STENDARDO e GONFALONE (ant. ted. gunfano "bandiera di guerra"; ant. fr. gonfanon)
Sono insegne per lo più di forma rettangolare, in tela, seta o velluto, talvolta bipartite o listate e frangiate, spesso dipinte o ricamate, distese in tutta la loro larghezza sul pennone attaccato orizzontalmente a un'asta verticale.
Queste voci sono spesso usate quali sinonimi di bandiera (v.), la qual parola meglio si applica alle insegne militari o della marina, pendenti da un lato dell'asta, e il cui formale è dato specialmente dai colori. I lessicografi dicono che il gonfalone sia proprio dei comuni e lo stendardo della Chiesa, ma la chiesa romana usò il gonfalone (v. gonfaloniere) con le chiavi a croce di S. Andrea sotto l'ombrello conico, come pure il comune di Roma ebbe il suo gonfalone che fregiava delle lettere S. P. Q. R. Sta di fatto che, specialmente nel Medioevo, l'una e l'altra parola fu applicata indifferentemente alle insegne militari, civili e religiose.
Le confraternite, costituitesi dopo il 1260, come loro insegne assunsero stendardi o gonfaloni che si portavano in processione nelle feste civili e religiose, e nelle calamità pubbliche, come in tempo di moria. La più antica confraternita romana, quella dei Raccomandati, fino dal sec. XIV prese il nome di confraternita del Gonfalone, nome confermatole nel 1486 da Innocenzo VIII. Speciale importanza ebbero nell'Umbria dove se ne fissò l'iconografia: uno dei tipi più frequenti presenta la Madonna della Misericordia con i devoti sotto il manto aperto, raccomandati dai santi patroni e dai santi antipestosi, in basso la veduta della città o castello, in alto il Redentore irato in atto di scagliare frecce che si spezzano sul manto della Vergine. Perugia nella sua Galleria e nelle chiese ne conserva il maggior numero, dipinti da Nicolò da Foligno detto l'Alunno, dal Bonfigli, B. Caporali, Berto di Giovanni, Giannicola di Paolo.
Bibl.: L. Ruggeri, L'arciconfraternita del Gonfalone in Roma, Roma 1886; W. Bombe, Gonfaloni umbri, in Augusta Perusia, II (1907), p. i segg.; U. Gnoli, Il gonfalone della peste, in Boll. d'arte, 1911, p. 63 segg.