STELLA, Tommaso detto il Todeschino
– Non si conoscono né la sua data di nascita né i nomi dei genitori; indicato spesso genericamente come veneto, o talora veneziano, non c’è sicurezza neppure sul luogo di nascita, mentre va esclusa Capodistria, cui tanti rimandano, in base al processo da lui subito nel 1558, dove apparve nettamente estraneo alla diocesi e al territorio istriano in genere.
Domenicano e famoso predicatore, nel 1539 fondò a Roma nella chiesa della Minerva la confraternita del Ss. Sacramento, per il culto dell’Eucarestia e la sua difesa, che poi dette origine all’omonima potente arciconfraternita, e che già il 30 novembre 1539 fu approvata con bolla da Paolo III. A questa confraternita si associò anche l’amico Ignazio di Loyola, che ne scrisse in Spagna raccomandandola (Walz, 1961, p. 121).
Nel 1544 divenne vescovo di Salpi e suffraganeo di Adria, amministrata dal potente cardinale Gian Domenico De Cupis. Incorporata Salpi nella diocesi di Trani, ottenne nel 1547 la diocesi di Lavello che resse fino al 1549. Partecipò al Concilio di Trento e si distinse predicando, a Bologna e a Ferrara, e partecipando fattivamente alle discussioni conciliari. Incappò anche in un incidente, essendo sorti dei sospetti per una sua omelia sulla grazia, ma tutto si risolse facilmente (Concilium Tridentinum..., 1965-2001, I, pp. 832 s.). Come l’amico l’inquisitore Annibale Grisonio, egli era infatti un prezioso strumento per la nuova congregazione dell’Inquisizione e per la Curia papale in genere. La sua fortuna probabilmente, oltre al suo carattere, gli causò difficoltà e lotte all’interno dell’Ordine (Archivio di Stato di Firenze, Carte Cerviniane, 43, c. 39r, 44, Lettere di Tommaso Stella, c. 28r), ma la sua carriera tutta esterna al chiostro non subì inciampi, tanto che si pensò nell’aprile del 1549 di nominarlo suffraganeo a Bologna e a giugno venne indicato come effettivamente eletto (Concilium Tridentinum..., cit., p. 837; Archivio di Stato di Bologna, Senato, Diari, reg. 1, c. 54r).
Scoppiato il caso di Pietro Paolo Vergerio a Capodistria, proprio Stella fu designato a subentrargli il 21 agosto 1549, venendo così definito dal suo predecessore «il lupo e l’adultero Todeschino» (Il processo..., a cura di M. Firpo - D. Marcatto, 1989, p. 83) e attaccato con simile durezza da Francesco Negri (1550, pp. B2v-B3r, Q2r), benedettino, convertito alla Riforma ed esule a Chiavenna. Quando il vescovo di Bergamo Vittore Soranzo fu inquisito e costretto a lasciare la diocesi, affidata a un vicario, il 20 novembre 1551 Stella fu fatto lì suffraganeo.
A Capodistria, città molto legata alla famiglia Vergerio, egli poté valersi di un vicario fedele ed energico, Gerolamo Brazzi (Brathi), notevole esempio dell’importante ruolo ricoperto da molti vicari in questi decenni tormentati e nelle assenze del vescovo, specie nel periodo trentino. A fronte delle resistenze dei capitoli e delle famiglie, in un clima non certo a lui favorevole, Stella sembrò seguire all’inizio una condotta di governo moderata, anche se rigorosa. Fu attento predicatore, data la sua specifica esperienza, e raccolse una larga credibilità, che ne fece quasi un tutore di quanti ritenevano di aver subito dei soprusi, ricorrendo piuttosto al vescovo e facendosi proteggere dai suoi monitori. Ma nel 1558 Vergerio scese fino a Duino, in territorio austriaco, per incontrare molti amici e per diffondere testi riformati che curava egli stesso. Nel 1558 Annibale Grisonio, che era capodistriano, fu nominato commissario inquisitoriale per Istria, Dalmazia e Friuli, con il potere di avocare i processi aperti presso il tribunale vescovile. Agì con grande rigore e persino Stella dovette subire un’indagine per alcune accuse nate da sue leggerezze, acuite dagli odi locali (Paolin, 1999). Grisonio risolse di non procedere oltre contro di lui, ma senza assolverlo. Stella comunque già dall’anno precedente sembrava aver cambiato stile, facendosi più duro, per cui divenne maggiormente rigoroso intervenendo tra l’altro con più decisione contro la mancata residenza e gli altri abusi del clero, inoltre, nel dicembre del 1559, piegò con decisione il capitolo di Capodistria (Trieste, Archivio della Curia vescovile, Archivio diocesano di Capodistria, b. 8, cc. 187v s.). In vista della ripresa del Concilio nel novembre del 1560 fu fatto un nuovo breve processo, senza ricordare la sua professione di simpatia per Morone (ibid., c. 182rv, 23 novembre 1559), e venne assolto, così poté essere presente a Trento come già a Bologna, fedele alle direttive romane.
In diocesi il vicario lo supportò fattivamente nel controllo sul clero e intervenendo contro ogni deviazione, minacciando la scomunica contro concubinari, laici e non, o inconfessi. In genere Stella apparve sempre ben più attivo dell’inquisitore locale e per alcuni interventi, anche contro il clero, si alleò con il potere civile. Nel maggio del 1564 tenne un sinodo, dopo quelli del 1557, 1558 e 1561 sui quali abbiamo meno documentazione, con un documento di apertura di forte segno controriformistico (ibid., cc. 36r-43v). Sia lui sia il vicario raccolsero molta ostilità, talora con espressioni di aperto odio, tanto che il 10 novembre 1565, alla notizia della morte di Stella, avvenuta a Capodistria forse il giorno prima o all’alba del 10, il popolo assalì il vescovato devastandolo.
