stranezza (istranezza)
Nessun esempio di questo astratto (con attestazioni trecentesche in Bartolomeo da San Concordio e Matteo Villani) nel D. sicuramente autentico; si resta dunque ancorati alle tre occorrenze del Fiore, tutte in sede di rima e in parte modellate sul francese.
Sta per " villania ", " angheria ", in XIII 6, nel sintagma col verbo ‛ fare ': tu fai stranezza / a quel valletto, " ti comporti sgarbatamente ", " maltratti ".
Viceversa in analogo sintagma, seguito però da altra preposizione, vale " separarsi ", " tenersi lontano da " (v. STRANIARSI). Così in CLVII 13 di lei fanno stranezza, e CLXX 4 da lu' fa istranezza.