STRADIOTI (dal basso greco στρατιῶται)
Cavalleria leggiera che la repubblica di Venezia organizzò nella seconda metà del sec. XV nella Morea, in Albania e in Dalmazia per controbattere le incursioni e le razzie dell'analoga cavalleria turca degli "aqindži". Erano armati di lancia, mazza e daga al fianco, raccolti in compagnie (societates) di 100-300 uomini agli ordini di un capitano (capitaneus). Il loro soldo si aggirava sui due o tre ducati al mese per cavaliere. Di mobilità estrema, operavano di sorpresa, con azioni rapide, violente, risolutive. Erano particolarmente addestrati all'impeto, al guasto, alla distruzione e alla preda. Inizialmente agivano isolati in maniera difensiva-controffensiva, stanziando continuamente nell'agro delle città esposte a incursioni; in seguito, le loro azioni si coordinarono con quelle di altre armi e formazioni. In Italia furono per la prima volta adoperati sulle coste pugliesi e nel bassopiano padano durante la guerra di Ferrara del 1482. Larghissimo impiego ebbero poi nella guerra di Pisa del 1496. Nel '500 e '600, lo sviluppo della fanteria, dell'artiglieria e della fortificazione da campo li fece a poco a poco scomparire. Essi tuttavia, con i ginetti spagnoli e gli aqindži turchi, costituiscono il primo esempio in Europa di cavalleria leggiera, sul quale si modellarono le posteriori caratteristiche e formazioni tattiche dell'arma.
Bibl.: Stradiotto (E. Barbarich), Gli Stradiotti nell'arte militare veneziana, in Rivista di cavalleria, XIII (1904), p. 52 segg.; P. Pieri, La crisi militare italiana nel Rinascimento, Napoli 1934, pp. 213-214, 229-230; G. Praga, L'organizzazione militare della Dalmazia nel Quattrocento, in Archivio storico per la Dalmazia, a. XI, f. 119 (febbraio 1936), p. i segg. Sugli aqindži: Enciclopédie de l'Islam, Leida-Parigi 1908 segg., I, p. 243; A. A. Olesnicki, in Rad jugosl. Akad., ecc., vol. 245, Zagabria 1933, p. 210 segg.