STEIGER, Rodney Stephen, detto Rod
Attore cinematografico, televisivo e teatrale statunitense, nato a Westhampton (Long Island, New York) il 14 aprile 1925. Trascorsa un'infanzia difficile, a sedici anni si arruolò nella Marina, dove rimase sino al 1945. Impiegato all'Associazione Reduci di guerra, cominciò a frequentare corsi d'arte drammatica a New York, fra cui quelli dell'Actors' Studio; e già dal 1946 recitò in piccole compagnie, mettendosi poi in vista come attore televisivo. Dopo l'esordio a Broadway (1950) in An enemy of the people di H. Ibsen e a Hollywood in Teresa (1951), alternò attività di teatro e televisione, e proprio il grande successo ottenuto interpretando Marty di P. Chayefsky (Sylvania Award) per il piccolo schermo (1953) convinse E. Kazan ad affidargli la parte del fratello maggiore di M. Brando in On the waterfront (Fronte del porto, 1954).
Il vigore con cui S. ha caratterizzato quel losco personaggio gli procurò una nomination all'Oscar, preannunciando una carriera che, favorita da un fisico rude (figura atticciata, collo taurino, faccia larga), annovererà molti ritratti di cattivi, di boss dispotici e di duri avventurieri. Benché in seguito maturi un talento più versatile − per cui si farà apprezzare anche nella commedia: per es. sarà un ameno impresario funebre in The loved One, Il caro estinto, 1965 −, è sulla linea drammatica che S. ha raggiunto i maggiori traguardi espressivi: produttore cinematografico spietato in The big knife (Il grande coltello, 1955); inesorabile giudice in The Court-martial of Billy Mitchell (Corte marziale, 1955); manager sportivo in The harder they fall (Il colosso d'argilla, 1956); sudista sconfitto in Run of the arrow (La tortura della freccia, 1957). L'anno dopo aver vinto l'Emmy, l'Oscar della televisione, per The lonely wizard (1958), toccò la vetta della popolarità come protagonista di Al Capone, dando ombre sinistre al profilo di quel gangster psicopatico; lo stesso anno è un bandito sadico in Cry terror (Lama alla gola). Dopo aver recitato in teatro Rashomon e il Moby Dick di O. Welles (1962), venne in Italia per interpretare a Spoleto il ruolo di Posidone ne Le Troiane, per essere l'odioso speculatore edilizio di Le mani sulla città (1963) di F. Rosi, l'ambiguo Leo degli Indifferenti (1964) di F. Maselli e il Mediatore di E venne un uomo (1965) di E. Olmi (S. tornerà in Italia per La ragazza e il generale, 1967, di P. Festa Campanile). Il 1965 è anche l'anno in cui, oltre a partecipare al Dr. Zhivago (Il dottor Zivago) di D. Lean, S. riacquistò fama internazionale dando un cupo rilievo, in The pawnbroker (L'uomo del banco dei pegni), all'ebreo polacco divenuto strozzino dopo la persecuzione nazista, interpretazione che gli valse il premio del Festival di Berlino e la nomination all'Oscar: preludio dell'Academy Award, vinto poco dopo per come aveva saputo calarsi nei panni del poliziotto del Sud che supera i pregiudizi razziali in In the heat of the night (La calda notte dell'Ispettore Tibbs, 1967). Apparso ancora in No way to treat a lady (Non si maltrattano così le signore, 1968), in The Sergeant (Il sergente, 1968), in The illustrated man (L'uomo illustrato, 1969) e in Three in two won't go (In 2 sì, in 3 no, 1969), e dopo essere stato Napoleone in Waterloo (1970) di S. Bondarciuk, ha lavorato nuovamente nel cinema italiano per ricoprire il ruolo d'un bandito messicano in Giù la testa (1971) di S. Leone, girato in Spagna; per partecipare a Gli eroi (1973) di D. Tessari, e per incarnare sia il Duce (in Mussolini: ultimo atto, 1973) di C. Lizzani, sia Lucky Luciano (1973) di F. Rosi. Scritturato da C. Chabrol per il ''noir'' Les innocents aux mains sales (Gli innocenti dalle mani sporche, 1975), ha recitato a teatro in W.C. Fields and me (1976), ed è stato nel cast dello sceneggiato televisivo Gesù di Nazareth (1977) di F. Zeffirelli. Nel 1978 è andato soggetto a una grave crisi depressiva, e da allora si è affidato soprattutto al mestiere, senza smentire la radice naturalistica della propria recitazione e la serietà professionale, ma accentuando in qualche misura certe ridondanze che gli procurano l'accusa di gigionismo. Tra i film più recenti: Lion of the desert (Il leone del deserto, 1981), dove è ancora Mussolini, The Chosen (L'eletto, 1982), Der Zauberberg (La montagna incantata, 1983), The naked face (A faccia nuda, 1984), American Gothic (1988), The January man (Un detective particolare, 1989), Men of respect (Uomini d'onore, 1991), The ballad of the Sad Café (La ballata del Caffè Triste, 1992).
Bibl.: Rod Steiger, in Current Biography Yearbook, New York 1965; The years of the Steigers, in Cinema (Beverly Hills), marzo 1966; Cinema interviews: Steiger, Cinema (Cambridge), dicembre 1968; Interview: Rod Steiger, in Playboy (Chicago), luglio 1969; D.J. Hall, Method master, in Films and Filming (Londra), dicembre 1970; D. Shipman, The great movie stars, in The International Years (ivi), 1972; Schauspieler II: Rod Steiger's method-cowboy, intervista con D. Daves, in Filmkritik (Monaco), gennaio 1975; R. Ward, Hollywood's last angry man, in American Film (Washington D.C.), gennaio-febbraio 1982.