, delle operazioni combinate nell'ultimo conflitto è indice dell'importanza del principio dell'unitarietà di impiego delle forze armate. Ma l'insuccesso di alcune di esse o la mancata attuazione di qualche altra dalla quale si speravano risultati decisivi è indice dell'importanza di un altro principio, che fu posto in piena luce dall'esperienza: la necessità che il "potere militare" costituisca un organismo unico, armonicamente dosato nelle sue parti. L'insuccesso inglese in Norvegia fu conseguenza della disarmonica costituzione del potere militare inglese, che, a quel tempo, era adeguatamente efficace solo nell'aspetto marittimo. Il mancato sbarco tedesco in Gran Bretagna denunziò l'errore fondamentale della costituzione organica del potere militare tedesco, errore che si ripercosse su tutta la lotta condotta dalla Germania e fu uno dei motivi del suo insuccesso: la Germania aveva creato un potere militare, la cui vittoriosa azione terrestre non trovava le necessarie adeguate integrazioni nell'azione strategica aerea e nell'azione marittima: disarmonia organica che lasciava senza sviluppo conclusivo i successi iniziali del potere militare terrestre. L'organica odierna, in connessione con l'odierna strategia, tende a considerare le forze armate quale complesso unitario la cui stessa denominazione dovrebbe esser unificata: "potere militare" e, per le forze offensive, "potere di attacco", per usare la denominazione del Marshall. Lo sviluppo relativo delle singole articolazioni di esso (le varie forze armate) può variare a seconda delle situazioni concrete dei varî stati, ma tenendo presente un altro fattore nuovo: i mezzi bellici più recenti e in sviluppo (quali, ad esempio, l'aviazione a reazione e le telearmi) tendono a diminuire l'influenza della geografia sulla guerra, che era uno dei fattori principali nel produrre la varietà degli ordinamenti militari degli stati. Ciò elimina molte delle differenze organiche del potere militare dei singoli stati, determinandone una fondamentale identità. Gli stati oggi predominanti debbono tendere pertanto ad assicurarsi la prevalenza in aria, sul mare, per terra, sia pure con accentuazione di alcuni aspetti, a seconda che si tenda a una strategia offensiva aero-marittima-terrestre fin dall'inizio o a una strategia offensiva iniziale limitata al campo aeroterrestre, seguìta da un atteggiamento strategico difensivo e poi, eventualmente, controffensivo. Unitarietà aero-terrestre-marittima della condotta strategico-tattica delle operazioni, unitarietà organica del "potere militare" e sua armonica costituzione: ecco due caratteri interdipendenti, ormai acquisiti alla dottrina militare odierna, quali fattori essenziali dell'odierna strategia.
Conclusione. - La fisionomia generale dell'arte della guerra risulta attualmente da queste due constatazioni sintetiche: 1) la crisi che attraversano i mezzi bellici che costituirono la sorpresa o comunque si affermarono vittoriosamente nell'ultimo conflitto, bomba atomica e telearmi escluse: il carro armato appare posto in crisi dalla molteplice serie dei mezzi controcarro; l'aeroplano con pilota appare anch'esso messo in crisi dalle telearmi integrate da un complesso di ritrovati scientifici; la nave portaerei segue la sorte dell'aeroplano, mentre le grandi navi da battaglia sono poste in crisi dall'aereo, nonché dalla bomba atomica; 2) la mancanza di ineccepibile prova sperimentale che i nuovi mezzi bellici apparsi verso la fine dell'ultimo conflitto, e cioè la bomba atomica e il complesso di mezzi compresi nella denominazione collettiva di telearmi o proietti-razzo, siano da soli capaci di risolvere la guerra. Tali i termini dell'attuale situazione. Da essa derivano tre principali indirizzi dottrinali: evolutivo l'uno, rivoluzionario l'altro e, infine, quello che si può denominare "medio". Il primo ritiene che la crisi del carro armato, dell'aeroplano e, di conseguenza, della portaerei (nonché delle navi da battaglia e dei sommergibili) sarà superata, sia col loro perfezionamento, sia in vario modo immunizzandoli nei riguardi delle loro "contro-armi", sia con l'adozione da parte loro dei nuovi ritrovati tecnici che a tale impiego si prestino. Questo indirizzo, pure ammettendo l'importanza dei mezzi recentissimi, bomba atomica e telearmi, non riconosce ad essi la capacità di risolvere da soli la guerra, che continuerebbe a vedere l'impiego delle armi meno recenti, perfezionate e adeguate alle nuove esigenze, insieme con quello delle più recenti. Grandi distruzioni ad opera di bombe atomiche e telearmi (che possono impiegare l'esplosivo atomico: ecco una combinazione distruttiva più che mai formidabile) inizierebbero improvvisamente le ostilità; seguirebbero grandi sbarchi aerei e l'azione delle truppe meccanizzate (nuovo tipo di Blitzkrieg), mentre la marina controllerebbe le vie di comunicazione marittima. L'"esercito dell'aria" avrebbe la missione di attacco improvviso; l'esercito terrestre quella dell'occupazione definitiva e totale; la marina, quella di assicurare i rifornimenti e i grandi trasporti di masse.
