Pseudonimo dello scrittore Giulio Tavernari (Torino 1917 - Roma 1986). Legato al gruppo di C. Pavese e L. Ginzburg, dopo essere stato fatto prigioniero in guerra fuggì al Cairo, dove si unì a un gruppo di esuli antifascisti. Nel dopoguerra collaborò al Politecnico e fu poi giornalista corrispondente dai Balcani e dal Medio Oriente. Nei suoi romanzi, l'ispirazione legata alle vicende storico-politiche appare filtrata attraverso un'attenta analisi psicologica: La generazione che non perdona (pubbl. in Egitto, 1942; poi in Italia, col tit. Rancore, 1945); La fortezza del Kalimegdan (1956); Calda come la colomba (1971); Alessandra (1974); Le porte di ferro (1979); L'albergo Minerva (1982); Un viaggio, una vita (1984). Scrisse anche poesie (Quaderno dei trent'anni, 1956; L'avventuriero timido, 1969) e libri di viaggio (Tre anni con Tito, 1953; Il sorriso dell'imperatrice, 1958).