ARCAISTICO, Stile
Stile che rielabora in forma manierata e ornamentale modi arcaici, creando tipi e composizioni di contenuto originale e diverso da quello arcaico, e che si distingue pertanto dallo stile arcaizzante, che vuole ricreare intenzionalmente e dottamente il linguaggio arcaico nella sua forma esteriore.
Mal intendendo il significato nuovo dello stile a., si è voluto da alcuni critici, come il Kekulé, considerarlo una naturale evoluzione dell'arcaico, a cui si faceva riallacciare senza soluzione di continuità come prodotto di una lunga tradizione di riprodurre le forme arcaiche. Su questa stessa scia lo Hauser, definendo lo stile a. un logico e necessario sviluppo della pura arte arcaica, ne riportò la creazione a un periodo immediatamente seguente all'arcaismo, vedendo in Kalamis il creatore dei primi modi arcaistici. In ciò egli seguiva un'idea già espressa dal Furtwaengler, che si basava sull'errato riconoscimento della Sosandra di Kalamis in una figura classicistica del candelabro Barberini, e dell'Hermes di Tanagra in un crioforo, niente affatto a., in un rilievo ateniese. Anche il Bulle seguì l'opinione dello Hauser e del Furtwaengler considerando lo stile a. come creazione dei maestri dei primi decenni del V sec. a. C., e come un movimento generale e non semplicemente attico, in epoche e in ambienti diversi.
Anche Alkamenes è stato additato come creatore di modi a. nell'Hermes Propỳlaios, che ha invece un intenzionale riecheggiamento di elementi arcaici, intimamente legati all'astrazione tettonica dell'opera. E oltre Alkamenes, Kallimachos è stato considerato un altro maestro a. dal Furtwaengler, fraintendendo la grazia di questo katatexìtechnos con le stilizzazioni a., mentre il suo linguaggio altamente originale è quello di un raffinato manierista post-fidiaco.
Altri critici, fra cui lo Schmidt e il Karousos, hanno fissato il sorgere e l'affermarsi dello stile a. nel IV sec. a. C., pur considerando Kallimachos come l'immediato precursore. Lo Schmidt vede un'espressione a. nell'anfora panatenaica dell'arcontato di Candide del 363 e giudica a. le altre anfore panatenaiche, che dal 341 in poi presentano un cambiamento della direzione del Palladio da sinistra a destra. Ma in questa serie di anfore panatenaiche, come per tradizione si mantiene la tecnica a figure nere e il tipo arcaico della Atena Pròmachos, così si ripetono in forme convenzionali, trite ed esteriori, alcune stilizzazioni arcaiche del panneggio dagli orli a coda di rondine, sempre più incomprese e anche contrastanti talvolta con altre di più recente maniera. Da questi prodotti, spesso sciatti e di bottega, di un decadente manierismo arcaico, non nasce lo stile a., che raggiunge invece nelle opere che lo rappresentano un'intima coerenza e un diverso significato.
Queste ci sono note, più che da originali, attraverso rilievi, puteali, basi, candelabri, vasi marmorei della produzione neo-attica, oltre a qualche rilievo votivo. I soggetti entrarono cioè nel repertorio delle officine neo-attiche proprio per il loro valore ornamentale, poiché lo stile a. consiste soprattutto nella linea ornamentale, nella quale si riassume tutto il significato di un simile linguaggio manieristico. Questa stilizzazione decorativa non si limita ai panneggi dalle sottili e ricercate pieghe ioniche e dai lembi a coda di rondine, ma investe tutta la figura, dal ritmo, che diviene un movimento danzante sulla punta dei piedi a guisa di compassato balletto, alle acconciature dai ricci spioventi, dalle barbe appuntite, fino ai gesti leziosi delle mani dalle dita artificiosamente arcuate e allungate.
