STORIA AUGUSTA (Scriptores Historiae Augustae)
Raccolta di biografie dell'età imperiale. Nei manoscritti più importanti essa porta il titolo Vitae diversorum principum et tyrannorum a divo Hadriano usque ad Numerianum a diversis compositae; la denominazione Scriptores Historiae Augustae fu usata per la prima volta dagli editori del sec. XVII. L'opera comprendeva le vite degli imperatori, cesari, pretendenti e usurpatori da Adriano a Carino, ma ci è pervenuta con una grave lacuna, che si estende dalla biografia di Filippo al principio di quella di Valeriano, che va cioè dal 244 al 253 (la perdita sarebbe ancora maggiore se la raccolta cominciava con Nerva, come si è supposto).
Nella tradizione manoscritta le biografie sono attribuite a 6 autori e precisamente: a Sparziano (Aelius Spartianus) quelle di Adriano, di L. Elio Cesare, di Didio Giuliano, di Settimio Severo, di Pescennio Nigro, di Caracalla, di Geta; a Capitolino (Iulius Capitolinus) quelle di Antonino Pio, di Marco Aurelio, di L. Vero, di Pertinace, di Clodio Albino, di Macrino, di Massimino e del figlio, dei tre Gordiani, di Massimo e Balbino; a Vulcacio Gallicano (Vulcacius Gallicanus v. c.) quella di Avidio Cassio; a Lampridio (Aelius Lampridius) quelle di Commodo, di Diadumeniano, di Eliogabalo, di Alessandro Severo; a Trebellio Pollione (Trebellius Pollio), autore anche delle biografie perdute da Filippo a Valeriano, quelle di Valeriano e del figlio omonimo, di Gallieno e di uno dei suoi figli, degli usurpatori veri o presunti, le cui vite sono raggruppate sotto il titolo Tyranni triginta, di Claudio II; a Vopisco (Flavius Vopiscus Syracusius) quelle di Aureliano, di Tacito, di Probo, di usurpatori del tempo di Aureliano e di Probo, di Caro e dei suoi figli. Per tali attribuzioni è l'unanimità dei manoscritti della 1ª classe (Palatino e suoi derivati); invece in alcuni manoscritti della 2ª classe (classe Σ) la vita di Alessandro Severo viene attribuita a Sparziano anziché a Lampridio.
Secondo le apostrofi o le dediche fatte o a Diocleziano o a Costantino e altre notizie che si trovano qua e là, l'opera sarebbe stata scritta nell'età dioclezianeo-costantiniana. Ma fra i moderni prevale la tendenza a negare che la Storia Augusta risalga a tal tempo e a mettere in dubbio l'esistenza degli stessi autori. Gli studî moderni sull'argomento sono stati iniziati da H. Dessau (1889), che per gli anacronismi creduti riscontrare nell'opera la attribuiva intera a un falsario del tempo di Teodosio. Dopo il Dessau molte furono le teorie proposte, mentre non mancavano difensori della tradizione: fra le più recenti ha sollevato larga discussione quella di N. H. Baynes, che considera la Storia Augusta come composta al tempo di Giuliano l'Apostata, quando questi era ancora tollerante verso i cristiani, per la propaganda delle sue idee.
Riguardo alla composizione, il modello usato dagli scrittori, secondo quello che dicono due di essi, fu Svetonio. L'analisi compiuta da L. Peter e specialmente dal Leo è giunta al risultato che nell'insieme sopravvive nella Storia Augusta lo schema biografico alessandrino-svetoniano e che inoltre vi si constatano tracce del tipo peripatetico-plutarcheo.
