GARDINER, Stephen
Ecclesiastico e uomo politico inglese, nato a Bury St. Edmunds verso il 1491. Dottore in diritto civile nel 1520 e in diritto canonico nel 1521, rettore dal 1525 di Trinity Hall, a Cambridge, ebbe la fortuna di diventar segretario dell'onnipotente card. Wolsey, nel 1525: e così si aprì per lui la via agli alti incarichi. G. era non solo un eccellente canonista, ma un diplomatico di prim'ordine, d'una abilità estrema congiunta con una grande audacia; ond'è che dopo una prima missione in Francia, nel 1527, fu inviato dal Wolsey, nel 1528, insieme con Edward Foxe, a papa Clemente VII per ottenere la risoluzione del matrimonio tra Enrico VIII e Caterina d'Aragona. Il risultato della missione fu la bolla con cui si delegava al card. Campeggio e al Wolsey la facoltà di decidere. Rinviato a Roma nel gennaio 1529, dovette sostenervi, in pieno concistoro, la causa del re, contro il tentativo di Carlo V di far revocare la causa a Roma direttamente. Era così riuscito ad assicurarsi il favore del re, che lo nominò suo primo segretario (luglio 1529); e pertanto anche dopo la caduta del Wolsey (1530) si mantenne in sella; anzi, unito ora con Fox e Cranmer, fu inviato a Cambridge a richiedere il parere dell'Università sul divorzio, e nel 1531 ottenne il vescovato di Wincester, ch'era già stato di Wolsey. Cadde un momento in disgrazia nel 1532, quando con Tommaso More fece respingere dalla Camera Alta la "sottomissione del clero" al re, deliberata dall'assemblea dei prelati; ma seppe ritornare in grazia accettando di servire la causa del re, difendendolo completamente nella causa del divorzio a tal punto da prestarsi a giustificare, presso Francesco I di Francia, la condanna a morte del vescovo di Rochester, John Fischer. Il suo potere crebbe col tempo: ed egli appare verso il '35 come uno dei capi, anzi come il capo del partito moderato, in contrasto con il potentissimo Thomas Cromwell, che lo allontana dalla corte, inviandolo in Francia come ambasciatore. L'urto fra i due uomini si acuisce: G. al ritorno dalla sua missione, lavora accanitamente per abbattere il suo rivale. Nell'aprile 1540 G. entra nel consiglio privato; il 10 giugno Cromwell è arrestato e la sua fortuna crolla di colpo. E a Cromwell G. succede come cancelliere dell'università di Cambridge. Nel '43 tocca a lui consacrare il matrimonio di Enrico VIII con la sua sesta moglie Caterina Parr.
Tuttavia G., pur professando piena devozione al re, era rimasto dottrinalmente un ortodosso, in aperto contrasto coi novatori; e fu uno dei capi del partito dei moderati, di cui egli redasse, si può dire, il manifesto, nel De Vera Oboedientia (1535). In questo trattato G. giustifica e il divorzio del re e il titolo che questi ha assunto di capo supremo della Chiesa d' Inghilterra, riconoscendo sì al pontefice romano una certa primazia di fronte ai capi delle singole chiese nei varî stati, ma negandogli recisamente qualsiasi ingerenza negli affari delle chiese nazionali e qualsiasi potere sui loro capi (cioè su̇i principi). Tuttavia non solo G. voleva che il potere regio fosse limitato dalle leggi; ma era nettamente avverso a qualsiasi innovazione nel campo dottrinale, rimanendo invece in questo fedele all'ortodossia cattolica. Fu aspramente avverso ai luterani; polemizzò con Butzer, sostenne la dottrina cattolica sull'Eucaristica, avversò qualsiasi intesa con i luterani di Germania. La sua posizione è così netta, al proposito, che da parte dei riformati il periodo della sua prevalenza nel consiglio del re, cioè gli ultimi anni di regno di Enrico VIII, è considerato come un periodo di reazione cattolica: e certo in gran parte si deve all'opera di G. e dei suoi amici se, durante il regno di Enrico VIII, il dogma cattolico resistette in Inghilterra contro le tendenze luterane.
Questo atteggiamento spiega la sua disgrazia sotto Edoardo VI. I suoi sforzi contro la politica dei novatori nel campo del dogma, cioè contro la politica del partito ora dominante, fallirono: e il G. fu imprigionato nella Torre di Londra, privato del suo vescovato, escluso dal consiglio privato, deposto dal cancellierato dell'università di Cambridge. Solo con l'avvento al trono della regina Maria poté riavere le sue cariche e tornar in favore: anzi, il 23 agosto 1553, divenne gran cancelliere del regno. Si sottomise allora al papa, riconoscendo l'autorità della Chiesa di Roma, e perseguitò aspramente i riformati. Il 12 novembre 1555 moriva a Whitehall.
Bibl.: J. A. Muller, Stephen Gradiner and the Tudor Reaction, Londra 1926. Per la sua azione nel partito moderato sotto Enrico VIII, G. Constant, La Réforme en Angleterre, I, Le Schisme Anglican. Henri VIII, Parigi 1930; L. Gillaw, Bibliographical Dictionary of the English Catholics, Londra 1885, II, 368-387.