Il giorno seguente il capitolo nominò Brazzi come sostituto in attesa del nuovo vescovo. Il vicario immediatamente denunciò la violenza arrecata dalla città e minacciò la scomunica contro quanti non avessero restituito il maltolto e chiesto perdono, ma dovette reiterare per lo scarso successo ottenuto (ibid., b. 11, c. 326r bis).
Opere. Li capituli, statuti et ordinationi della venerabile Compagnia del sacratissimo Corpo di Christo, posta nella chiesa della Minerva della città di Roma, Roma, Steffano de Nicolini de Sabio, 1542; Reveren. domini d. Thomae veneti Oratio habita in sexta publica sessione generalis Concilii Tridentini, de iustificatione, s.n.t. (1562?); oltre ai testi editi, Quetif - Echard (1721) cita due opere che non sono al momento reperite: Tractatus de caritate Christi e Orationes variae.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Bologna, Senato, Diari, reg. 1 (1549-1551); Senato, Lettere, s. I, vol. 8; Archivio di Stato di Firenze, Carte Cerviniane, 43; Lettere di Tommaso Stella, 44; Archivio di Stato di Venezia, Sant’Uffizio, b. 4, f. Uno processeto per messer Annibal Grisonio..., f. Lettere di Tommaso Stella e Lettere di Annibale Grisonio, f. Opposizione dei capodistriani..., b. 7, f. 20, Uno processetto per messere Annibal Grisonio; Trieste, Archivio della Curia vescovile, Archivio Diocesano di Capodistria, bb. 8-11; S. Ehses, Briefwechsel zwischen dem Kardinal Johann Morone und dem Bischof Thomas Stella von Capo d’Istria (1562), in Briefmappe, Zweites Stück, Münster 1922, pp. 137-145; Concilium Tridentinum: diariorum, actorum, epistularum, tractatuum: nova collectio, I-XIII, Friburgi Brisgoviae 1965-2001, I, III, V, VI, VIII, IX, X, ad ind.; Il processo inquisitoriale del cardinal Giovanni Morone. Edizione critica, a cura di M. Firpo - D. Marcatto, V, Roma 1989, p. 83, n. 12 (con ricca bibliografia); I processi inquisitoriali di Vittore Soranzo, 1550-1558. Edizione critica, a cura di M. Firpo - S. Pagano, I-II, Città del Vaticano 2004, I, p. LI, II, p. 588, n. 1.
F. Negri, Della tragedia [...] intitolata Libero arbitrio, s.l. 1550 (1551); I. Quetif - I. Echard, Scriptores Ordinis Praedicatorum recensiti..., II, Lutetiae Parisiorum 1721, pp. 197 s.; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica da S. Pietro sino ai nostri giorni, I, Venezia 1840, p. 305; J. Rainieri, Diario bolognese, Bologna 1887, pp. 107-109, 119-123; I. Taurisano, Il P. T. S. apostolo del SS. Sacramento, in Il SS. Sacramento, 1938, pp. 84-88, 103-105; Id., I Domenicani, in Il contributo degli ordini religiosi al Concilio di Trento, a cura di P. Cherubelli, Firenze 1946, pp. 19-55 (in partic. pp. 46 s.); G. Schurhammer, Franz Xaver. Sein Leben und seine Zeit, I, Freiburg 1955, p. 481; P. Paschini, Venezia e l’Inquisizione romana da Giulio III a Pio IV, Padova 1959, pp. 83-86; K. Eubel - G. van Gulik, Hierarchia catholica, III, Patavii 1960, pp. 216, 221, 290; A. Walz, I domenicani al Concilio di Trento, Roma 1961, pp. 109 s., 121, 123, 125, 127 s., 131, 149 s., 156 s., 175, 180 s., 192, 211-213, 215, 217, 219, 221 s., 290, 301, 307, 309, 311, 323, 335, 350, 355 s., 359, 376 s., 379, 384, 387, 389, 394; F. Valenti, Il carteggio di padre Girolamo Papino informatore estense dal Concilio di Trento durante il periodo bolognese, in Archivio storico italiano, CXXIV (1966), pp. 303-417 (in partic. p. 346); A. Jacobson Shutte, Pier Paolo Vergerio: the making of an Italian reformer, Genève 1977, pp. 208 s., 237, 247; M. Marzola, Per la storia della chiesa ferrarese nel secolo XVI, II, Torino 1978, p. 107; G. Paolin, I processi del vescovo di Capodistria T. S., successore di Pier Paolo Vergerio, in Acta Histriae, VII (1999), 2, pp. 231-279; E. Brambilla, Alle origini del Sant’Uffizio: penitenza, confessione e giustizia spirituale dal medioevo al XVI secolo, Bologna 2000, p. 248; G. Paolin, La riforma del clero a Capodistria nel Cinquecento, in Acta Histriae, IX (2001), 1, pp. 143-162; M. Firpo, Vittore Soranzo vescovo ed eretico. Riforma della Chiesa e Inquisizione nell’Italia del Cinquecento, Bari-Roma 2006, pp. 469 s., 473.