NASCIMBENI, Stefano
NASCIMBENI (Nasimbeni), Stefano (Giovanni Stefano). – Nacque presumibilmente intorno al 1561, a Mantova.
In mancanza di documenti che attestino il luogo e la data di nascita, l’anno può essere calcolato a partire dall’atto di morte (Arch. storico diocesano di Novara, Liber defunctorum parochiae sanctae Mariae maioris Novariae, 1600-1643, c. 86v), in cui è indicata l’età approssimativa al momento del decesso. La raccolta di madrigali a 5 voci L’amorosa caccia che, promossa dal gentiluomo mantovano Alfonso Preti (Venezia, Gardano, 1588), presenta composizioni di «diversi eccellentissimi musici mantovani nativi», offre invece una testimonianza circa la provenienza di Nascimbeni, che vi figura col madrigale Lucenti rai del sole (versi di Angelo Grillo). Egli dovette dunque aderire al gruppo di musicisti che si riuniva intorno a Preti, compositore dilettante di una certa pretesa. Un secondo madrigale (Mentre in soave giro) comparve, nello stesso 1588, in un’altra collettanea di musicisti mantovani e veronesi, Novelli ardori a 4 voci (Venezia, Amadino), promossa da Paolo Bozzi e dedicata ad Alfonso Gonzaga conte di Novellara.
Una conferma dell’origine mantovana è in un documento del 1° ottobre 1605 (Arch. di Stato di Mantova, Arch. notarile, notaio G.B. Bignami, b. 2157), secondo il quale il «molto reverendo domino Steffano» (era dunque sacerdote), definito «civis mantuanus contratae leopardi», fu chiamato a testimoniare nella quietanza finale tra gli organari Vitani, incaricati della costruzione del nuovo organo di S. Andrea, e il primicerio della basilica.
Le sporadiche tracce documentarie finora reperite provano che nel luglio 1594 era impegnato, da maestro di cappella nella cattedrale di Vercelli, a valutare dei candidati per la nomina di uno dei sei pueri cantores («chiantri») e che nel 1598 fu a Roma per qualche mese (lo dimostrano i pagamenti a lui indirizzati dall’Arciconfraternita della Ss. Trinità dei Pellegrini). Il 23 marzo 1600 fu nominato maestro di cappella nella cattedrale di S. Pietro a Mantova, su raccomandazione del vescovo Francesco Gonzaga, una personalità di spicco nel panorama cittadino; dal documento che dà notizia della nomina (Arch. storico diocesano di Mantova, Arch. della Cattedrale,Liber Massariae, 1600, c. 1) si ricava fra l’altro che Nascimbeni era stato in precedenza maestro di cappella a Parma (ma di questo incarico mancano riscontri). Nel duomo di Mantova rimase in carica soltanto per qualche mese. Nel 1603 pubblicò il Secondo libro de madrigali a cinque voci con una mascherata nel fine a otto (Venezia, 1603; non vi è traccia di un Primo libro): sul frontespizio si dichiarò maestro di cappella nel duomo di Pavia, mentre la dedica a Sforza Alamanni, lettore nello studio di quella città, allude a esecuzioni musicali nella locale Accademia degli Affidati. Nella dedica dei Concerti ecclesiastici a dodeci voci divisi in tre cori (Venezia 1610) al conte Giovan Battista Biglia, nominato vescovo di Pavia l’anno prima, dichiarò d’aver servito la cattedrale pavese per dodici anni.
Nel frattempo, nell’aprile 1609, era stato nominato maestro di cappella nella basilica ducale di S. Barbara a Mantova, succedendo ad Antonio Taroni, che aveva occupato il posto pro tempore, per tre mesi, a seguito della morte di Giovanni Giacomo Gastoldi nel gennaio dello stesso anno. Mantenne l’incarico fino a fine luglio 1612; fu poi svincolato dall’illustre istituzione ecclesiastica (per la documentazione relativa: Mari, 2002). Durante il servizio a S. Barbara pubblicò due libri di musiche sacre: i citati Concerti ecclesiastici nel 1610 e le Messe a otto voci con la partitura per l’organo (Venezia 1612; ed. moderna a cura di L. Mari, Lucca 2009). Questa raccolta, dedicata a Fulvio Gonzaga, signore, assieme ai fratelli, del feudo di Vescovato, contiene le messe Sancti Stephani, Super solemnis romanae missae responsis e Paradis del amours.
