stimativa
Secondo la psicologia scolastica la s. (o aestimativa) è una delle facoltà o ‛ sensi interni ' dell'anima (cfr. Alb. Magno An. III I 9 " sunt quinque sensus interiores, sensus communis, imaginatio, aestimativa, phantasia et memoria ").
Essa indica una capacità innata di percepire, ‛ discernere ' e ‛ giudicare ' i dati immediati della sensazione singola. In particolare gli scolastici preferivano parlare di aestimativa negli animali e di cogitativa nell'uomo. Mentre negli animali la s. (aestimativa brutorum) assolve ai compiti che nell'uomo ha la ragione, nell'uomo essa collabora con il senso comune (v.) e con la fantasia (v.) o immaginazione (v.) nel discriminare le sensazioni particolari. Dato che oggetto proprio dell'intelletto è l'intenzione (v.) universale, cioè l'idea (intentio universalis), oggetto dei sensi interni è l'intentio individualis, cioè quella rappresentazione legata ai connotati della sensazione individuale. Quest'ultima intentio richiede un giudizio individuale, di prima istanza, operato appunto dalla s., la quale compone e scompone le qualità sensibili rilevate nell'oggetto esperito. Dice Avicenna (An. IV 1): " Aestimatio autem operatur in homine iudicia propria, ex quibus est illud cum anima pertinaciter negat esse res quae non imaginantur nec describuntur in ea et omnino non vult credere eas esse. Et haec virtus sine dubio consistit in nobis; quae est domina, iudicans in animali iudicium non definitum sicut iudicium intellectuale, immo iudicium imaginabile coniunctum cum singularitate et forma sensibili, et ex hac emanat quamplures actiones animalium ". Averroè (An. III t.c. 6) ricorda anch'egli le caratteristiche della s. o cogitativa: " Virtus... cogitativa apud Aristotelem est virtus distinctiva individualis, scilicet quod non distinguit nisi individualiter, non universaliter ... virtus cogitativa ... distinguit intentionem rei sensibilis a suo idolo imaginato, et ista virtus est illa cuius proportio ad has duas intentiones, scilicet ad idolum rei et ad intentionem sui idoli, est sicut proportio sensus communis ad intentionem quinque sensuum; virtus enim cogitativa est de genere virtutum existentium in corpore " (cfr. anche t.c. 20 e 23).
In D. si allude alla s. in Pg XXIX 49, dov'è detto che la lontananza falsava nel parere i candelabri tanto da farli sembrare alberi, finché - avvicinatosi - la virtù ch'a ragion discorso ammanna, / sì com'elli eran candelabri apprese. Detta virtù è appunto la ‛ estimativa ' in quanto è quella che discerne rettamente i dati della sensazione immediata, rappresentati dalla fantasia, dai quali l'intelletto (o ragion) trae il proprio materiale per iniziare il processo intellettivo (discorso). Analogo è il caso, ove il termine compare esplicitamente, di Pd XXVI 75, dove D. descrive in che modo avviene il processo della visione in chi è destato all'improvviso da una luce acuta e intensa: lo svegliato ciò che vede aborre, / sì nescïa è la sùbita vigilia / fin che la stimativa non soccorre. Chi è destato, cioè, rifugge sulle prime da ciò che vede (ma v. ABORRIRE), a tal punto quello stato di veglia improvvisa e inconsapevole non è in grado di trasformare la sensazione in una percezione distinta dell'oggetto sensibile, fin quando non interviene a soccorrerlo la stimativa, cioè, appunto, la facoltà che corregge e coordina le impressioni dei sensi fissate nelle immagini.