STELVIO (A. T., 24-25-26)
Piccolo paese della Venezia Tridentina, situato a 1310 m., su una pendice alla sinistra del Rio di Solda, affluente dell'Adige, tra campi coltivati. Oggi ha 903 ab. ed è aggregato al comune di Prato allo Stelvio, ma ebbe maggiore importanza in passato, quando nella valle erano in attività miniere di rame; era anzi allora il maggior centro della valle (detta ora Valle di Trafoi) e ha dato nome al celebre passo.
Il Passo dello Stelvio. - Conduce dalla Valle di Trafoi, per l'orrida gola detta Bocca del Braulio, a Bormio e perciò mette in comunicazione l'alta Val Venosta con l'alta Valtellina. È a 2759 m. s. m., tra la Punta Rosa a nord (3028 m.), la Punta del Chiodo (3248 m.) e il Livrio (3175 m.) a sud; questi due ultimi facenti parte del ghiacciato massiccio dell'Ortles (l'estremità di un ghiacciaio, detto pure dello Stelvio, scende fino a pochi metri dal passo); inerpicandosi arditamente a un'altezza non raggiunta da alcun'altra rotabile alpina, costituisce oggi un tronco della strada statale n. 38 (Bolzano-Colico). Sul versante atesino, il percorso da Spondigna (890 m. s. m.) al passo è lungo km. 27,6 e comprende 45 risvolte principali; sul versante lombardo il tratto dal passo a Bormio (1225 m. s. m.) è di 23,3 km. La strada è normalmente chiusa al traffico da ottobre a fine giugno. Vicinissimo al passo si erge il Pizzo Garibaldi (m. 2481) sul quale prima del 1919 si incontravano i tre confini: italiano, svizzero e austriaco.
Storia. - Nel Medioevo, la corrente commerciale, da Bormio verso la Valle Venosta o l'Engadina, non s'indirizzava per il valico dello Stelvio, che con la sua grande altitudine non si prestava eccessivamente al traffico, ma verso i valichi di Ombragio (oggi S. Maria) e di Fraele, più bassi e accessibili. Solo nell'età napoleonica s'impostò il problema della via dello Stelvio: infatti nel 1808 s'iniziarono pratiche da parte del dipartimento dell'Adda, per una via che da Bormio passasse per la Valle del Braulio e la Val Monastero, e nel 1823 l'ingegnere Ferranti redigeva un primo progetto per una strada dello scartamento di m. 2,70. Finalmente nel 1818 veniva studiato e approvato un nuovo progetto dell'ing. C. Donegani, autore della strada del Lario e dello Spluga: i lavori vennero iniziati nel 1820 e furono terminati cinque anni dopo: la lunghezza risultò di km. 49,214 (da Bormio a Trafoi) e la larghezza media di m. 5. Nel versante venostano, battuto facilmente dalle valanghe, furono costruiti quasi 5 chilometri di gallerie paravalange, con capriate di legno: alcune di queste, però, furono travolte da lavine, altre, le più alte, incendiate nel 1848 dagl'insorti valtellinesi. Le opere accessorie (le 4 cantoniere della Valle del Braulio, la caserma di Sottostelvio [Trafoi] e simili), furono costruite in prosieguo di tempo. La strada fu percorsa la prima volta, ufficialmente, dall'imperatore Francesco I nel 1832, anno in cui s'iniziò pure un regolare servizio di diligenze fra Milano e Landek, via Stelvio.
Su questa strada avvennero varî fatti d'arme: nel 1848 una colonna di volontarî valtellinesi, al comando del col. D'Apice, presidiò il giogo per più di quattro mesi (marzo-agosto), ributtando sempre vittoriosamente gli attacchi austriaci (16 giugno, 11 agosto) e ivi il 12 agosto i difensori dello Stelvio e del Tonale, prima di sciogliersi, proclamarono la Repubblica Italiana. Nel 1859 è Garibaldi che sconfigge a Bagni Nuovi di Bormio gli Austriaci, occupando la strada fino all'11ª cantoniera. Nel 1866 il colonnello della Guardia Nazionale di Valtellina, mediante manovra avvolgente, mette in rotta al Ponte del Diavolo, inseguendoli fino al giogo, i Kaiserjäger austriaci calati fino sotto a Bormio.
Operazioni militari durante la guerra mondiale. - Gli Austriaci, in previsione dello sconfinamento italiano, si erano quivi afforzati sulla linea di frontiera. Il 24 maggio 1915, le truppe italiane occuparono il Monte Scorluzzo, che dava il pieno dominio del passo; ma il 25 esso venne abbandonato, in seguito a ordini superiori forse perché si temevano sorprese. Italiani e Austriaci rimasero così a fronteggiarsi presso la linea di confine, fino al termine della guerra, senza operazioni notevoli, salvo talune piccole azioni di rettifica o migliormento della linea difensiva, interessanti sopra tutto per l'elevata altitudine della zona. Il colle dello Stelvio fu occupato dagl'Italiani nella notte dal 3 al 4 novembre 1918, quando gli Austriaci l'ebbero abbandonato, per effetto della sconfitta di Vittorio Veneto.
Bibl.: G. Bertarelli, La strada dello Stelvio, in Le vie d'Italia, 1925; V. Adami, Doc. rel. alle vicende del 1848 in Valtellina, in Arch. stor. Svizz. Ital., III (1928).