STILPONE (Στίλπων) di Megara
Filosofo greco del secolo IV a. C. (secondo la datazione più probabile, visse tra il 380 e il 300). Nativo di Megara, fu anche uno dei più notevoli rappresentanti della corrente filosofica che, inaugurata da Euclide, trasse il suo nome dalla patria di quest'ultimo (v. megarici).
Fonte principale di quanto è noto circa St. è Diogene Laerzio, II, 113-120. St. fu scolaro da un lato di megarici discepoli di Euclide (o addirittura, secondo alcuni, dello stesso Euclide), dall'altro, assai probabilmente, di Diogene il Cinico: il che spiega come egli abbia unito, nel suo credo filosofico, la logica e l'ontologia della scuola megarica con l'etica del cinismo. Divenuto, dopo Ittia, capo della scuola megarica, esercitò con grande successo l'insegnamento: tra i suoi scolari furono, tra gli altri, Zenone di Cizio, prossimo fondatore della scuola stoica, Timone di Fliunte e altri. Occupata Megara nel 307 da Tolomeo Sotere e nell'anno seguente da Demetrio Poliorcete, St. fu trattato con alto onore da entrambi i conquistatori. Come suoi scritti sono citati da Diogene Laerzio nove dialoghi: Aristotele, Tolemeo, Aristippo, Callia, Mosco, Cherecrate, Epigene, Anassimene e Alla propria figlia. Quanto alle concezioni filosofiche, particolarmente attribuite a St. sono le negazioni megariche dell'esistenza d'idee universali, nel senso platonico-aristotelico, e della possibilità della predicazione salvo che nel caso del giudizio identico (cioè in cui il predicato non avesse fatto altro che ripetere il soggetto): dove, naturalmente, l'asserzione dell'esclusiva realtà del particolare sensibile e impredicabile non aveva poi alcun significato positivo, ma serviva solo a combattere l'idealismo platonico-aristotelico per quell'eleatismo zenoniano dell'unità, che St. difendeva con tutta la scuola megarica.
Bibl.: Oltre alle trattazioni generali sulla scuola megarica (per cui cfr. megarici), v. in particolare: O. Apelt, St., in Rhein. Museum, LIII (1898), pp. 621-25; K. Praechter, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III A, Stoccarda 1929, colonne 2525-2533.