Il secondo indirizzo, rivoluzionario, tende allo sviluppo e allo impiego delle armi atomiche e delle telearmi, ritenute atte a risolvere da sole la guerra, mediante la distruzione o (secondo una tesi) dei grandi centri abitati, industriali, di comunicazione, o (secondo altra tesi) preferibilmente dei gangli strategici dell'organizzazione militare territoriale dell'avversario. Dopo tale opera di distruzione totalitaria o quasi (una specie di "Pearl Harbor atomica", di dimensioni straordinariamente aumentate), non rimarrebbe che occupare il paese nemico. Le conseguenze di tale indirizzo sono tanto evidenti quanto rivoluzionarie: le forze armate tradizionali subirebbero un completo sovvertimento per dar vita alle nuove unità, per l'impiego delle armi atomiche e delle telearmi e per mettersi in condizione di svolgere, in funzione di esse, quel residuo di specifica loro azione che le armi nuovissime lascerebbero loro.
L'indirizzo "medio" può essere così individuato: esso accetta il principio fondamentale di quello evolutivo, ma ritiene che debba integrarsi con quello che il Fuller chiama principio dell'"arma dominante", cioè, oggi, le telearmi, la bomba atomica e l'aviazione adeguata alle nuove necessità. Questo complesso di mezzi ha la capacità di colpire prima l'avversario, determinandone l'improvvisa, generale paralizzazione. L'"arma dominante" dovrebbe costituire il nocciolo del "potere d'attacco"; in funzione di essa dovrebbero esser organizzate le altre armi, tenendo sempre presente che, allo stato attuale delle esperienze, le telearmi e la rinnovata aviazione (sfruttante cioè gli ultimi ritrovati) non escludono il combattimento terrestre. Non di una gara di prevalenza fra i tre "poteri militari" (terrestre, aereo, marittimo) dovrebbe dunque trattarsi, ma, più esattamente, di un'applicazione del concetto delle "proporzioni definite": adeguare allo scopo da conseguire il dosamento dei singoli fattori, nella misura atta a conseguire il rendimento massimo complessivo. I limiti fra esercito, marina, aviazione tendono a sfumare: affiorano concetti meglio aderenti alla nuova realtà strategico-tattica, che si concreta nella manovra aeroterrestre, in quella aero navale e in quella di bombardamento aereo strategico. Le nozioni tradizionali di esercito, marina, aviazione tendono pertanto ad evolversi verso una nuova distinzione, e cioè: forze per la guerra terrestre, per la guerra marittima, per la guerra aerea.
La scienza ha permeato di sé la guerra: questa non segue più quella con ritardo, ma è la guerra anzi a sollecitarne i risultati. Questo l'essenziale rivolgimento, ancora in pieno moto evolutivo, della strategia e dell'arte della guerra odierna. La sorpresa, fattore essenziale di vittoria, sempre ricercato, oggi tende più che mai a essere sorpresa scientifica, sia pure abbinata ad altre (d'impiego, organica, o d'altro tipo). Ecco perché nel parlare di strategia odierna, lo si è fatto sullo sfondo dei rapporti fra scienza e guerra. Limiti alla ricerca e ai ritrovati scientifici non esistono: sfugge pertanto la base a una delineazione sicura degli sviluppi meno immediati della strategia e dell'arte della guerra.