GHERARDINI (Ghirardini), Stefano
Nacque a Bologna nel 1696 (Zani). Dalle scarne notizie fornite dalle fonti sappiamo che fu allievo e fedele imitatore del pittore Giuseppe Gambarini, artista attivo prevalentemente nel campo della pittura di genere (Lanzi). Il G. raccolse questa eredità che a Bologna aveva avuto come principale esponente, nella sua forma più nobile, Giuseppe Maria Crespi. Zani, dopo aver giudicato il G. "bravissimo", lo definisce "pittore di capricci, cioè di caricature, di pitocchi, di ciarlatani, cose tutte riconosciute per lo più sotto il titolo di bambocciate", lasciandoci così una chiara definizione dell'area di attività del G. che tuttavia non deve essere stata la sola, ancorché preferita e destinata a lasciare traccia di sé.
Nell'edizione di Malvasia del 1782 sono citate anche diverse opere a soggetto sacro dell'artista presenti nelle chiese bolognesi e oggi non più rintracciabili. Positiva dovette essere l'accoglienza riservata all'artista anche nell'ambito del collezionismo privato: la sua cospicua presenza viene infatti registrata presso importanti famiglie bolognesi come i Graziani, gli Amorini, i Ranuzzi, gli Albergati (Oretti), e nella raccolta di Gianangelo Belloni, uno dei più rilevanti collezionisti bolognesi della prima metà del Settecento (Spike, 1990).
Le poche opere sicure del G., alcune delle quali firmate e datate, se non sono sufficienti per ricostruire un corpus omogeneo e per delineare un'evoluzione stilistica nel percorso dell'artista, sono tuttavia in grado di ribadire la stretta dipendenza dai modi del Gambarini che spesso si trasforma in una citazione, completa o parziale, da opere del maestro; per tale motivo è del tutto probabile l'ipotesi di un alunnato del G. presso di lui con la conseguente possibilità di attingere direttamente, e con il suo consenso, dal suo repertorio figurativo. I continui e disinvolti prestiti del G. dal Gambarini rendono tuttavia problematico distinguere le varie mani, tanto che probabili opere del G. sono state spesso attribuite al suo maestro (Finarte, Milano 29 ott. 1964, n. 62; ibid., 9 nov. 1971, tavv. I-II).
Poco dopo la morte del maestro (1725) il G. realizzò due tele, una delle quali datata 1727, raffiguranti un Convegno di monaci e Monaci che scherzano (già Roma, collezione Sangiorgi) citate da Roli (p. 189) e attualmente non rintracciabili; sono invece visibili due quadri, con lo stesso titolo, del Gambarini, probabile prototipo per le opere dell'allievo (Dresda, Staatliche Kunstsammlungen). Firmato e datato 1729 è il quadro con La maestra di scuola (Ferrara, collezione Bargellesi; Roli, n. 350b), in cui la scena principale raffigura un'anziana maestra intenta a punire un giovanissimo allievo. Sullo sfondo, è una donna con un bambino in braccio che appare direttamente ripresa dal medesimo gruppo presente nella tela di Gambarini con Ricamatrici (Lisbona, Museu nacional de arte antiga). Anche nel dipinto del G. intitolato Il "mondo nuovo" (Roma, già collezione Morandotti; Roli, n. 352e), le due figure del banditore e della vecchia intenta a guardare nella lanterna magica sono tratte direttamente da due disegni di Gambarini (Monaco, Staatliche graphische Sammlung), probabilmente studi per una composizione più ampia; la qualità sostenuta dei due disegni e il nome di Gambarini su entrambi i fogli portano a escluderne l'attribuzione al Gherardini. La figura del personaggio sull'asino, nella parte centrale del dipinto, è inoltre chiara citazione della medesima presente nella stampa di Crespi (Bertoldo sull'asino) appartenente alla famosa serie di incisioni con Storie di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno.
