storiografia
storiografìa s. f. – L’accentuarsi del processo di globalizzazione ha indotto profondi mutamenti negli studi storici, ampliandone orizzonti e approcci metodologici e favorendo il ricorso a nuove tipologie di fonti. Sulla scorta di una riflessione già avviata negli ultimi decenni del 20° sec., la s. occidentale ha rivisitato molte delle categorie interpretative della storia politica, ridiscutendo per es. l’impianto delle rivoluzioni europee del 12° e 18° sec. e il concetto di Stato moderno, spostando l'attenzione da una storia degli stati nazionali (prevalentemente occidentali) a una global history, o world history, fondata sulla comparazione di tipi diversi di società. Estesisi i confini del mondo, infatti, e mutati non solo gli agenti sociali facenti la storia, ma anche i rapporti che li relazionano, si è cominciato a parlare di più storie, di altri punti di vista e interconnessioni con cui osservare l'uomo e le sue dinamiche storico-sociali, dando così vita a una sempre più complessa antropologia storica. In questo senso, l’apertura più marcata al rapporto con le altre discipline e la tendenza a rivedere attraverso nuove fonti e nuovi occhi anche le letture già acquisite del passato, ha spinto a parlare di revisionismo storico. Proprio la possibilità di un approccio di studio interdisciplinare, in stretta collaborazione con sociologia, antropologia e politologia, o con gli studi sulle arti visive e la comunicazione in genere, ha fatto fiorire una nuova epoca di studi storici, in cui i mezzi a disposizione per un'analisi precisa degli avvenimenti del passato superano le canoniche fonti scritte d'archivio, per spaziare in orizzonti sempre diversi capaci di raccontare la storia dell’umanità. Da questo punto di vista, infatti, non sono venuti via via cambiando solo gli oggetti di ricerca degli storici, ma sono anche, e in alcuni casi soprattutto, mutate le fonti su cui basare le indagini storiografiche, legittimando nuove forme documentarie, il cui uso, in alcuni casi necessario alla comprensione degli eventi e di conseguenza imprescindibile, ha aperto ulteriori punti di vista su temi già studiati. In questo ambito si colloca il filone di studi postcoloniali, secondo cui il dispiegamento della modernità è incomprensibile senza la comprensione delle dinamiche relative al colonialismo. Questi studi, avviati in Gran Bretagna, hanno contribuito a spostare l’asse della riflessione dall’Occidente al mondo e dalle classi dominanti a quelle subalterne, oltre a far emergere con chiarezza la necessità di un approccio interdisciplinare. È così, dunque, che sono emersi nuovi approcci e oggetti di studio che hanno modificato alcune interpretazioni tradizionali: i gruppi subalterni della società, intesi come minoranze in genere, la dimensione culturale della storia politica, l'alfabetizzazione e l'evoluzione sociale di un mondo non più solo occidentale, la storia del consumo e non più e solamente la storia della produzione. Da un punto di vista generale, negli ultimi anni, gli studi di quella che possiamo chiamare nouvelle histoire si sono focalizzati ancora di più attorno all'indagine di ambiti rimasti parzialmente, quando non completamente, in penombra rispetto alla storiografia ufficiale, quali la già nota storia di genere e storia delle donne, la storia della mentalità, così come gli studi comparativi applicati alla decolonizzazione, la world history, il consenso ai totalitarismi novecenteschi, la microstoria e la storia culturale, la storia orale e la storia urbana. Da un punto di vista metodologico, ovviamente, questi nuovi approcci hanno posto dei problemi allo statuto stesso della disciplina, laddove ci si è cominciati ad avvalere di fonti di difficile decodificazione oggettiva e che necessitano, per questo, di nuovi metodi di lettura e interpretazione. È questo per es. il caso dei nuovi approcci di studio possibili attraverso l'uso della storia orale, che ha però anche riproposto con forza il problema dell'attendibilità delle fonti prodotte, lì dove sia possibile, per lo storico, confrontarsi con i testimoni dell'evento che si intende investigare; analogo è il caso dell'iconografia come fonte per la storia, sostenuta per primo da Peter Burke e ormai divenuta quasi ovvia negli studi sulla civiltà di massa, non senza porre nettamente, però, il problema dell'acquisizione, da parte dello storico, di nuovi strumenti, capaci di fornire una lettura critica delle immagini. Questi nuovi metodi di ricerca e i loro risultati, quindi, hanno animato nuovi dibattiti all'interno delle canoniche sedi di discussione storiografica, quali riviste, convegni e accademie, conquistando pian piano un loro statuto scientifico a fianco dei già affermati filoni tradizionali. La storia delle donne e la storia di genere, per es., emerse già a partire dagli anni Settanta del 20° sec., sono diventate col tempo ambito di studi sempre più vasto, superando l'originaria visione di una storia altra rispetto a quella, scritta e fatta, dagli uomini, bensì divenendo un laboratorio di ricerca permanente in cui, a partire dalle analisi sull'emancipazionismo femminile, si è arrivati a leggere le identità di genere come fulcri attorno ai quali decostruire e rielaborare le assodate visioni della storia, sia essa politica, sociale o culturale. All'interno del dibattito sul genere, ancora, dagli anni Novanta del 20° sec. in poi, si sono sempre più sviluppati gli studi queer, ovvero gli studi di identità di genere e orientamento sessuale, che puntano non solo a sviluppare una conoscenza e a dare un fondamento teorico a questioni rimaste inesplorate per molto tempo, ma anche a mutare attivamente il prevalente orientamento eteronormato. All'interno della storia politica ha acquistato spazio lo studio degli assetti psicologici delle masse, aprendo una nuova stagione di studi sulle religioni politiche e le loro ritualità, incentrati sulla rivoluzione francese, sui totalitarismi del secolo scorso e sullo sviluppo dei nuovi imperi del Novecento, primo fra tutti quello statunitense. Altra strada di difficile e lunga affermazione è quella compiuta dalla storia orale e dalla storia urbana, ambiti di studio anche questi originari del mondo angloamericano e che, nel corso del primo decennio del 21° sec., hanno visto la creazione di società di ricerca ufficiali anche in Italia (AISO, Associazione italiana di storia orale, e AISU, Associazione italiana di storia urbana). Da un punto di vista generale, quindi, la s. attuale si muove, sotto il profilo metodologico, tentando di ampliare gli strumenti di indagine e utilizzandoli anche in maniera diacronica sulla linea del tempo; l'ambito che però a oggi sembra essere in una fase più critica è quello della contemporaneistica, laddove gli storici devono spaziare tra diversi approcci di studio, per rispondere alla sfida di una società sempre più complessa in cui le trasformazioni avvengono in maniera repentina e non sempre prevedibile.