HIDALGO, Stefano
Nacque a Malaga (Spagna) il 19 sett. 1848 da Giuseppe e da Raffaella Martín. Rimasto orfano dei genitori in tenera età, ebbe come tutore il padrino S. Scovasso, in quegli anni viceconsole di Sardegna in Spagna, più tardi ministro plenipotenziario a Belgrado e poi a Tangeri. Il barone Scovasso dapprima tenne con sé l'H. a Gibilterra, dove era stato trasferito nel 1851, poi lo inviò nel 1860 a Torino affinché frequentasse l'istituto Candelero, noto allora per la preparazione dei giovani alle scuole militari. In quell'istituto, l'H. conobbe E. De Amicis, con il quale strinse un sodalizio destinato a durare tutta la vita. Ammesso nel settembre 1863 nel collegio militare di Firenze e l'anno successivo in quello di Asti, l'H. passò nel luglio 1866 allievo nella Scuola militare di fanteria e cavalleria di Modena, uscendone tre anni più tardi sottotenente nel 1° reggimento bersaglieri.
Nel dicembre 1869 ottenne la menzione nell'ordine del giorno del corpo d'armata per essersi distinto nelle operazioni di soccorso seguite allo straripamento dell'Arno nei pressi di Pisa. Nell'aprile 1871 il governo spagnolo gli conferì la croce d'Isabella la Cattolica come riconoscimento per il servizio prestato durante la visita a Firenze della deputazione spagnola venuta a offrire la corona regia al duca d'Aosta Amedeo di Savoia. Nominato tenente nell'agosto 1876 e assegnato alla guarnigione di Parco, presso Palermo, ottenne l'anno successivo la medaglia d'argento al valor civile per essersi distinto nelle operazioni di soccorso durante una rovinosa alluvione.
Dopo la promozione a capitano nel 50° reggimento fanteria, avvenuta nel 1884, l'H. avvertì il desiderio d'una vita militare più attiva, richiedendo insistentemente d'essere destinato nel corpo irregolare delle truppe d'Africa. Fu dunque inviato in Eritrea nell'ottobre 1888, proprio nel momento in cui, tra incertezze e contraddizioni, stava prendendo forma l'avventura coloniale italiana. Posto a capo d'una compagnia di indigeni, l'H. fu distaccato dapprima a Otumlo, poi a Saati, infine ebbe il comando della guarnigione di Agordat. Il 31 maggio 1890, agli ordini del maggiore G. Cortese, combatté valorosamente a Mai-Daro, contro i dervisci di Barambaras Cafil, ottenendo la croce di cavaliere della Corona d'Italia. Quindi il 16 giugno 1892, con un centinaio di uomini della sua compagnia, sconfisse i dervisci nella piana di Serobeti, meritandosi la croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia, nonché un encomio solenne dei ministri della Guerra e degli Esteri.
Nel novembre 1893, il capitano H. fu incaricato del comando del battaglione cacciatori; promosso maggiore nel marzo successivo, ebbe il comando effettivo del II battaglione di fanteria indigeni. Il 17 luglio 1894, con tre compagnie del suo battaglione, comandò l'avanguardia della spedizione contro Cassala, base dalla quale i dervisci effettuavano periodiche spedizioni contro la Colonia Eritrea. Con una brillante operazione, l'H. entrò vittorioso a Cassala prima dell'arrivo del grosso delle truppe italiane: l'impresa gli valse la croce di ufficiale dell'Ordine militare di Savoia. Tornato a Keren, in Eritrea, dovette però difendere i suoi uomini dall'accusa di saccheggi e gratuite uccisioni degli abitanti.
Dal dicembre 1894 al gennaio 1895, l'H. prese parte alle operazioni contro il ras abissino Mangascià, e si distinse in particolare nel combattimento di Coatit (13-14 genn. 1895), evitando alle truppe italiane, grazie alla resistenza del suo battaglione, una clamorosa disfatta. Fu premiato con la medaglia d'argento al valor militare e la croce di cavaliere dell'Ordine Mauriziano. Nel maggio 1895, l'H. fu inviato con i propri uomini a Cassala e per quasi un anno mantenne il governo e la difesa dell'omonimo forte, ultimo avamposto della Colonia Eritrea di fronte al Sudan mahdista.
Dal febbraio all'aprile del 1896, l'H. tenne valorosamente testa a un nemico nettamente superiore, e contravvenne più volte all'ordine di abbandonare il forte, fattosi pressante dopo il disastro di Adua (marzo 1896). Tuttavia, dopo la giornata di Tucruf (3 apr. 1896), in cui i dervisci decimarono la spedizione di soccorso inviata dal generale A. Baldissera, l'H. dovette rassegnarsi all'abbandono di Cassala. La coraggiosa difesa del forte gli valse una nuova medaglia d'argento al valor militare. L'H. partecipò in seguito con il suo battaglione alla liberazione di Adigrat, fatto d'armi che concluse la sua esperienza in terra d'Africa.
Testimone e attore degli eventi, l'H. raccontò il periodo più intenso della sua avventura africana nel libro Undici mesi a Cassala (Torino 1910), in cui, oltre a un minuzioso resoconto degli accadimenti, inserì interessanti note storiche sugli ascari e i suoi avversari dervisci.
Rientrato in Italia, fu destinato a Torino, nell'8° reggimento bersaglieri, poi ad Ancona nel 38° reggimento fanteria, ottenendo nel gennaio 1898 la promozione a tenente colonnello e nel 1903 quella a colonnello. Poté tornare in seguito fra i suoi bersaglieri, di cui comandò l'11° reggimento, dapprima ad Ancona poi ad Asti; fu infine collocato in posizione ausiliaria, per limiti d'età, nell'ottobre 1906: nell'occasione il re Vittorio Emanuele III lo nominò commendatore dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro e grand'ufficiale della Corona d'Italia.
Stabilitosi a Torino, l'H. entrò nei consigli di amministrazione del convitto nazionale Umberto I e dell'Istituto per le figlie dei militari. Nel 1910 attese alla compilazione del già citato volume di memorie, anche in risposta alle polemiche non ancora sopite sulla campagna africana del 1895-96. Collocato a riposo nel gennaio 1911 e iscritto nella riserva col grado di maggiore generale, non venne richiamato nel corso della guerra libica.
L'H. morì a Torino il 24 febbr. 1918.
Fonti e Bibl.: Di notevole importanza è il necrologio di C. Rinaudo, in Riv. militare italiana, LXIII (1918), pp. 733-750. Si vedano inoltre Stato Maggiore dell'Esercito, Ufficio storico, Storia militare della Colonia Eritrea, II (1895-96), Roma 1935, pp. 17, 20, 154; R. Sertoli Salis, Storia e politica coloniale italiana: 1869-1935, Messina-Milano 1936, p. 80; G. Vitali, Le guerre italiane in Africa: la conquista dell'Eritrea e della Somalia, la conquista della Libia, la conquista dell'Etiopia, Milano 1936, pp. 44, 50, 57, 105; La formazione dell'Impero coloniale italiano, I, Le prime imprese coloniali. La rinascita coloniale, Milano 1938, ad ind.; R. Ciasca, Storia coloniale dell'Italia contemporanea. Da Assab all'Impero, Milano 1938, p. 193; A. Del Boca, Gli Italiani in Africa orientale, I, Dall'Unità alla marcia su Roma, Milano 1992, pp. 533, 713.