In queste messe lo stile di Nascimbeni si tiene in equilibrio tra l’assoluto rigore contrappuntistico e la cauta esplorazione di alcune delle risorse espressive della policoralità sperimentate in quell’epoca, specialmente in area lombarda. Nelle prime due messe il secondo coro ha facoltà di cantare all’ottava inferiore. Ciò implica la destabilizzazione della regolare parità tra i due gruppi vocali, laddove il secondo assume un ruolo di complemento. La presenza di sezioni solistiche nella messa Sancti Stephani nonché, nelle altre due messe, l’occasionale alleggerimento della densità del contrappunto in favore di una scrittura più fluida, caratterizzata da una maggior incisività ritmica, manifestano un’analoga ricerca di sonorità nuove. L’orizzonte stilistico di Nascimbeni non muta nelle composizioni apparse negli anni successivi, gli Psalmi ad vesperas in totius anni solemnitatibus a 8 voci (Venezia 1616), che prevedono la stessa possibilità di trasposizione all’ottava del secondo coro, e il mottetto Quam pulchri sunt, incluso nella collettanea promossa dal pavese Lorenzo Calvi, Symbolae diversorum musicorum a 2-5 voci (Venezia 1620). Nulla si può dire dei «Mottetti […] a 5. 6.» di cui la Biblioteca comunale di Trento conserva un frammento di 4 sole pagine (corrisponderanno ai perduti Mottetti del 1616 citati in Canal 1879).
Il 26 maggio 1614 divenne maestro di cappella nella cattedrale di Concordia, con sede in Portogruaro. Dall’atto di elezione (Arch. storico diocesano di Concordia-Pordenone, Acta Capituli Concordiensis, ff. 1606-1616, c. 134r) emerge che fu scelto per l’eccellente reputazione professionale; avrebbe ricevuto un compenso di 100 ducati all’anno, per insegnare il canto fermo e figurato, partecipare alle funzioni solenni, regolamentare le vacanze. Sin dall’inizio però il suo servizio fu discontinuo. Passati poco più di due anni dalla nomina, nel novembre 1616 si trasferì a Novara come maestro di cappella in duomo e lì trascorse gli ultimi anni, compiendo viaggi a Pavia, Milano e Casale, alla ricerca di cantori per la cattedrale. Fu maestro di cappella in duomo fino al 1620; in seguito lavorò forse per la Collegiata di S. Gaudenzio assieme al contralto Gerolamo Cerione, che doveva essere stato cantore sotto la sua direzione già in S. Barbara a Mantova e lo aveva seguito a Novara sin dal 1616.
Morì il 23 novembre 1621, a Novara, in casa di Pietro Francesco Varotti: che si sia spento nella dimora di un membro d’una delle famiglie illustri della città testimonia il prestigio che doveva aver raggiunto nella comunità novarese.
Fonti e Bibl.: E. Cagnani, Raccolta di alcune rime di scrittori mantovani fatta per Eugenio Cagnani. Con una lettera cronologica et altre prose et rime dello stesso, Mantova 1612, p. 10 (ed. moderna in Mantova. Le lettere, II: L’esperienza umanistica …, a cura di E. Faccioli, Mantova 1962, p. 622); M. Praetorius, Syntagma musicum, III, Wolfenbüttel 1619, p. 98; P. Canal, Della musica in Mantova, in Memorie del Reale Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, XXI (1879), p. 749; A. Bertolotti, Musici alla corte dei Gonzaga in Mantova dal secolo XV al secolo XVIII, Milano 1890, p. 92; P.M. Tagmann, Archivalische Studien zur Musikpflege am Dom von Mantua (1500-1627), Bern 1967; Id., La cappella dei maestri cantori della basilica palatina di S. Barbara a Mantova (1565-1630), in Civiltà mantovana, IV (1970), pp. 376-400; O. Mischiati, Documenti sull’organaria padana rinascimentale II, in L’organo, XXIII (1985), pp. 90, 215; N. O’Reagan, Palestrina and the oratory of Santissima Trinità dei Pellegrini, in Palestrina e la sua presenza nella musica e nella cultura europea, a cura di G. Rostirolla - L. Bianchi, Palestrina 1991, pp. 109-120; I. Fenlon, Musicisti e mecenati a Mantova nel ’500, Bologna 1992, p. 37; K. Fischer, Nuove tecniche della policoralità lombarda nel primo Seicento: il loro influsso sulle opere di compositori di altre aree, in La musica sacra in Lombardia nella prima metà del Seicento, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 1998, pp. 41-60; L. Mari, Fedeltà alla tradizione e fermenti innovativi nelle messe a otto voci di S. N., tesi di laurea, Università degli studi di Pavia, a.a. 1990-91; Id., Quale influsso sui musicisti di uno «stile» della cappella palatina di Santa Barbara in Mantova? Il caso di S. N., in Barocco padano 1. Atti del IX Convegno internazionale sulla musica sacra nei secoli XVII-XVIII, a cura di A. Colzani - A. Luppi - M. Padoan, Como 2002, pp. 157-180; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VII, p. 146; Diz. enciclopedico universale della musica e dei musicisti. Le biografie, V, p. 327; The new Grove dictionary of music and musicians (ed. 2001), XVII, p. 645.