STELE (στήλη)
Lastra oblunga di pietra o marmo, la quale, piantata ritta nella terra, o su apposita base, vale come indizio o segnale di qualche cosa: per lo più di un seppellimento, singolo o plurimo (stele funeraria). Talvolta la stele serve come termine, tal'altra come ex voto presso santuarî (stele votiva). L'importanza storica della stele risiede però essenzialmente nel suo uso e carattere funerario.
Il costume della stele funeraria incomincia ad apparire in Italia forse durante la civiltà enea e palafitticola. Certamente il costume è già accreditato nella fase di civiltà detta "villanoviana", quando sul terreno la rozza stele di pietra arenaria, ancora allo stato naturale, senza alcuna visibile traccia di digrossamento, facilmente sfugge all'attenzione. Esempî di stele, destituite d'importanza monumentale, si rinvennero nella necropoli di Timmari (Matera).
In pieno mondo miceneo s'incontrano, provenienti dal recinto sepolcrale regio di Micene, le prime stele squadrate (rettangolari) e scolpite, a rilievo basso e piatto, talune a motivi geometrici, altre con scene di caccia. Non si hanno testimonianze dell'uso della stele sepolcrale per l'oscuro periodo storico immediatamente successivo all'età micenea. Durante lo sviluppo dello stile "geometrico" (sec. IX-VIII), torna ad apparire in Grecia la stele allo stato quasi grezzo.
In Grecia, e più propriamente in Atene, la stele è dapprima una lastra di marmo squadrata, rettangolare, più alta che larga, piantata sopra apposito gradino di base, e sormontata da un breve timpano, quindi da un'elegante palmetta. Sopra una delle due facce si scolpisce il nome del defunto; il resto del campo disponibile viene occupato dal ritratto del morto, presentato in piedi, di profilo.
In qualche raro caso, sulla superficie liscia della stele si riscontrano le linee di un ritratto eseguito esclusivamente a colori (come sulla stele ateniese di Lisea). Forse anche più d'una delle stele ateniesi rinvenute anepigrafi e lisce era un giorno dipinta.
Contemporaneamente si hanno le prime stele funerarie scolpite, a rilievo piuttosto basso e piatto. Al periodo dell'arcaismo (sec. VI) appartiene ancora la stele di Aristione opera di Aristocle (v.). Non meno famosa è la stele scolpita da Alsenore (v.) di Nasso, trovata a Orcomeno (Beozia). Di concezione più complicata, per quanto non di età più recente, sono le stele spartane con la coppia funeraria seduta su trono (museo di Sparta), e qualche altra ben nota, come la stele di Farsalo (frammentaria), con due fanciulle affrontate (Louvre). La stele Albani (della collezione omonima, a Roma), ancora arcaica, con la figura della madre seduta, che vezzeggia il piccolo figlio, ci dà le proporzioni della stele funeraria classica, più larga e più bassa delle precedenti stele ateniesi.
Esempî illustri di stele della necropoli ateniese del Dipylon valgono a testimoniare i progressi della scultura greca del sec. V avanzato: come la stele di Hēgēsos della fine del sec. V (v. XVII, tav. CLXXIX), e quella del cavaliere Dexleos (393 a. C.; v. IX, tav. CLXIII). La crescente perizia e la sempre maggiore sicurezza anche nel campo tecnico induce gli scultori a passare dal bassorilievo all'altorilievo.
A questo punto però la stele, arricchendosi di una cornice all'intorno, sporgente in proporzione della profondità e rotondità delle figure, assume piuttosto il carattere di una edicola (v.). Anche nell'età artistica più avanzata non mancano, né cessano di essere usate come meno costose, le stele funerarie aniconiche, sormontate da palmetta e occupate sopra una faccia dal semplice nome scolpito del defunto. Sopra vasi dipinti, attici e italioti, si trovano spesso riprodotte stele funerarie ornate di bende e di corone.
