TOULMIN, Stephen Edelston
Filosofo inglese, nato a Londra il 25 marzo 1922. Laureatosi in matematica e fisica a Cambridge nel 1942, conseguì il Ph.D., sempre a Cambridge, nel 1948. Lecturer di filosofia della scienza a Oxford (1949-55), successivamente (1955-59) ha insegnato nell'università di Leeds (Yorkshire) ed è stato direttore dell'unità di storia delle idee della Nuffield Foundation di Londra (1960-65). Trasferitosi negli Stati Uniti, ha insegnato alla Brandeis University di Waltham (Massachusetts), alla Michigan State University di East Lansing, all'università di Chicago e alla Northwestern University di Evanston (Illinois), dove dal 1992 è professore emerito.
Allievo di L. Wittgenstein a Cambridge, T. è stato profondamente influenzato dalla tarda filosofia wittgensteiniana, i cui metodi e presupposti ha esteso tanto all'etica quanto alla filosofia della scienza. La sua riflessione etica, volta a delineare "la natura del ragionamento etico", lo ha condotto a individuare nelle "buone ragioni" per scegliere o approvare un comportamento la caratteristica del giudizio etico e a considerare buone, e quindi eticamente corrette, quelle ragioni in base alle quali si scelgono linee di condotta che consentono di "armonizzare" i desideri e le azioni dei membri di una comunità, ovvero, in termini che si avvicinano a una forma di utilitarismo, di minimizzare le loro sofferenze. L'interesse per le varie forme di ragionamento (etico, scientifico, del linguaggio comune) ha successivamente impegnato T. in una polemica nei confronti dei tentativi di ricondurle ai modelli deduttivi della logica formale. In forma più specifica, tale polemica è stata articolata da T. nei confronti dell'epistemologia del neopositivismo, al cui formalismo ha contrapposto una "tassonomia" delle tecniche e delle procedure esplicative vigenti all'interno dei diversi settori della ricerca scientifica. Di qui l'interesse di T. per la storia della scienza, ritenuta il necessario complemento di ogni indagine epistemologica, volta a delineare le effettive pratiche, storicamente mutevoli, operanti nella ricerca scientifica. Questo approccio alla filosofia della scienza − che insieme con quelli di N.R. Hanson e Th. Kuhn avrebbe determinato il crollo delle ambizioni logiciste del neopositivismo −è stato sistematizzato da T. in una concezione evoluzionistica della "comprensione umana" secondo la quale le tradizioni scientifiche e intellettuali − e con esse le stesse procedure cognitive ed esplicative − evolvono e mutano, sotto la spinta di innovazioni concettuali, tecnologiche e sociali, in forza di un processo di variazione e selezione.
Opere principali: The place of reason in ethics (1950; trad. it., Ragione ed etica, 1970); The philosophy of science: an introduction (1953; trad. it., 1968); The uses of argument (1958; trad. it., 1975); Foresight and understanding (1961; trad. it., 1982); Human understanding (1972); Wittgenstein's Vienna, in collaborazione con A. Janik (1973; trad. it., La grande Vienna, 1975); The return to cosmology (1982); The abuse of casuistry. A history of moral reasoning, in collaborazione con A.R. Jonsen (1988); Cosmopolis (1989; trad. it., 1991).
Bibl.: E. McMullin, Logicality and rationality: a comment on Toulmin's theory of science, in Boston studies in the philosophy of science, ix: Philosophical foundations of science, a cura di R.J. Seeger e R.S. Cohen, Dordrecht-Boston 1974, pp. 415-30; G. Giorello, Filosofia della scienza e storia della scienza nella cultura di lingua inglese, in L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, 9, Milano 19762; I.C. Jarvie, Toulmin and the rationality of science, in Boston studies in the philosophy of science, xxxix: Essays in memory of I. Lakatos, a cura di R.S. Cohen, P.K. Feyerabend e M.W. Wartofsky, Dordrecht-Boston 1976, pp. 311-33; S. Bolognini, "Storia" e "politica" in S.E. Toulmin, Milano 1983.