STEFANO FIORENTINO
Pittore fiorentino, allievo di Giotto, attivo dall'ultimo decennio del Duecento alla prima metà del Trecento.L'artista è ricordato per la prima volta nel 1347, quando compare come "Maestro Stefano in chasa de' frati predicatori" (di S. Maria Novella a Firenze) in un documento pistoiese nel quale si nominano "li migliori maestri di dipingere che siano in Firenze per la tavola dell'Opera di Santo Giovanni e quelli che meglio la fareb(bero)bona" (Pistoia, Arch. di Stato, S. Giovanni Fuorcivitas, Entrata e Uscita, 1347-1350, Patrimonio Ecclesiastico, filza D, 294, c. 9; Chiappelli, 1900, p. 2). Franco Sacchetti (Trecentonovelle, CXXXVI) nomina S. tra i migliori maestri "che siano stati da Giotto in fuori" insieme a Cimabue, Bernardo Daddi e Buonamico Buffalmacco. Filippo Villani (De origine civitatis Florentiae; 1400 ca.), esaltandone le doti di mimesi naturalistica, lo definisce "scimmia della natura" con una caratterizzazione che avrebbe avuto larga fortuna nelle fonti rinascimentali fino a Vasari. Lorenzo Ghiberti (Commentari; 1450 ca.), qualificandolo come "egregissimo doctore", ne delinea per primo un sintetico catalogo delle opere, nessuna delle quali si è conservata fino a oggi.Complessi problemi di attribuzione e di identificazione anagrafica iniziarono con Vasari, che risulta il responsabile del groviglio critico creatosi intorno alle figure di S., Puccio Capanna, Maso di Banco e Giottino. I principali interventi dedicati alla ricostruzione della fisionomia artistica del maestro sono quelli di Coletti (1946), Longhi (1951), Venturoli (1969) e Todini (1986).
Bibl.:
Fonti. - Franco Sacchetti, Il Trecentonovelle, a cura di V. Pernicone, Firenze 1946, p. 301; Filippo Villani, De origine civitatis Florentiae et eiusdem famosis civibus, a cura di G. Camilli Galletti, Firenze 1847, p. 36; Lorenzo Ghiberti, I Commentari, a cura di J. von Schlosser, I, Berlin 1912, p. 37; Vasari, Le Vite, II, 1967, pp. 133-138; commento, II, 1969, pp. 431-440.
Letteratura critica. - A. Chiappelli, Di una tavola dipinta da Taddeo Gaddi e di altre antiche pitture nella chiesa di San Giovanni Fuorcivitas in Pistoia, Bullettino storico pistoiese 2, 1900, pp. 1-6; L. Coletti, I Primitivi, II, I senesi e i giotteschi, Novara 1946, pp. XXXVIII-XXXIX; R. Longhi, Stefano Fiorentino, Paragone 2, 1951, 13, pp. 18-40; P. Venturoli, Giotto, StArte, 1969, 1-2, pp. 142-158: 157-158; F. Todini, Pittura del Duecento e del Trecento in Umbria e il cantiere di Assisi, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, II, pp. 375-413: 390, 392-398; L. Bellosi, Il maestro dell'Annunciazione Spinola, in Umbri e toscani tra Due e Trecento, Torino 1988, pp. 59-69.