Essendosi diffusi in cartoni neo-attici, spesso mescolati ecletticamente ad altri tipi, non è facile ricostruire i temi originali delle creazioni arcaistiche. Uno è quello della danza di tre ninfe che si tengono per mano o per un lembo del panneggio precedute da Pan o da Hermes, già noto all'arte del IV sec. a. C. Nella creazione a., da riportare forse al III sec. a. C., il choròs diviene circolare, come su un rilievo votivo del Louvre (n. 962) e su vari altri frammenti e nell'anfora neo-attica di Napoli.
Allo stesso periodo risale forse anche la creazione elegante e armonica delle Quattro Stagioni danzanti in fila, precedute da Dioniso, come su un rilievo del Louvre (n. 968) e su altri frammenti neo-attici. Più tarda, invece, la danza delle tre ninfe in fila, condotte da Dioniso con chitone podères, che fa capo al rilievo Czartoryski, e nota da molti altri in cui le figure vengono anche isolate e mescolate con altre di cicli diversi.
Nel II sec. a. C. si va formando probabilmente anche la serie delle divinità olimpiche a. diffuse nei prodotti neo-attici e il cui numero è in rapporto unicamente alla superficie da decorare: o una o tre su rilievi, o distribuite nelle facce di una base, o in giro intorno a un puteale. Mentre quelle dei rilievi più antichi sono ancora accurate e fresche, quelle più tarde di età imperiale divengono lisce, levigate, fredde, irrigidite. Tra i primi prodotti vanno annoverati una base dell'acropoli di Atene, un rilievo proveniente da Chalandri, una base dell'agorà di Atene, un'altra proveniente da Epidauro. Da questo ciclo divino esula ogni contenuto sacro o cultuale, e vi rimane un puro valore ornamentale. Un'altra composizione del tardo ellenismo è quella con il guerriero barbato e una Nike ai lati di una colonnetta con Palladio, intorno alla quale si avvolge un serpente. Una delle composizioni più note e diffuse è quella dei rilievi deliaci con la triade apollinea simile ai tipi del ciclo delle divinità olimpiche, a cui si aggiunge una elegante figurina di Nike in atto di fare una libazione, che sarà riprodotta anche in stucchi della Farnesina. Tale creazione, per lo sfondo architettonico e per lo stile, può riportarsi forse alla seconda metà del I sec. a. C., più che al III sec. a. C. come voleva il Sieveking.
Tutte queste opere risalgono quindi a un periodo dal III al I sec. a. C., restringendosi a pochi tipi che vengono diffusi nel repertorio neo-attico e perdurano nell'Impero; nascono soprattutto dal disegno dei cartoni per prodotti decorativi, impostati sull'effetto di una linea ornamentale di una elegante e compassata stilizzazione astratta e accademica. Questi rilievi disegnativi rappresentano le più significative espressioni di stile a., mentre di stile arcaizzante sono piuttosto le varie statue di divinità che si diffondono sul mercato romano specialmente nel periodo augusteo e adrianeo.
Non quindi evoluzione dell'arcaico, ma dotta e decadente creazione esperta e decorativa dell'ambiente particolarmente attico dell'ellenismo.
Bibl: R. Kekulé, Die Gruppe des Künstlers Menelaos, Lipsia 1870, p. 41; G. Hauser, Die neu-attischen Reliefs, Stoccarda 1889, pp. 158, 168-170; A. Furtwaengler, Meistererke, Lipsia-Berlino 1893, pp. 203-207; F. Studniczka, Kalamis, in Abhandlungen Sächs. Gesellschaft, XXV, 1907; H. Bulle, Archaisierende griechische Rundplastik, in Abhandlungen Bayerische Akademie, XXX, 1918, 2; E. Schmidt, Archaistische Kunst in Griechenland un Rom, Monaco 1922; Chr. Karousos, Archaistikà, in Arch. Deltion, X, 1926, p. 91 ss.; M. Folman, Introduction à l'étude de la sculpture archaîsante, Montpellier 1935, pp. 12-13; G. Becatti, Lo stile a., in Critica d'Arte, VI, 1941, pp. 32-48; id., Revisioni critiche: anfore panatenaiche e stile a., in Rend. Pont. Acc., XVII, 1940-1941, pp. 85-95.