Le biografie possono essere divise, per il loro contenuto e valore, in due gruppi principali ben distinti: è questo uno dei pochi risultati sicuri a cui è giunta l'indagine moderna. Un primo gruppo comprende le vite degli imperatori fino a quella di Settimio Severo o secondo altri fino a includere quella di Caracalla. Esso ha un carattere di unità e si rivela di valore superiore al resto, dei cui difetti soffre solo in parte; contiene spesso notizie degne di fede: ad es., la carriera di Adriano, di Pertinace, di Didio Giuliano è data in maniera in generale esatta. Al secondo gruppo appartengono le biografie degli imperatori da Macrino in poi e tutte le cosiddette vite secondarie o parallele, cioè le biografie dei correggenti, eredi, usurpatori o pretendenti, compresi quelli del sec. II (Elio, Vero, Avidio Cassio, Pescennio Nigro, Clodio Albino). In questa serie abbondano le invenzioni di ogni genere; qui la retorica domina sovrana, raggiungendo il suo culmine nelle biografie che vanno sotto il nome di Trebellio Pollione e di Vopisco; qui è evidente quasi dappertutto la tendenza filosenatoria; vi si incontra uno dei motivi principali che caratterizzano la Storia Augusta: la glorificazione di Claudio fatto capostipite della dinastia costantiniana, cosa che è in contrasto con la condanna del principio ereditario, quale si trova specialmente nella vita di Alessandro Severo e anche nelle biografie attribuite a Vopisco; qui infine si possono scoprire punti di polemica anticristiana. Altra caratteristica che distingue le due serie è data dall'ineguale distribuzione fra esse dei 154 pretesi documenti. Di essi sono quasi completamente prive le vite del primo gruppo. Sull'attendibilità di questi documenti lo scetticismo è generale e ben fondato.
Per il primo gruppo di biografie, in un primo tempo si ritenne come fonte principale, anzi qua e là come fonte unica, l'opera biografica di Mario Massimo; poi questo cedette il suo posto a un supposto grande annalista latino dell'età dei Severi, continuatore di Tacito e a lui paragonabile, contemporaneo di Dione e a questo superiore (qualcuno lo considerò invece un biografo continuatore di Svetonio; si suppose inoltre che l'opera dell'annalista fosse stata adoperata anche nelle vite di Macrino, di Eliogabalo e in una parte di quella di Alessandro Severo), mentre Mario Massimo restava solo come una delle fonti della cosiddetta parte biografica. Ma la teoria del grande annalista anonimo è stata non a torto respinta da alcuni, fra i quali E. Hohl, e si è osservato anche giustamente come non si possa procedere a una sicura separazione tra la parte annalistica e quella biografica.
Per le biografie principali della seconda serie, specialmente per quelle successive alla vita di Alessandro Severo, i più mettono al primo posto tra le fonti latine la famosa "Cronaca imperiale" ricostruita dall'Enmann, un'opera che fu usata anche da Aurelio Vittore, da Eutropio e da altri autori; E. Hohl la considera, più che una cronaca, una storia dell'impero di carattere biografico, scritta alla maniera di Svetonio. Solo pochi hanno negato l'esistenza della "Kaisergeschichte" enmanniana, ma tale scetticismo non sembra fondato. A base della vita di Alessandro Severo è stato supposto che stia anzitutto un panegirico riferentesi a questo imperatore.
C'è accordo nell'ammettere l'uso di fonti greche, con certezza di Erodiano. Uno dei problemi più importanti è quello riguardante le relazionì fra la Storia Augusta, Aurelio Vittore e Eutropio. Per Vittore l'opinione ora predominante è che i Caesares siano stati usati direttamente; come sostenevano H. Dessau, il Mommsen, il Leo e come ha ripetuto anche di recente E. Hohl, per cui non esiste possibilità di dubbio; altri invece (Peter, Lécrivain, E. Diehl) hanno negato la dipendenza da Vittore, riconducendo le somiglianze con i Caesares alla fonte comune, la "Kaisergeschichte" dell'Enmann, per tacere di quelli che parlano di interpolazione posteriore a proposito del locus classicus (Sev., 17, 5-19, 4) dove è evidente la stretta relazione con Vittore. Per Eutropio si ripete la stessa divergenza - in forma anche più grave - e pare non sia possibile l'accordo.
Bibl.: È impossibile dare qui la bibliografia completa: per questa si può ricorrere per gli anni dal 1893 al 1905 alla rassegna di H. Peter, in Jahresb. über die Fortschritte der klass. Altertumswissenschaft, CXXX (1907), pp. 1-40; per gli anni dal 1906 al 1923, alle rassegne di E. Hohl, ibid., CLXXI (1915), pp. 95-146, e CC (1924), pp. 167-210; inoltre alle bibliografie date da Ch. Lécrivain (Études sur l'Hist. Auguste, Parigi 1904), da E. Diehl, in Pauly-Wissowa, Real-Encicl., VIII, coll. 2051-2110; da N. H. Baynes, The Historia Augusta, its date and purpose, Oxford 1926.
Si cfr. anche E. Hohl, Zur Historia-Augusta-Forschung, in Klio, XXVII (1934), p. 149 segg., e P. Lambrechts, Le problème de l'histoire auguste, in L'antiquité classique, III (1934), p. 503 segg.