RAZIN, Stepan (Sten′ka) Timofeevič
Capo di una rivolta di cosacchi e di contadini del Volga nella seconda metà del sec. XVII. Circa il 1667 R., che era un cosacco, riunì e organizzò sul Don una banda di briganti, che era composta di fuggitivi servi della gleba, di cosacchi predoni, di battellieri, di settarî, di strel′cy, dei cosiddetti "golyt′ba", come si chiamano i cosacchi nullatenenti per distinguerli dai cosacchi del Don, possessori di terreni. R. marciò lungo il Volga nel 1667, turbando e ostacolando il commercio russo con la Persia. Nel 1668-69 la sua banda andava saccheggiando la costa persiana del Mar Caspio. I voivodi di Astrachan, intimiditi da R., lo lasciarono nell'autunno 1669 avanzare nel territorio del Don passando per Astrachan. Nella primavera del 1670 R. fomentò una rivolta contro i bojari, si spinse sul Volga impadronendosi di Caricyn′, Astrachan, Saratov e Samara. Nei distretti di Tambov-Penza, Simbirsk, Kazan′ e nel bacino del Volga, che erano colonizzati da gente al servizio dello zar o dei monasteri, arse la rivolta dei servi della gleba mentre nelle città la plebe si sollevava contro i possidenti. Ceremissi, Ciuvasci, Mordvini, Tatari aderirono alla rivolta. La potenza del governo moscovita fu scossa nel sud-est. Sin nella Russia centrale e settentrionale fu sensibile nelle masse un'irrequietezza derivata dall'organizzata guerra civile sul Volga. Ma la marcia vittoriosa di R. ebbe fine nell'autunno 1670. Truppe istruite e armate sul modello occidentale liberarono nell'ottobre Simbirsk assediata dai ribelli. Una tremenda carestia nel 1670-71 diede il tracollo alla rivolta. Nella primavera del 1671 R. cadde prigioniero; condannato a morte il 6 giugno, fu giustiziato con il fratello il 24 settembre in Mosca. Nei canti popolari rimase vivo il ricordo della rivolta e la figura del R.
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