Nella tela del G. raffigurante un Concertino (Bologna, collezione privata; Roli, n. 350a) Roli suggerisce di vedere una probabile allusione alla famosa serie di tele di Crespi, oggi non più rintracciabile, con episodi della Vita della canterina, allora di certo ancora visibile o nota attraverso repliche provenienti dalla stessa bottega del maestro.
L'opera, firmata sul clavicembalo a sinistra, è tra le cose migliori del G., per l'accentuazione del dato naturalistico non mortificato dall'intento citazionistico, che, comunque, non manca neppure in questa occasione: i due personaggi seduti a sinistra sono tratti dalla tarda tela di Gambarini con Ricamatrici (già Berlino, collezione Gurlitt; Roli, n. 347b), tanto da non poter escludere un intervento diretto del G. nel gruppo di figure a sinistra, motivato magari dalla morte del maestro.
Datata 1741 è la tela del G. con una Villanella (Roli, n. 347d): anche in questo caso la figura della giovane donna deriva direttamente da quella presente in un'opera del Gambarini raffigurante una Scena campestre (già Berlino, collezione Gurlitt: Roli, n. 347a); questa stessa figura si ritrova anche in un'altra opera del G. raffigurante un Concertino (Roli, n. 350a), probabilmente prossima cronologicamente alla Villanella.
Di certo le due tele del Gambarini, già in collezione Gurlitt, sono state fonte di ispirazione anche per cinque scenette di genere, due delle quali datate 1735, realizzate dal G. probabilmente tutte nello stesso periodo (ibid., nn. 351a-e). Si tratta di un repertorio leggero e ormai sperimentato che si ritrova anche nelle tele con Scena di genere e Musicanti e nelle due versioni delle Lavandaie, (ibid., nn. 352a-c, 352d).
Ultimo riferimento cronologico dell'attività del G. è la tela con la Villanella con cesto d'uva, siglata e datata 1741, citata da Roli (p. 268), oggi non rintracciabile.
Il G. morì a Bologna nel 1756 (Oretti).
Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. comunale dell'Archiginnasio, ms. B.131: M. Oretti, Notizie de' professori del disegno…, c. 507; Ibid., ms. B.104: Id., Le pitture che si ammirano nelli palagi e case de' nobili della città di Bologna…; C.C. Malvasia, Pitture, scolture ed architetture delle chiese… della città di Bologna…, Bologna 1782, pp. 161, 163, 170, 498; L. Lanzi, Storia pittorica della Italia… (1808), a cura di M. Capucci, III, Firenze 1974, p. 118; G. Bianconi, Guida del forastiere per la città di Bologna, Bologna 1820, pp. 166, 176; P. Zani, Enc. metodica critica-ragionata delle belle arti, IX, Parma 1822, p. 363; S. Ticozzi, Dizionario degli architetti, scultori…, II, Milano 1831, pp. 164 s.; R. Longhi - G. Zucchini, Mostra del '700 bolognese (catal.), Bologna 1935, p. 47; R. Roli, Pittura bolognese, 1650-1800, Bologna 1977, pp. 189 s.; E. Riccomini, L'arte del Settecento emiliano. La pittura. L'Accademia Clementina (catal.), Bologna 1979, pp. 35 s.; R. Roli - G. Sestieri, I disegni italiani del Settecento, Treviso 1981, p. 47; F. Calbi - D. Scaglietti Kalescian, Marcello Oretti e il patrimonio artistico privato bolognese, in Documenti. Istituto per i Beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia Romagna, 1984, n. 22, p. 113; J.T. Spike, G.M. Crespi and the emergence of genre painting in Italy (catal., Firenze), Forth Worth 1986, ad indicem; G. Perini, Genre painting in eighteenth-century North Italian art collections and art literature, ibid., pp. 91, 101; G.T. Spike, I "quadri grandi istoriati" di Crespi e la collezione di Gianangelo Belloni, in Atti e memorie dell'Accademia Clementina, XXVI (1990), p. 382; A. Emiliani - A.B. Rave, G.M. Crespi. 1665-1747 (catal.), Bologna 1990, p. 218; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, p. 524; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori… italiani, V, p. 355.