STIPE
. Alla parola "stipe" gli archeologi conferiscono un significato alquanto diverso da quello del vocabolo latino stips (propriamente "offerta per scopi religiosi"), intendendo con essa il complesso delle offerte o ex voto appartenenti a un santuario: sia che gli oggetti votivi, di qualunque specie, si rinvengano accumulati insieme in depositi o ripostigli (per cui v. anche favissa), sia che risultino sparsamente dall'esplorazione di un luogo sacro.
Non vi era santuario, nel mondo classico, dove non si accumulassero a poco a poco le offerte di più o meno umile materia, e di forma più o meno artistica; in prevalenza bronzi e terrecotte (vasi, statuette, ecc.). Gli oggetti finivano poi in scarichi, i quali non ricevono meno il titolo di "stipe". Depositi del genere si sono rinvenuti anche nel fondo di stagni o presso acque sorgive, fatte oggetto di culto.
Il rinvenimento di una stipe è indizio certo della presenza o della vicinanza immediata di un luogo di culto. Stipi votive, sacre a una o altra divinità, si sono rinvenute, e si rinvengono, in ogni parte del mondo antico. Specialmente importanti e ricche di oggetti artistici sono le stipi rinvenute su suolo italiano, specialmente nel Lazio, nell'Italia centrale (antica Etruria) e nella Sardegna, per i bronzi, nell'Italia meridionale e nella Sicilia per le terrecotte.
Bibl.: A. Della Seta, Museo di Villa Giulia, I, Roma 1918, p. 162 segg.; G. Bendinelli, Bronzi votivi ital., in Monum. dei Lincei, XXVI (1920), col. 29 segg.; Notizie Scavi, Indici gen. 1876-1930, Roma 1935, p. 145.