Frears, Stephen
Regista cinematografico inglese, nato a Leicester il 20 giugno del 1946. Una delle figure più significative della new wave inglese degli anni Ottanta, F. ha contribuito al rilancio della cinematografia del suo Paese, all'interno di un movimento, definito British renaissance, sorto senza effettuare proclami né elaborare manifesti. Grazie a una legislazione volta a stimolare le produzioni (la tax shelter) e a causa dell'inasprirsi, in piena epoca thatcheriana, dei conflitti sociali che hanno favorito la riflessione e la ricerca tematica, F. si è proposto all'attenzione internazionale con un cinema inizialmente molto attento alle classi subalterne e alle minoranze, ma filtrato attraverso la conoscenza del Free Cinema e l'esperienza di lavoro per la televisione e per la pubblicità. Tali sollecitazioni hanno consentito la realizzazione di opere controverse e a tratti discontinue, a volte coraggiose e innovative come My beautiful laundrette (1985; My beautiful laundrette ‒ Lavanderia a gettone), altre più convenzionali nella messa in scena come The snapper (1993) o The van (1996; Due sulla strada), ma sempre di notevole efficacia visiva. F., che non è mai stato legato a una visione autoriale del cinema (non scrive infatti le storie che gira), si propone invece come ottimo director dei testi di scrittori come Hanif Kureishi, Roddy Doyle, Jim Thompson, Nick Hornby.
Dopo gli studi a Cambridge e la laurea in legge, abbandonò gli studi di diritto e si innamorò del teatro, allora sotto l'influenza dominante dei cosiddetti Angry Young Men, i giovani arrabbiati del teatro e della letteratura inglesi le cui esperienze confluirono poi in quelle del Free Cinema. F. cominciò a lavorare al Royal Court Theatre sotto la direzione di Karel Reisz di cui divenne in seguito assistente alla regia per il film Morgan, a suit-able case for treatment (1966; Morgan matto da legare). Successivamente conobbe Lindsay Anderson, di cui fu l'assistente per If… (1968; Se…), e Albert Finney, con il quale realizzò il suo primo film da regista, Gumshoe (1971; Sequestro pericoloso), una satira dei detective movies americani che vide l'attore nel ruolo di un investigatore privato romantico e sognatore. Ma quell'esordio, invece di aprirgli la strada del cinema, diede l'avvio a una brillante carriera televisiva (lunga ben dodici anni), durante la quale F. diresse serie di successo come Play for today (1975), Bloody kids (1979), Saigon: year of the cat (1983).
Nel 1984 F. è tornato al cinema con The hit (Vendetta), un thriller girato in Spagna con Terence Stamp, ma è stato grazie alla collaborazione con lo scrittore anglopakistano Kureishi che ha realizzato My beautiful laundrette, l'opera che lo ha lanciato a livello internazionale. Girato inizialmente in 16 mm per la BBC, il film, interpretato dall'emergente Daniel Day-Lewis, ha sorpreso per la freschezza narrativa con la quale racconta le dinamiche interne alla comunità pakistana, la cultura dei gruppi punk e le problematiche dell'omosessualità. Il sodalizio con Kureishi è continuato con Sammy and Rosie get laid (1987; Sammy e Rosie vanno a letto), storia ambientata come la precedente nelle periferie londinesi dell'era thatcheriana, e sospesa tra realismo sociale e racconto di coppia. Dello stesso anno è Prick up your ears (Prick up ‒ L'importanza di essere Joe), biografia della breve e spericolata vita del commediante Joe Orton e del suo amante omosessuale che lo uccise nel 1967.
Il film che lo ha fatto conoscere a un pubblico sempre più ampio è stato però quello di produzione anglo-statunitense Dangerous liaisons (1988; Le relazioni pericolose), tratto dal romanzo epistolare pubblicato nel 1782 di P.-A.-F. Choderlos de Laclos, in cui viene descritta l'aristocrazia 'prima della rivoluzione' e vengono presentate le 'relazioni' come elemento rivelatore delle dinamiche della società nel suo complesso, attraverso uno sguardo che a molti ha fatto pensare all'Inghilterra degli anni Ottanta, più che alla Francia del Settecento. Il successo del film (vincitore di tre Oscar) gli ha permesso di lavorare negli Stati Uniti, dove ha esordito brillantemente con The grifters (1990; Rischiose abitudini), tratto da un romanzo di Thompson, noir moderno, cupo e tagliente, prodotto da Martin Scorsese, sui piccoli delinquenti che ruotano attorno alle società del gioco d'azzardo. Ironica e amara commedia sui mass media interpretata da Dustin Hoffman, il successivo Hero (1992; Eroe per caso) è stato il primo film diretto da F. per una major hollywoodiana (la Columbia Pictures). Tornato in patria, nel 1993 ha iniziato la collaborazione con lo scrittore R. Doyle, con il quale ha realizzato prima The snapper, storia di una famiglia qualunque della periferia di Dublino, tra problemi economici e grandi bevute, e successivamente The van. Con Mary Reilly (1996) invece, F. ha creato un horror raffinato e inquietante, raccontando The strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde di R.L. Stevenson dall'originale punto di vista della cameriera, interpretata da Julia Roberts. Del 1998 è l'anomalo The Hi-Lo country, non un western ma ‒ come sottolineato dallo stesso F. ‒ una vicenda di cowboys ambientata nel New Mexico alla fine della Seconda guerra mondiale (Orso d'argento al Festival di Berlino). Un grande successo ha ottenuto High fidelity (2000; Alta fedeltà), trasposizione del romanzo di Hornby e opera fortemente voluta dall'attore John Cusack, anche co-sceneggiatore, mentre F. in realtà è stato in questo caso un puro 'esecutore'. Dello stesso anno è Liam, storia di una famiglia cattolica operaia nel periodo della Grande depressione. Ha successivamente diretto Dirty pretty things (2002), presentato al Festival di Venezia.
E. O'Neill, Stephen Frears, Paris 1999.