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GIONTA, Stefano

di Raffaele Tamalio - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 55 (2001)
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GIONTA, Stefano

Raffaele Tamalio

Nacque a Mantova in un anno imprecisato, probabilmente del secondo quarto del XVI secolo. La notorietà del G. si deve tutta alla enorme fortuna goduta dalla sua opera più conosciuta, Il fioretto delle croniche di Mantova, costantemente aggiornata nel corso dei secoli e stampata in numerose edizioni dalla veste agile e popolare. L'opera, in cui sono compendiate in prosa le notizie sulla città di Mantova (partendo dalle origini e conducendole poi anno per anno fino al 1566), fu pubblicata per la prima volta a Verona nel 1570 presso Sebastiano e Giovanni Dalle Donne.

Una seconda edizione fu edita nel 1574 da L. Pasquati di Padova, ma per i tipi di P. de' Franceschi di Venezia, provvista di un'appendice in ottava rima e in terzine, con il testo aggiornato fino a quell'anno. Una terza, del 1587, per i tipi di F. Osanna di Mantova, riproduce il testo del 1574, ma reca in appendice un poemetto in ottave di un certo R. Toscano dal titolo L'edificatione di Mantova.

A queste edizioni fecero seguito altre, tutte mantovane, che dimostrano l'estrema vitalità dell'opera del Gionta. Il fioretto apparve, continuato fino al 1629, per i tipi di B. Osanna; nel 1741 riveduto e ampliato da F. Amadei; per poi essere ancora aggiornato fino al 1844 da A. Mainardi (di quest'ultima edizione esiste una stampa anastatica, Mantova 1972).

Il fioretto prende avvio dalla fondazione di Mantova da parte del figlio della mitica Manto e si snoda con le notizie dei principali fatti che hanno interessato nel corso dei secoli la città e il suo territorio. Sebbene non risulti esente da macroscopiche imprecisioni e ingenuità, in parte emendate dalle revisioni curate da F. Amadei e A. Mainardi, ma altre purtroppo riprese da autori di cronache successive, l'attenzione usata nella scelta degli avvenimenti più significativi e la loro ordinata descrizione attestano ancora una volta la mantovanità del suo autore, al quale va, peraltro, il merito di essere stato il primo a porre in rima le vicende storiche della propria città.

A dispetto della notorietà e della diffusione del Fioretto, circolante anche sotto forma di sommario manoscritto, i cui esemplari sono stati inventariati dal Mazzatinti, tutta l'esistenza del suo autore appare avvolta nel più fitto mistero. Sul G., infatti, le fonti documentarie coeve tacciono completamente; di più, non esiste la benché minima traccia dell'esistenza di un personaggio o di una famiglia recante tale cognome fra i documenti, le lettere o i decreti conservati nell'Archivio Gonzaga di Mantova, pur essendo il G. un autore mantovano, come lui stesso dichiara. Infatti, i pochi dati certi sulla sua persona e sugli studi che condusse li fornisce egli stesso nella sua opera, là dove, nelle due prime edizioni, dedicando Il fioretto al duca di Mantova Guglielmo Gonzaga, dichiarava di avere letto "historie antiche, et moderne per raccogliere in picciol volume questi fioretti, et suscitare la memoria della vostra felicissima Città di Mantova, et patria mia da me tanto amata", firmandosi poi: "Di V. Eccellentissima Signoria perpetuo Servitore Stephano Gionta detto il Spadaro". è certo dunque che il G. nacque a Mantova poiché, oltre a ribadirlo nel frontespizio delle edizioni del 1574 e del 1587, egli lo afferma più volte esplicitamente all'interno dell'opera. Quanto all'epiteto Spadaro, esso non aiuta certo nella ricerca della verità, poiché non si spiega come uno spadaro dell'epoca, cioè un produttore o mercante di armi bianche, possedesse, oltre alla capacità di scrivere sia in rima, sia in prosa, pure la conoscenza di fatti storici non legati alla sua città, che il G. dimostra in un'altra opera, dal titolo Compendio delle chroniche della magnifica città di Fiorenza, sempre in rima e in prosa, che risulta stampata a suo nome a Siena nel 1571 presso L. Bonetti. A meno che Spadaro non sia il vero cognome del G., nel qual caso potremmo essere autorizzati a pensare all'uso di uno pseudonimo. A suffragare tale ipotesi potrebbe contribuire un gioco di parole condotto sul cognome del G. nel frontespizio dell'edizione del 1574, curata dall'autore: "Il fioretto delle chroniche di Mantova di nuovo ristampato, con la gionta di molte cose, dove si vede l'origine di essa città […]. Raccolto per Stefano Gionta mantovano". E nell'edizione 1587 il frontespizio prosegue così: "Aggiontovi di nuovo l'Edificatione di essa città in ottava rima, di Rafaelo Toscano".

Circa l'anno di morte del G., potrebbe rappresentare un indizio la mancanza dell'aggiornamento nella citata edizione di F. Osanna del 1587, come invece era stato fatto per la stampa del 1574, e la sostituzione con l'opera di un altro autore: in questo caso la scomparsa del G. andrebbe collocata tra queste due date.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Documenti D'Arco, b. 84; Ibid., C. D'Arco, Notizie di mille scrittori mantovani (ms.), IV, pp. 54-56; S. Bettinelli, Delle lettere e delle arti mantovane, Mantova 1774, pp. 58, 110; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VII, 2, Modena 1778, p. 305; L.C. Volta, Ragionamento intorno agli storici di Mantova, in Diario per l'anno 1782, Mantova 1782, p. 177; F. Tonelli, Ricerche storiche di Mantova, I, Mantova 1797, p. XIX; G.B. Intra, Degli storici e dei cronisti mantovani, in Atti e memorie della R. Accademia Virgiliana, 1877-78, p. 182; S. Davari, L'affresco di Andrea Mantegna nella sala "Degli sposi" nel Castello di Mantova e il cronista S. G., ibid., n.s., I (1908), pp. 4-19; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, a cura di G. Amadei - E. Marani - G. Praticò, I-II, Mantova 1955, passim; Mantova. Le lettere, I-III, Mantova 1958-63, ad indices; Mantova. Le arti, II-III, ibid. 1961-65, ad indices; C. Mozzarelli, Lo Stato gonzaghesco, Mantova dal 1382 al 1707, in Storia d'Italia (UTET), XVII, Torino 1979, ad indicem; G. Schizzerotto, I poemetti mantovani di S. G. e Raffaello Toscano, in Civiltà mantovana, n.s., 1985, n. 7, pp. 71-79; G. Mazzatinti, Inventario dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, XVII, p. 139; XXIII, p. 54; LXIX, p. 148.

Vedi anche
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