ANIMALISTICO, Stile
Nelle regioni e nelle epoche più diverse vi furono e vi sono civiltà in cui la rappresentazione degli animali ha, dal punto di vista dell'arte, un ruolo essenziale, e domina addirittura, talvolta, tutta la volontà creativa di una civiltà. Se ne dettero sicuramente un numero di casi assai superiore di quanto possiamo oggi determinare. Noi abbiamo conoscenza soltanto di quelli che si estendono fino all'epoca presente (incisioni dei Boscimani del Sudafrica, figure su pareti rocciose dell'Australia, arte d'intaglio degli Eschimesi), o di quelli che sono rimasti conservati grazie al materiale e alla sua fattura, ad esempio le pitture nelle caverne, della tarda età glaciale, in Francia. Già questi esempi mostrano un certo avvicendamento delle specie di animali emergenti in primo piano, e una varietà, tentata e raggiunta, di gradi e tendenze nella stilizzazione. Appare ugualmente chiaro trattarsi spesso dell'arte dei popoli cacciatori, che sono naturalmente legati agli animali in maniera particolare, li osservano costantemente e partecipano alla loro esistenza. Per questa connessione è stata ripetutamente formulata la supposizione che lo sfondo spirituale di tali rappresentazioni fosse il cosiddetto "totemismo", cioè un sistema genealogico che parte dalla finzione di progenitori animali. Non si deve ravvisare però in questa connessione una regola rigida, poiché, da una parte, l'arte a. manca presso alcune popolazioni di cacciatori e, dall'altra, tali rappresentazioni possono avere una importanza nell'arte di popoli presso i quali la caccia non costituisce la base della attività economica. Il passaggio all'animale domestico è altrettanto poco completo nell'arte che nella religione. Ciò è vero per l'antico Oriente, per l'Egeo e per la Caucasia dell'Età del Bronzo, ma si riscontra anzitutto presso gli abitanti delle steppe eurasiatiche, durante gli ultimi anni precedenti l'èra cristiana. Benché in queste zone (contrariamente al concetto di Andersson) quasi non vivessero cacciatori, ma piuttosto popoli allevatori di bestiame e agricoltori, noi ci troviamo di fronte a meravigliose creazioni, che possono annoverarsi fra le migliori rappresentazioni animalistiche conosciute dopo il primo Paleolitico. A questo gruppo si suole quindi limitare l'espressione di "stile a.", che potrebbe in fondo attribuirsi a tutte le manifestazioni sopra menzionate. Si parla di uno "stile a. scitico", secondo il nome del popolo di superiore civiltà i cui monumenti penetrarono per i primi nell'ambito di interessi della scienza europea. Bisogna certamente ricordare che, per la immensa estensione del territorio, dal confine cinese all'Europa orientale, dalla Taiga al Pamir, si ebbe una abbondanza di varianti, (ognuna delle quali va trattata in singole voci (v. Altai; Minussinsk; Ordos; Oxus; Scitica, arte); almeno per quanto riguarda le più importanti. Le differenze sono spesso così grandi da poter parlare di varie province stilistiche, affini fra loro. Anticipiamo qui l'osservazione che è sensibile l'adattamento a un materiale di piccolo formato. I modelli dei pezzi in metallo erano chiaramente eseguiti in osso. Così si spiega anche l'imprestito di segni caratteristici propri dell'arte dell'intaglio, come, ad esempio, la tipica ed aspra interruzione delle superficie e la schematica riproduzione di determinati particolari (occhi, zampe). Spesso il corpo dell'animale rappresentato viene arrotolato in forma circolare, o il suo treno posteriore contorto verso l'alto per riempire tutta la superficie offerta dall'oggetto. Si riscontrano talvolta riunite parti di differenti animali trasformati, mediante fantastiche combinazioni, in esseri favolosi. Si tratta sempre, malgrado la sua qualità superiore, di un'arte utilitaria, al servizio anzitutto della decorazione di armi e di finimenti. Così, il ricorrere di determinati animali spiega il loro significato di simboli o di insegne araldiche. Questo stile non può essere disgiunto da una determinata maniera di vita, cioè dal nomadismo e dalle tribù di cavalieri armati, che conferirono alle steppe eurasiatiche una così particolare impronta (v. Asia, Civiltà antiche dell').
Alla polarizzazione, più sopra menzionata, della rappresentazione animalistica esclusivamente verso le armi e i finimenti, è connessa, accanto a questo stile, la coesistenza di altri principi decorativi. Ciò è specialmente evidente nei ritrovamenti dell'Altai, dove si riscontrano soprattutto motivi tessili o vegetali, ma anche i cosiddetti tralci geometrici.
Sarà sempre un fondamentale problema, negli studî sullo "stile a.", quello dell'indagine sulla connessione che esiste fra l'arte dell'epoca scitica e il retaggio di civiltà precedenti. Molto seducente si affaccia alla mente degli studiosi la possibilità di costruire una concatenazione di sviluppo che, partendo dal primo Paleolitico dell'Europa occidentale, attraverso l'arte dei cacciatori della Taiga (conosciuta soprattutto mediante i ritrovamenti nelle paludi degli Urali, specialmente a Shigir), conduca agli Sciti ed ai loro contemporanei. Sta di fatto che non sarebbe concepibile l'idea di uno stile a. scitico, che non avesse dei precedenti nelle grandi civiltà orientali. La tradizione dell'intaglio della Taiga interviene tutt'al più come una fra le tante ipotesi al riguardo.
Che lo stile a. degli Sciti abbia avuto rapporti di scambio con la Cina, è dimostrato da molti aspetti di forme di transizione nei bronzi dell'Ordos. Già nell'epoca Shang (trovamenti di Anyang), si trovano coltelli dal manico terminante in una testa di animale (v. Cinese, arte). Anche questo gruppo aveva mtrattenuto rapporti che si addentrano nella Siberia (per esempio Karasuk). Si potrebbe quindi dedurre che lo stile a. delle steppe non si sia svolto sotto l'impulso soltanto di un'alta civiltà artistica occidentale, bensì anche sotto l'influenza di un'alta civiltà artistica orientale. Può anche darsi che, al contrario, un gruppo antico con motivi animalistici della regione delle steppe abbia agito sulla Cina.
Un altro compito della ricerca storico-artistica è di stabilire in quale misura, nelle singole civiltà, le rappresentazioni a. debbano la loro esistenza al gusto per l'ornamento e per il gioco, e cioè a impulsi estetici, e in qual misura esse debbano esser piuttosto considerate simboli o insegne araldiche, o fosse loro conferito un determinato significato cultuale. La limitazione a determinati animali della fauna locale nella scelta degli animali, e la predilezione per esseri ibridi mostrano chiaramente l'intenzione di esprimere un senso determinato; l'accostamento di rappresentazioni animalistiche e di geni alati nel tesoro di Sakkez testimonia il richiamo e l'esorcizzazione di demoni protettori. Non vi è invero alcun accenno in proposito nella religione ufficiale delle steppe, come è descritta da Erodoto; ma può essersi trattato di uno strato subalterno di credenza popolare.
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