LIBERTY, stile
Questo stile, che fu di moda per un breve periodo verso la fine del sec. XIX e il principio del XX, prese il nome dai signori Libetty e C. che in Inghilterra furono i primi ad applicarlo alla decorazione delle stoffe, dei mobili, degli oggetti di arredamento in genere. Dalla decorazione dei mobili passò poi anche nel campo dell'architettura con risultati poco felici.
Le caratteristiche di questo stile consistono in motivi ispirati direttamente dal vero, specialmente dal mondo vegetale e floreale, con molta libertà di applicazione, con poco rigore stilistico, con poca solidità costruttiva e scarso senso architettonico. Di modo che il nome degli inventori divenne sinonimo di questa libertà che spesso degenerò in licenza, e la parola liberty passò in Francia, in Italia e in altri paesi di Europa a indicare una fioritura di arte decorativa, che venne qualificata anche col nome di art nouveau o stile floreale. Dai critici del tempo fu detto anche, per questa sua grande libertà, style sans style. Esso è l'esponente massimo del realismo, che aveva invaso tutta l'arte alla fine del sec. XIX, applicato alla decorazione. Il suo trionfo è segnato specialmente dalle due grandi esposizioni di Parigi del 1900 e di Torino del 1902. Questo stile fu salutato come una grande innovazione, improntato a caratteri di modernità, contro l'eclettismo archeologico ed erudito degli stili d'imitazione che lo avevano preceduto. Ben presto però questo stile decadde in una produzione di carattere puramente commerciale e di cattivo gusto; e finì col rifugiarsi in provincia, dove incontrò particolare favore, per scomparire poi completamente. Contro gli eccessi dello stile floreale reagì per prima l'arte decorativa austriaca, con la secessione viennese, che, ripudiando l'elemento naturale, si rivolse alla ricerca e alla stilizzazione rigorosa di forme astratte. E una conseguenza ultima di questa reazione è da vedersi anche nel movimento odierno contro le forme d'arte decorativa fiorite e sovraccariche, e nell'avvento di quello stile che va sotto il nome di funzionale o razionale. (V. tavv. V e VI).
Bibl.: E. Grasset, L'art nouveau, numero speciale di La Plume, maggio 1894; id., La plante et son application ornamentale, Parigi 1896; G. Carotti, Le esposizioni di arti e mestieri in Inghilterra, in Emporium, 1895, p. 292 segg.; V. Champier, Les industries d'art à l'exposition universelle de 1900, Parigi 1902; Th. Lambert, L'art décoratif moderne, Parigi 1903.