Le stele sepolcrali greche, per la più gran parte ateniesi, scolpite nel sec. V e nel sec. IV, costituiscono un complesso estremamente vario e ricco, nel quale si riconoscono tutti gli stili e tutte le tendenze della scultura contemporanea. La composizione figurata però si mantiene costantemente in quella sobrietà di linee e di elementi costitutivi, che già caratterizza le stele arcaiche: con il campo occupato per intero da una o due figure, raramente da tre o più.
Nel caso di una figura isolata è certo che questa rappresenta la persona titolare del sepolcro. Nel caso di gruppi, il defunto è ordinariamente presentato seduto, in atto di stringere la mano alla persona da cui prende congedo. Con semplicità lo scultore greco ci presenta scene profondamente espressive d'intimità familiare, ricche di sentimento, di nostalgia, di accorata passione.
La legge di Demetrio Falereo, del 317 circa a. C., contro il lusso dei monumenti sepolcrali, pone termine improvvisamente alla maravigliosa fioritura delle stele funerarie attiche e successivamente, per riflesso, in tutta la Grecia. In piena età ellenistica fiorisce in talune parti del mondo greco il costume delle stele dipinte. Tali sono quelle di Pagase (Tessaglia), lastre marmoree esclusivamente dipinte, a soggetti in parte originali, in parte comuni alle stele attiche scolpite.
Un'evoluzione della stele funeraria, parallela a quella constatata nel mondo greco, si riscontra in Etruria. Dove alla stele liscia, aniconica, subentra già nel sec. VI un tipo di stele con figura e caratteri incisi superficialmente (stele vetuloniese di Aule Pheluske), e quindi la stele a rilievo pure basso, ma sempre più deciso e robusto: come nella stele fiesolana di Larte Aninie e in altre del museo etrusco di Firenze. Nelle stele etrusche prevale la forma rettangolare semplice, senza timpano di coronamento; la sommità però è talvolta rotondeggiante. In altri casi la stele assume una forma assolutamente originale e tipica: come in quella di Londa (Firenze), a sagoma piriforme, allungata in alto, sormontata da una ricca palmetta tra volute ioniche. Caratteristica del territorio felsineo (Bologna) è la notevole produzione di stele di forma rotondeggiante, un po' allungata in basso, con una delle facce occupata da bassorilievi alludenti alla condizione sociale del morto o alle credenze dell'oltretomba: scolpite talora sulle due facce, accompagnate raramente da caratteri scolpiti. Tra i soggetti figurati delle stele felsinee è comune la figurazione del morto sul carro tirato dai cavalli infernali. La loro età si estende dai primi del sec. V alla metà circa del sec. IV.
In pieno mondo romano il costume della stele funeraria si intensifica e si generalizza, assumendo particolare importanza specialmente nelle provincie settentrionali; essa rappresenta il tipo di monumento sepolcrale più semplice e più economico. Anche nelle stele provinciali la forma, costantemente rettangolare, è spesso variata da un timpano di coronamento. Il campo, scolpito sopra una sola faccia, è dedicato parte all'iscrizione, parte a una composizione figurata, con una crescente tendenza alla riduzione del campo figurato. Non di rado il busto-ritratto occupa la parte superiore. Tipica del litorale adriatico settentrionale e della valle padana è la stele scolpita con ritratti, o busti-ritratti, a bassorilievo o a mezzo rilievo, disposti anche su due o tre file. Comunissime, in accompagnamento dell'iscrizione, sono scene figurate, o semplici motivi di carattere apparentemente ornamentale, inerenti alle credenze dell'al di là, come alle occupazioni terrene del defunto.
Degne di nota sono le stele di soldati romani stabiliti in paese di occupazione, come in Renania o sul Danubio; con figure talora di un cavaliere armato, in atto di spronare contro il nemico; più spesso con l'eroe presentato di fronte, in piedi e in posizione di riposo, munito di tutti gli attributi, distintivi del grado e del valore. In codeste stele, genericamente riferibili a un periodo fra il sec. I e il III d. C., l'importanza storica dei particolari figurati è certamente superiore al valore artistico e a quello documentario delle iscrizioni.
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