STEFANO III
Duca di Napoli, nato forse nel 798 (vedi infra), fu nipote di Stefano II duca (755-766, 794) e vescovo di Napoli (766-799/800).
Non si conoscono i nomi dei suoi genitori, visto che Stefano II ebbe almeno due figli, il duca Gregorio, suo successore (766-794), e il console Cesareo, morto ventiseienne nel 789 combattendo contro i Longobardi, e la figlia Euprassia, sposata con Teofilatto duca di Napoli (794-800/801).
Stefano fu eletto duca di Napoli nel 821/822 e regnò per dieci anni e dieci mesi, e cioè fino all’832. Dopo la morte del duca Antimo (818) i Napoletani, non riuscendo a mettersi d’accordo sulla nomina di un nuovo duca, si rivolsero allo strategos bizantino di Sicilia, chiedendogli di mandare loro un duca. Fu inviato il magister militum Teoctisto il quale dopo qualche tempo, secondo la prassi amministrativa bizantina, fu sostituito dallo protospatario Teodoro. Questi comunque fu cacciato dai Napoletani nell’821, e venne eletto Stefano appartenente a una dinastia locale che aveva governato Napoli nella seconda metà dell’VIII secolo.
Per quasi tutto il periodo del suo ducato Stefano dovette difendere la sua città e il territorio contro Sicone principe di Benevento (817-832), che più volte invase il ducato e assediò la città. Invano Stefano III si rivolse all’imperatore carolingio, Ludovico I il Pio, chiedendo il suo intervento.
Fu nel contesto della sostanziale sconfitta subita da Sicone che Stefano III venne a morte. Nella cronachistica longobarda si parla di un lungo assedio di Napoli a opera dei Beneventani nell'estate dell'831, terminato con una tregua soltanto grazie all’intervento di Urso (vescovo eletto di Benevento, attestato tra gli anni 831-839). In base a tale accordo, il duca di Napoli doveva dare ai Beneventani in ostaggio la moglie e due figlie, versare un tributo annuale e assicurare la libera circolazione delle monete beneventane negli scambi commerciali nel territorio napoletano.
In questa circostanza le reliquie di S. Gennaro furono tolte dal suo sepolcro, che si trovava in una basilica extra-urbana presso le catacombe (oggi San Gennaro extra moenia) e traslate in trionfo a Benevento. Esse tornarono a Napoli soltanto nel 1497.
Non contento di questo successo, Sicone si rivolse ad alcuni cittadini napoletani malcontenti e corruttibili, organizzando un complotto. Quando nel 832 Stefano si trovò davanti alla basilica napoletana della Stephania, per firmare il trattato di pace, fu assassinato da un certo Bono e dai suoi complici.
È conservato un epitaffio metrico di Stefano, cui è annesso un breve testo in prosa con la data della sua morte il 16 maggio, ottava indizione, sesto anno dell’imperatore Costantino e diciottesimo dell’imperatore Leone. Questa parte dev’essere stata falsificata o pesantemente interpolata dal momento che non corrispondono all’anno 832 né l’ottava indizione, né i nomi degli imperatori bizantini. Nello stesso testo in prosa è anche precisato che Stefano morì all’età di trentaquattro anni, e che sua moglie era figlia di Teodoro, duca di Napoli, suo predecessore; queste notizie come il giorno e il mese della morte, possono essere corrette, ma non sono altrimenti verificabili.
Successivamente, nel luglio del 832, l’assassino Bono diventò duca di Napoli, e punì i suoi consorti facendoli accecare o mandandoli in esilio.
La sola altra notizia disponibile a proposito del decennale governo di Stefano III è il perdurante funzionamento, a Napoli, della zecca imperiale, che coniò solidi in nome degli imperatori Michele II (820-829) e Teofilo (829-842). Ma contemporaneamente il duca coniò anche folles di rame con il nome proprio, con il busto frontale di S. Gennaro, e sul rovescio una croce fiancheggiata dalle lettere S-T. Presumibilmente tali monete furono emesse prima del furto delle reliquie del Santo.
Erchemperti Historia Langobardorum Beneventanorum, a cura di G. Waitz, in MGH, Scriptores rerum langobardicarum et Italicarum saec. VI-IX, Hannoverae 1878, pp. 238 s.; Iohannis Gesta episcoporum Neapolitanorum, in ibid., pp. 428 s. (vedi anche B. Capasso, Monumenta ad Neapolitani ducatus historiam pertinentia, I, Napoli 1881; rist. a cura di R. Pillone, Salerno 2008, I, pp. 302-305); Chronicon ducum Beneventi, Salerni, Capuae et Neapolis, in Capasso, Monumenta ad Neapolitani ducatus, cit., pp. 9, 108-114; Chronicon Salernitanum. A critical edition with studies on literary and historical sources and on language, a cura di U. Westerbergh, Stockholm 1956, cap. 57, pp. 57 s. G. Cassandro, Il ducato bizantino, in Storia di Napoli, II, 1, Napoli 1969, pp. 52-56; C. Russo Mailler, Il senso medievale della morte nei carmi epitaffici dell’Italia meridionale fra VI e XI secolo, Napoli 1981, pp. 92-101; Ead., Il ducato di Napoli, in Storia del Mezzogiorno, a cura di G. Galasso - R. Romeo II, 1. Il Medioevo, Napoli 1988, pp. 362, 399; Th. Granier, Napolitains et Lombards aux VIIIe-XIe siècles. De la guerre des peuples à la “guerre des saints” en Italie du Sud, in Mélanges de l’École Française de Rome – Moyen Âge, CVIII, 2 (1996), pp. 403-450; J.-M. Martin, Guerre, accords et frontières en Italie méridionale pendant le haut Moyen Âge. Pacta de Liburia, Divisio principatus Beneventani et autres actes, Roma 2005, pp. 82 s.; V. Lucherini, La cattedrale di Napoli. Storia, architettura, storiografia di un monumento medievale, Roma 2009, pp. 125 s.; A. Rovelli, Naples, ville et atelier monétaire de l’Empire byzantin: l’apport des fouilles récentes, in Travaux et mémoires [Mèlanges Cécile Morrisson], XVI (2010), pp. 702 s., 709, tav. 5; L. Travaini, Santi vescovi, divinità cittadine sulle monete italiane, in Il significato delle immagini. Numismatica, arte, filologia, storia. Atti del secondo incontro internazionale di studio del Lexicon Iconographicum Numismaticae, Roma 2012, pp. 373-390: in particolare p. 378, tav. LXIV.