TALEAZZI, Stefano (Stefano Tegliacci, Stephanus Thegliatius)
– Nacque a Venezia intorno al 1445. La prima notizia certa della sua biografia risale al 26 novembre 1473, quando Sisto IV lo nominò arcivescovo di Antivari, oggi in Montenegro ma allora sotto il controllo veneziano.
Forse giunse a Roma al seguito del cardinale Pietro Barbo, o quando questi ascese al soglio pontificio con il nome di Paolo II. A Roma risiedette sicuramente durante i pontificati di Sisto IV e di Innocenzo VIII, che il 5 settembre 1485 lo nominò vescovo di Torcello. Qualche tempo prima, in data imprecisata, gli era stata assegnata anche l’arcidiocesi in partibus infidelium di Patrasso, in Acaia. Pur con visite frequenti a Torcello e a Venezia, a partire dal 1480 fu in Curia oratore prolifico – trenta anni dopo affermerà di aver pronunciato quarantasei sermoni «coram diversis summis pontificibus» (Brevis et perutilis expositio..., 1510, c. A.VIv) – ma non sempre apprezzato.
Il più fortunato tra i suoi discorsi, il Sermo contra Turcorum persecutionem pronunciato il 27 dicembre 1480, conta due edizioni a stampa (presso Eucario Silber e presso Stephan Plannck). Stando a Jacopo Gherardi, che definisce Taleazzi «vir maioris elegantie quam doctrine», l’orazione riscosse un successo proporzionato al biasimo con cui fu accolto, invece, il discorso pronunciato dall’arcivescovo di Antivari il 1° gennaio 1482 (Diario romano, a cura di E. Carusi, 1904, pp. 33, 85). Una performance poco brillante rovinò anche l’orazione per la Pentecoste del 1487 (J. Burckard, Liber notarum..., a cura di E. Celani, 1907-1942, II, p. 274), che fu comunque stampata da Plannck.
A partire dal 1486, e fino a tutto il pontificato di Alessandro VI, rivestì l’ufficio di cappellano papale. Intanto gli furono affidate alcune missioni diplomatiche riguardanti gli interessi del Papato a Venezia, come il recupero di beni ecclesiastici trafugati (1486), la riscossione di rendite (1488), o la ricerca, nel 1499, di un accordo tra la Repubblica veneta e le mire espansionistiche dei Borgia sull’Adriatico.
Durante il papato di Giulio II continuò a dimorare a Roma – dove nella sua abitazione, nel rione Pigna, aveva raccolto una piccola collezione di iscrizioni antiche (Magister, 1999) – finché all’inizio del 1509, poco prima dell’adesione del pontefice alla Lega di Cambrai, gli fu concesso di rimpatriare. Non sappiamo quale fu la posizione di Taleazzi durante il conflitto tra Giulio II e Venezia. Il 12 ottobre 1509 subì una breve scomunica per il mancato pagamento di 300 ducati a Valerio Dolce, «non havendo obedito li mandati dil papa» (M. Sanudo, I diarii, 1496-1533, a cura di R. Fulin et al., 1897-1903, IX, p. 245). Rimase a Venezia fino all’ottobre del 1511, quando la Repubblica veneta si alleò con il pontefice contro il re di Francia. Intanto, il 18 febbraio 1510, una settimana dopo il ritiro dell’interdetto contro Venezia, Taleazzi aveva dedicato l’edizione della sua Brevis et perutilis expositio in Cantica canticorum al doge Leonardo Loredan.
Tornato a Roma, fu nominato da Giulio II suo assistente in vista dell’apertura del Concilio Lateranense V, nel maggio del 1512. Nell’autunno del 1513, dopo la svolta data ai lavori conciliari da Leone X, compose su commissione del cardinale Lorenzo Pucci un trattato sulla riforma della Chiesa. Le sue proposte, volte alla soppressione degli abusi istituzionali e dei conflitti interni alla cristianità in vista dell’organizzazione della crociata, sembrano riecheggiare in diversi decreti conciliari (Minnich, 1995-1996).
Negli stessi mesi dedicò a Leone X anche tre trattati a favore della guerra contro i turchi (già offerti ad Alessandro VI), che consistono in un esame della crociata da un punto di vista generale, in una rassegna delle crociate precedenti e della forza militare ottomana e in una serie di proposte sull’organizzazione dell’esercito cristiano e sulle relative spese (Feliciangeli, 1917).
Il 4 maggio 1515 pronunciò l’orazione inaugurale della decima sessione del Concilio. La minaccia turca è in essa apocalitticamente interpretata come una persecuzione che avrebbe potuto preludere al secondo avvento di Cristo sulla terra, se il Concilio, guidato dal papa, avesse promosso la necessaria opera di riforma della cristianità (Minnich, 1969, pp. 198-201). La retorica crociata del vecchio arcivescovo – il quale, stando all’oratore veneto Marino Zorzi, dimostrava tutta «la grandeza de li anni sui» (M. Sanudo, I diarii..., cit., XX, p. 194) – non riscosse, tuttavia, lo stesso successo incontrato nel 1480, quando era ancora fresco lo shock di Otranto (Setton, 1976-1984, III, pp. 154 s.).
