Egitto, storia dello
Da terra di conquista a grande paese arabo
Sede di una civiltà millenaria, l'Egitto ha fatto parte, nel corso della sua storia, di mondi profondamente diversi per struttura politica, economica e sociale, e per costumi, cultura e religione: il mondo greco-romano, bizantino e dei faraoni, e poi quello islamico. Oggi è uno dei paesi leader del mondo arabo, cruciale per la stabilità del Medio Oriente, un paese pericolosamente in bilico, con una democrazia tutt'altro che compiuta e percorso da profonde tensioni sociali
Culla di una delle più potenti civiltà del mondo antico (Egizi), l'Egitto è rimasto per secoli un paese di conquista. Occupato dagli Assiri nel 7° secolo a.C., divenne nel 525 a.C. una provincia dell'Impero persiano. Nel 332 a.C. fu conquistato da Alessandro Magno e, alla sua morte (323 a.C.), fu posto sotto il dominio della dinastia dei Tolomei, che lo governarono per quasi tre secoli.
Sottoposto alla crescente influenza di Roma, divenne una provincia romana, alle dirette dipendenze dell'imperatore, a partire dal 30 a.C. Entrò quindi a far parte, tra il 4° e il 5° secolo d.C., dell'Impero bizantino. In questa fase il paese conobbe un intenso processo di cristianizzazione che si tradusse però, in seguito a grandi dispute dottrinali, in una massiccia adesione della popolazione egiziana alla Chiesa copta, una Chiesa cristiana egiziana, separata da Roma. L'Egitto fu infine conquistato dagli Arabi tra il 639 e il 642. L'islamizzazione del paese fu assai ampia, ma non totale.
Inquadrato nel califfato omayyade e poi abbaside (califfato), nel corso di due-tre secoli l'Egitto si emancipò completamente dal potere centrale. Retto dalla dinastia turca dei Tulunidi nella seconda metà del 9° secolo, passò nel 969 sotto la dominazione dei Fatimidi, che appartenevano a una setta sciita in aperto contrasto con i califfi abbasidi. Fu poi conquistato dal curdo sunnita Saladino, che diede origine alla dinastia degli Ayyubiti, la quale governò il paese dal 1171 al 1250. A essa subentrarono i Mamelucchi, che rimasero al potere sino al 1517, quando l'Egitto fu integrato nell'Impero ottomano.
Il contrasto tra Ottomani e Mamelucchi continuò a segnare per secoli la vita dell'Egitto, e fu in questo quadro che Napoleone tentò la sua spedizione in Egitto nel 1798. Fallita la campagna napoleonica, emerse la figura del pascià Mohammed 'Ali, che diede avvio alla modernizzazione del paese. Ebbe allora inizio la penetrazione europea, sempre più intensa con l'apertura nel 1869 del canale di Suez. Nel 1882 la Gran Bretagna occupò direttamente l'Egitto, che pure rimase formalmente inquadrato nell'Impero ottomano sino al 1914, divenendo allora protettorato britannico. Dopo la dissoluzione dell'Impero all'indomani della Prima guerra mondiale, il paese raggiunse formalmente l'indipendenza (1922), pur rimanendo sotto il controllo di fatto della Gran Bretagna.
Dopo la Seconda guerra mondiale l'Egitto divenne uno dei paesi leader del mondo arabo. Fu tra i fondatori, nel 1945, della Lega araba e, sino alla fine degli anni Settanta, uno dei principali nemici dello Stato di Israele, con cui combatté nel 1948, nel 1956, nel 1967 e nel 1973.
Tre figure hanno dominato la sua storia dagli anni Cinquanta a oggi: Nasser (Giamal 'Abd an-Nasir), Anwar as-Sadat e Hosni Mubarak. Nasser ebbe un ruolo decisivo nel colpo di Stato che, nel 1952-53, portò alla caduta della monarchia e all'instaurazione della repubblica. Egli avviò una politica di stampo socialista, nazionalista e panarabista (volta cioè a promuovere una vasta solidarietà tra tutti i popoli di lingua e cultura araba), che ebbe i suoi momenti più significativi nella crisi di Suez del 1956 e nella guerra contro Israele del 1967. Il suo successore Sadat, che all'interno promosse un sostanziale processo di liberalizzazione economica e politica, si distinse soprattutto per il suo tentativo di appianare, dopo un'ulteriore guerra nel 1973, il contrasto con Israele. Questo tentativo, legato a una scelta filoccidentale in politica estera, culminò negli accordi di Camp David del 1978. Isolato all'interno del mondo arabo, Sadat fu assassinato nel 1981. Gli succedette Mubarak, che, pur da posizioni moderate, riuscì a ricucire la rottura con il mondo arabo. Costretto a confrontarsi con una società che negli ultimi decenni ha sperimentato una forte crescita del fondamentalismo islamico, Mubarak detiene ancora oggi un potere pressoché assoluto.