McQueen, Steve (propr. Terence Steven)
Attore cinematografico statunitense, nato a Indianapolis il 24 marzo 1930 e morto a Juarez (Messico) il 7 novembre 1980. Uno dei migliori e più popolari interpreti del cinema d'azione statunitense, McQ., provetto pilota e grande appassionato di corse e di motori anche nella vita privata, costruì la sua immagine di 'duro' rifiutando controfigure e stuntman e preferendo girare personalmente anche le scene più rischiose, in tal modo offrendo un fondamentale contributo alla nascita del suo mito di star eroica e spericolata. Con il suo fisico atletico e il volto scavato, i gelidi occhi azzurri e il sorriso beffardo che sapeva emanare un rude fascino da uomo vissuto, si impose come interprete perfetto per i ruoli da antieroe solitario, coraggioso e seducente, avventuroso e romantico, sempre in grado di conferire ai suoi personaggi una sottile vena ironica, come nel film Bullitt (1968) diretto da Peter Yates.
Abbandonato dal padre marinaio, trascorse un'infanzia travagliata e randagia fra riformatori e istituti. Nel 1947 entrò nel corpo dei Marines che tre anni dopo lasciò, iniziando a guadagnarsi la vita con i lavori più diversi. Nel 1952 si trasferì a New York per studiare recitazione alla Neighborhood Playhouse e nel 1954 entrò all'Actors Studio, scelto (assieme a Martin Landau) tra ben duemila aspiranti. Si fece notare a Broadway come sostituto di Ben Gazzara nella commedia A hatful of rain di M.V. Gazzo e nel 1956 venne subito scritturato per debuttare sullo schermo, nel ruolo di Fidel, in Somebody up there likes me (Lassù qualcuno mi ama) di Robert Wise, melodrammatica biografia romanzata del pugile Rocky Graziano, interpretato da Paul Newman. Ebbe quindi il suo primo ruolo da protagonista in The blob (1958; Fluido mortale) di Irvin S. Yeaworth, classico della fantascienza e felice metafora della guerra fredda. Acquisita una vasta popolarità con la serie televisiva Wanted: dead or alive (1958), fu uno dei pistoleri di The magnificent seven (1960; I magnifici sette) di John Sturges, film che riscosse un enorme successo internazionale. La consacrazione definitiva, che proiettò McQ. nell'olimpo delle grandi star hollywoodiane, giunse con il ruolo del capitano Virgil Hilts in The great escape (1963; La grande fuga), sempre per la regia di Sturges e altro strepitoso successo commerciale, in cui è un ufficiale rinchiuso in un campo di concentramento nazista che, dopo diversi, goffi e malriusciti tentativi di fuga, partecipa con tutti i prigionieri alleati a una sfortunata quanto spettacolare e rocambolesca evasione, nel suo caso in motocicletta. Dopo una parentesi nel genere della commedia con Soldier in the rain (1963; Soldato sotto la pioggia) di Ralph Nelson e con Love with the proper stranger (1963; Strano incontro) di Robert Mulligan, interpretò in The Cincinnati Kid (1965; Cincinnati Kid) di Norman Jewison la parte di un asso del poker in ascesa che si scontra con il miglior giocatore d'America e finisce sconfitto. Fu quindi il meticcio che vendica lo sterminio della propria famiglia nel western Nevada Smith (1966) di Henry Hathaway, il marinaio in missione nella Cina degli anni Venti di The sand pebbles (1966; Quelli della 'San Pablo'), kolossal bellico di Robert Wise (per il quale McQ. ottenne una nomination all'Oscar) e il ladro gentiluomo di The Thomas Crown affair (1968; Il caso Thomas Crown), ancora diretto da Jewison. In particolare nel serrato e coinvolgente thriller Bullitt di Yates, in cui diede il volto all'omonimo tenente di polizia, McQ. disegnò il più complesso e sfaccettato dei suoi antieroi, confezionando un'interpretazione magistrale. L'estrema bravura dimostrata venne confermata nel successivo The reivers (1969; Boon il saccheggiatore) diretto da Mark Rydell. Nel 1971 ebbe l'occasione di impersonare sullo schermo un pilota da corsa in Le Mans (Le 24 ore di Le Mans) di Lee H. Katzin e fu diretto nel 1972 per la prima volta da Sam Peckinpah nel ruolo del cowboy da rodeo in Junior Bonner (L'ultimo buscadero), elegia crepuscolare sul tramonto del mito del West. Il film fu un fallimento commerciale, ma Peckinpah e McQ. si rifecero quello stesso anno con l'eclatante successo di The getaway (Getaway!), in cui McQ. interpretò alla perfezione la figura del rapinatore Carter 'Doc' McCoy, in fuga verso il Messico inseguito dalla polizia. Ormai sulla cresta dell'onda, recitò nelle più grosse produzioni dell'epoca: fu ingaggiato per interpretare l'evaso dalla Cayenna nell'epico kolossal Papillon (1973) di Franklin J. Schaffner, e l'anno successivo il taciturno capo dei pompieri nel film catastrofico, grande successo di pubblico, The towering inferno (1974; L'inferno di cristallo) di John Guillermin e Irvin Allen. Seguì un periodo difficile della sua vita che lo costrinse a concedersi una pausa. Tornò con il modesto An enemy of the people (1978; Un nemico del popolo) di George Schaefer, di cui fu anche produttore esecutivo. Il declino risultò evidente, più che nel deludente The hunter (1980; Il cacciatore di taglie) di Buzz Kulik, in Tom Horn (1980) di William Wiard, western antiepico in cui McQ. offrì con asciutta intensità la sua ultima interpretazione dello struggente personaggio di un pistolero disilluso alla deriva in un mondo che lo rifiuta e lo tradisce.
C. St. Charnez, The films of Steve McQueen, Secaucus (NJ) 1984.
T. Satchell, Steve McQueen, London 1981.
W.F. Nolan, McQueen, New York 1984.
P. Spiegel, McQueen: the untold story of a bad boy in Hollywood, Garden City (NY) 1986.