IONICO, Stile
Si intende per stile i. lo stile peculiare degli Ionî, di quelle stirpi greche, cioè, che abitarono l'Attica, l'Eubea, la penisola calcidica, le coste mediterranee della Tracia, la Propontide, le Cicladi, le Sporadi e, a partire dall'VIII sec. a. C. circa, ebbero floridissime colonie sulle coste dell'Asia Minore, nel Mar Nero e in Occidente (Sicilia, Italia meridionale, Corsica, Gallia meridionale).
La vastità dell'espansione ionica, e pertanto l'influsso delle culture delle varie popolazioni con cui gli Ionî vennero a contatto, pur creando molteplici correnti artistiche, lasciarono tuttavia costanti taluni caratteri che consentono di raccogliere i varî indirizzi sotto la più ampia accezione di stile ionico. Ad esso corrisponde, in architettura, la predilezione fin dall'epoca arcaica dell'ordine architettonico detto i., la cui origine è stata rintracciata in antiche forme di capitelli floreali egizî, di cui rimane ancora vivo il ricordo nei capitelli proto-ionici (templi di Neandria nella Troade, di Nape a Lesbo, di Larissa presso Smirne, databili all'inizio del VI sec. a. C.). L'ordine ionico favorisce la ricchezza e l'esuberanza della decorazione scultorea, sia sul fusto stesso della colonna (columnae caelatae dell'Artemision di Efeso della metà del VI sec. a. C. e del tempio ricostruito nel IV sec., ove persiste il medesimo motivo), sia addirittura nell'impiego della figura umana come elemento architettonico (cariatidi dei thesauròi delfici dei Sifnî e degli Cnidî, precedenti diretti delle cariatidi dell'Eretteo, tipico esempio di influsso ionico in Attica). L'uso di fregi continui, che decorano templi e monumenti e che sembrava una particolarità dell'architettura ionica, appare in realtà una innovazione formatasi al di fuori dell'ambiente ionico e diffusa solo per influenza di Hermogenes (v. fregio). Le condizioni particolarmente ricche delle colonie ioniche dell'Asia Minore e l'accentrarsi del potere in mano a dinastie religiose (Mileto) o monarchie assolute, favorirono la costruzione di grandiosi santuarî e di monumenti funerarî, ove le forme greche si sposavano alla colossalità orientale e per cui furono chiamati artisti da ogni parte del mondo greco (Artemision di Efeso, Didymaion di Mileto, Heraion di Samo, tempio di Artemide Leucophryenè a Magnesia, ecc.; Heràon di Trysa, tomba delle Arpie a Xanthos, monumenti funerarî della Licia, Mausoleo di Alicarnasso, ecc.).
Il gusto narrativo, congiunto alla predilezione per motivi floreali e animali proprî dell'Oriente e caratteristici di quella corrente che appunto si dice orientalizzante, si riscontra nella vastissima produzione ceramica ionica, il cui massimo sviluppo cade nel VII, nel VI e fino alla prima metà del V sec. a. C. (ceramica rodia, di Chio, di Milo, Northampton, fabbrica di Fikellura, sarcofagi di Clazomene, vasi laconici, idrie ceretane, ecc.: v. ionici, vasi).
La scultura, che fu floridissima in epoca arcaica ed estese i suoi influssi fin nel cuore del territorio dorico (l'Amykiaion presso Sparta, opera di Bathyldes di Magnesia) e di quello attico (alcune kòrai dell'acropoli di Atene), dominando completamente il mercato etrusco, si valse del marmo, ricchezza delle isole ionie, e mirò a chiudere le figure nell'ambito di una linea decorativa che ne definisse i volumi. Non senza diretta influenza delle fonti letterarie si era un tempo esagerata la influenza delle scuole ioniche ritenendola determinante per lo svolgimento della scultura arcaica anche in Attica e postulando una specie di panionismo, che oggi è stato abbandonato dinanzi all'approfondita conoscenza della scultura arcaica attica. Lo stile i. già in epoca arcaica affrontò il problema della figura in movimento (Nike di Delo) e, non senza influenze orientali, di quella seduta (statue del Didymaion di Mileto), nonché della figura virile ignuda (Apollo di Milo, Apollini di Naucrati, di Samo, ecc.), ove non è il problema delle masse muscolari, ma sempre quello di una immanente dinamica, che interessa l'artista: altrove il compiacimento per la linea decorativa traduceva la ieraticità di immagini di culto in formule raffinatissime (Hera di Cheramyes al Louvre; Kòre di Cheramyes a Berlino). Nel V sec., sotto l'influsso fidiaco, la plastica e la pittura ionica conservano tuttavia autonomia e fedeltà alle proprie tradizioni, raggiungendo il luminismo plastico attraverso una nuova interpretazione della linea compositiva (ad esempio Nereidi di Xanthos al British Museum e pittura di Parrasio). E più oltre, sotto i moduli delle koinè attiche ed ellenistiche, la tenace persistenza di un filone ionico riaffiora nei valori lineari del classicismo rodio e di un manierismo, di cui c'era stato sempre l'implicito rischio nelle eleganze e nelle raffinatezze dello stile i. arcaico. La stessa arte pergamena, nella esuberanza barocca delle sue forme, ripropone i motivi della figura panneggiata e quello del fregio continuo che avevano trovato particolare attenzione nella corrente ionica.
Bibl.: E. Pfuhl, Attische und jonische Kunst des fünften Jahrhunderts, in Jahrbuch, XLI, 1926, pp. 129-175; E. Langlotz, Frühgriechische Bildhauerschulen, Norimberga 1927; R. Demangel, La frise ionique, Parigi 1933; E. Pfuhl, Spätjonische Plastik, in Jahrbuch, L, 1935, pp. 9-48 ss.; Ch. Picard, Manuel, I, Parigi 1935, pp. 529 ss. e passim; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, Londra 1950, passim.