USODIMARE, Stefano
– Nacque a Genova nel 1500 da una ricca e influente famiglia genovese. Dalle fonti non è stato possibile risalire ai nomi dei genitori.
Nel 1520 prese l’abito domenicano nel monastero di S. Maria di Castello a Genova; negli anni successivi compì studi in teologia e si affermò come stimato predicatore. Nel 1539, in seguito alla scoperta di alcune conventicole ereticali, le autorità cittadine richiesero al vicario generale dei domenicani di nominarlo come inquisitore locale, «per la bontà di vita, costumi, dottrina et autorità et per prattica che come cittadino ha delli humori della terra» (M. Rosi, La riforma religiosa in Liguria e l’eretico umbro Bartolomeo Bartoccio, in Atti della Società ligure di storia patria, XXIV (1892), pp. 678 s.). La richiesta venne accolta e dal 1539 al 1547 Usodimare ricoprì la carica di inquisitore di Genova, distinguendosi per un atteggiamento tollerante e conciliante nei confronti degli imputati. Negli stessi anni egli fu priore del convento bolognese di S. Domenico, fino al 1546. Tra il 1549 e il 1552, in qualità di consultore della congregazione del S. Uffizio, si trasferì a Roma e ricevette l’incarico di integrare gli indici dei libri proibiti già stilati a Parigi e Lovanio. Sotto il pontificato di Giulio III, fu esponente di spicco di quel gruppo di domenicani, per lo più provenienti dal convento bolognese di S. Domenico (Egidio Foscarari, Reginaldo Nerli, Girolamo Papino, Girolamo Muzzarelli), che misero il loro sapere e la loro influenza a disposizione della politica papale volta ad arginare il protagonismo e la progressiva estensione dei poteri del S. Uffizio. Usodimare fu coinvolto nella vicenda processuale del confratello Bernardo Bartoli, che aveva rilasciato deposizioni con gravi accuse di eresia nei confronti dei cardinali evangelici e spirituali Gasparo Contarini, Reginald Pole e Giovanni Morone.
Quelle scottanti testimonianze vennero prontamente raccolte e utilizzate dagli esponenti più intransigenti della Chiesa e dell’Ordine domenicano (Gian Pietro Carafa e Michele Ghislieri), nella prospettiva di porre sotto scacco in Curia i principali esponenti dell’ala più moderata, nonché la stessa autorità papale. A quella spaccatura ai vertici della Chiesa corrispondeva una frattura interna all’Ordine domenicano: Usodimare si premurò di avvertire, attraverso Girolamo Federici, lo stesso Giulio III sulle attività inquisitoriali di Ghislieri. In collaborazione con il maestro del Sacro Palazzo Muzzarelli e con lo stesso Federici, Usodimare pervenne a smontare la macchina accusatoria dell’Inquisizione e a costringere Bartoli a ritrattare le sue accuse.
Anche negli anni successivi, sempre su indicazione di Giulio III, Usodimare non avrebbe cessato di agire a tutela degli spirituali: proprio a lui venne affidato il compito di custodire il fascicolo processuale riguardante Morone, poi consegnato personalmente al pontefice; fu sempre Usodimare a consigliare nel 1553 al pontefice di designare il porporato milanese quale cardinale protettore dell’Ordine, nonostante le resistenze di una parte dei confratelli. Designato vicario dell’Ordine dal luglio del 1552, venne eletto dai suoi confratelli maestro generale nel maggio del 1553, in conformità con quanto indicato da Giulio III.
I suoi anni di generalato, dal 1553 fino alla morte, furono segnati dal tentativo, poi fallito, di riconquista cattolica del Regno d’Inghilterra promossa da Maria Tudor e dal legato Pole. Egli fu altresì impegnato nella difesa dell’esenzione dei frati dalla giurisdizione dei vescovi e nel rafforzamento del controllo delle gerarchie dell’Ordine nei confronti di licenze e privilegi concessi ai singoli frati dalla S. Sede. Nel 1554 Usodimare formulò una proposta per la riforma dei conventi, e, due anni più tardi, partecipò alla congregazione per la riforma della Curia romana istituita da Paolo IV.
Morì nel 1557 a Roma, nel convento di S. Maria sopra Minerva.
Fonti e Bibl.: S. Usodimare, Priuilegia per complures summos pontifices ordini fratrum Praedicatorum concessa..., Romae 1556; J. Quétif - J. Echard, Scriptores ordinis praedicatorum recensiti, II, Lutetiae Parisiorum 1721, p. 143; A. Walz, I domenicani nel terzo periodo tridentino, in Angelicum, XXIX (1952), pp. 380-382; C. Brizzolari, L’Inquisizione a Genova e in Liguria, Genova 1974, pp. 19-24; L. Forte, Il libro dei frati professi del convento di S. Domenico di Palermo, 1416-1583, in Archivum fratrum praedicatorum, L (1980), pp. 227, 257-260; C. Longo, I domenicani a Cipro. Documenti (1451-1587), in Archivum fratrum praedicatorum, LIX (1989), pp. 194-201; D. Penone, I domenicani nei secoli. Panorama storico dell’ordine dei frati predicatori, Bologna 1998, pp. 296 s.; S. Badano, Per un catalogo delle opere di Giovanni Maria Borzino OP (1619-1696): i codici vaticani latini 9450-9451, in Archivum fratrum praedicatorum, LXII (2002), pp. 371, 374, 376; M. Firpo - S. Pagano, I processi inquisitoriali di Vittore Soranzo (1550-1558), I, Città del Vaticano 2004, pp. 141 s.; M. Firpo, Inquisizione romana e Controriforma: studi sul cardinal Giovanni Morone (1509-1580) e il suo processo d’eresia, Brescia 2005, pp. 284, 289 s.; Id., Vittore Soranzo vescovo ed eretico: riforma della Chiesa e Inquisizione nell’Italia del Cinquecento, Roma 2006, pp. 251, 425; V. Frajese, Nascita dell’Indice. La censura ecclesiastica dal Rinascimento alla Controriforma, Brescia 2006, pp. 62 ss.; A. Borromeo, Maestro del Sacro Palazzo, in Dizionario storico dell’Inquisizione, a cura di A. Prosperi, Pisa 2010, p. 957; M. Firpo - D. Marcatto, Il processo inquisitoriale del cardinal Giovanni Morone. Nuova edizione critica, I-III, Roma 2011-2015, pp. 227, 699, 910, 973, 993, 1007-1009, 1020 s., 1040 s., 1047 s., 1590 s.; M. Firpo, La presa di potere dell’Inquisizione romana. 1550-1553, Roma 2014, pp. 145, 147-150, 167-172, 193, 230, 237; M. Al Kalak, Il riformatore dimenticato. Egidio Foscarari tra Inquisizione, concilio e governo pastorale (1512-1564), Bologna 2016, pp. 70, 84-86, 90, 130; M. Firpo - G. Maifreda, L’eretico che salvò la Chiesa. Il cardinale Giovanni Morone e le origini della Controriforma, Torino 2019, pp. 275, 398-400, 410 s., 413, 441 s., 869, 985.