Di lì a poco fece ritorno a Venezia, dove morì nell’estate del 1515.
Opere. Delle orazioni di Taleazzi ci sono giunte sei edizioni a stampa (v. Incunabula Short Title Catalogue, s.v. Thegliatius, Stephanus; Edit16, s.v. Tegliacci, Stefano) e qualche testimone manoscritto (v. P.O. Kristeller, Iter Italicum, I-VII, London-Leiden 1963-1997, I, pp. 39, 296, 331, III, pp. 333, 667, IV, p. 455, V, p. 230, VI, p. 53). Le prime, tutte romane, consistono in cinque incunaboli – le due stampe del già menzionato Sermo contra Turcorum persecutionem (1480 e 1481), l’Oratio coram Innocentio VIII pro die Pentecostes habita (Stephan Plannck, 1487), l’Oratio de passione Domini (Eucario Silber, 1492) e l’Oratio in die Omnium Sanctorum (Andreas Freitag, 1496) – e nell’Oratio habita in decima sessione die quarta Maii MDXV, durante il Concilio (Marcello Silber, 1515). Tra i secondi si segnalano i codici Milano, Biblioteca Ambrosiana, I.258 inf., cc. 117r-128r, con un’inedito sermone De futura tribulatione dedicato nel 1481 al cardinale Giovanni Arcimboldi; e Nürnberg, Stadtbibliothek, Cent. V, App. 15, cc. 398v-400v, con una copia di mano di Hartmann Schedel del sermone antiturco del 1480 (I. Neske, Die Handschriften der Stadtbibliothek Nürnberg, IV, Die lateinischen mittelalterlichen Handschriften. Varia. 13.-15. und 16.-18., Wiesbaden 1997, pp. 140 s.).
Di particolare rilievo è poi il codice Camerino, Biblioteca comunale Valentiniana, 78 (descritto da G. Mariani - N.H. Minnich, The autobiography of Antonio degli Agli (ca. 1400-1477). An introduction and transcription of the Dialogus de vita eiusdem auctoris, in Archivio italiano per la storia della pietà, XXIX (2016), pp. 416-420), che contiene materiali sul Concilio assemblati dall’ambasciatore imperiale Alberto Pio, principe di Carpi, tra cui i tre trattati di Taleazzi contro i turchi (editi in Feliciangeli, 1917, pp. 41-62) e la sua proposta di riforma della Chiesa, pure dedicata a Leone X (edita da Minnich, 1995-1996, pp. 543-570).
Quasi interamente perduta è l’opera esegetica e teologica di Taleazzi. Dei commentari biblici ci è giunta soltanto l’esposizione al Cantico dei cantici, che ripropone, con poche modifiche, il commento di Bruno d’Asti (M. Engamarre, «Qu’il me baise des baisiers de sa bouche». Le Cantique des cantiques à la Renaissance, Genève 1993, p. 57). L’Expositio fu dedicata inizialmente, durante il pontificato di Sisto IV, al cardinale Jorge Costa (per l’elegante codice di dedica v. Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 1049), e poi, nell’edizione a stampa (Venetiis, per Gregorium de Gregoriis, die lune 18 Febrar. 15010 [per 1510]), al doge Loredan. Conosciamo, infine, solo il titolo di un trattato sull’ipocrisia e dei dieci libri De praestantia christianae fidei ac praeeminentia apostolicae sedis.
Fonti e Bibl.: M. Sanudo, I diarii, 1496-1533, a cura di R. Fulin et al., I-LVIII, Venezia, 1897-1903; J. Gherardi, Diario romano, a cura di E. Carusi, in RIS2, XXIII, 3, Città di Castello 1904-1911; J. Burckard, Liber notarum ab anno MCCCCLXXXIII usque ad annum MDVI, a cura di E. Celani, ibid., XXXII, 1-2, Città di Castello 1907-1942.
D. Farlato, Illyrici Sacri, VII, Venetiis 1817, pp. 96 s.; C. Eubel, Hierarchia catholica medii aevi, II, Monasterii 1901, pp. 100, 236; B. Feliciangeli, Le Proposte per la guerra contro i Turchi presentate da S. T. vescovo di Torcello a papa Alessandro VI, in Archivio della R. Società romana di storia patria, XL (1917), pp. 5-64; N.H. Minnich, Concepts of reform proposed at the Fifth Lateran Council, in Archivum Historiae Pontificiae, VII (1969), pp. 163-251; K.M. Setton, The Papacy and the Levant, 1204-1571, I-IV, Philadelphia 1976-1984; N.H. Minnich, The reform proposals (1513) of S. T. for the Fifth Lateran Council (1512-17), in Annuarium historiae conciliorum, XXVII-XXVIII (1995-1996), pp. 543-570; S. Magister, Censimento delle collezioni di antichità a Roma. 1471-1503, in Xenia Antiqua, VIII (1999), p. 189.