Nome d'arte del performer australiano di origine cipriota Stelios Arcadiu (n. Limassol 1946). Teorizzando il superamento del corpo umano nell'era postindustriale, S. ha attuato sconvolgenti esperienze estetiche di ibridazione uomo-macchina, organico-inorganico, reale-virtuale, facendo interagire il proprio corpo con protesi meccaniche e intelligenze artificiali. Nel corso delle performances The body suspensions (1976-88), si fece appendere con catene, ganci e uncini conficcati nella pelle in spazi urbani e gallerie d'arte, sperimentando, grazie a tecniche di meditazione indiana, esperienze di deprivazione ed esasperazione sensoriale. Negli anni seguenti, S. ha applicato l'idea di estensione elettronica del corpo: in The third hand (1981-94) fissava al suo braccio destro una mano artificiale, capace di movimento indipendente mediante stimolazioni muscolari; in Virtual arm project (1992-93), con un braccio virtuale trasformato in manipolatore universale generato al computer clonava un secondo braccio; in Stomach sculptures (1993, realizzato con il chirurgo inglese C. Akle) sperimentava l'introduzione del meccanico e dell'artificiale all'interno dell'organismo umano, inserendo nel proprio stomaco, mediante un endoscopio a fibre ottiche e una sonda, capsule di titanio contenenti acciaio e oro; in Fractal flesh (1995-98), Pingbody (1996) e Movatar (2000) ha creato infine una serie di performances telematiche e interattive, nel corso delle quali spettatori collegati via Internet muovono, tramite appositi comandi, il corpo di S., divenuto una sorta di postumana entità robotica. Tra le più recenti performances: Prosthetic head (2003); Muscle machine (2003); Blender (2005).