FARNETI, Stefano
Nacque a Pisa il 20 genn. 1855, da Pietro, originario di Faenza, e da Angelica di Stefano, discendente di Tadeusz Kościuszko, eroe nazionale polacco. Compì i suoi studi artistici a Napoli, frequentando dal 1875 l'Accademia di belle arti e stabilendo un precoce legame di amicizia con Francesco Netti, di cui seguiva le orme. Alla morte del pittore pugliese, ne curò gli scritti, editi poi dal fratello, l'avvocato Giuseppe Netti.
Pittore versatile, anche se di non grande respiro, il F. oscillò fra gli orientamenti realisti e quelli più moderati che facevano capo a D. Morelli. La sua produzione è costituita da ritratti, paesaggi, scene di genere e anche da pitture decorative.
Esordì all'Esposizione internazionale a Nizza nel 1883-84 con un Paesaggio, e nel 1885 si recò presumibilmente a Parigi, dove espose regolarmente al Salon fino al 1890.
In particolare presentò a Parigi Colazione in campagna (1885), La collaborazione (1886), Sala di riposo di un bagno turco e Ritratto nel 1887, Turco che prega e uno Studio nel 1888, Una strada di Napoli nel 1889 (acquistato poi dalla Società degli artisti di Varsavia) ed infine Gl'innamorati nel 1890.Nel 1891 il F. entrò a far parte della Società napoletana degli artisti (poi Circolo artistico politecnico) e l'anno successivo fu nella commissione dell'Esposizione permanente, incaricata tra l'altro di organizzare la lotteria artistica in occasione della Festa degli artisti: una festa, questa, realizzata con il contributo del giornale Il Mattino, allo scopo di rilanciare l'associazione artistica napoletana che non riusciva a decollare. In quella occasione il F. realizzò uno dei quadri viventi presentati al S. Carlo, Le "mousmés" cacciatrici. Nel 1892 gli nacque a Napoli, dalla moglie Fortunata Noscarini Cresi, il figlio Carlo, poi ceramista e illustratore (cfr. voce in questo Dizionario). Sempre nel 1892 partecipò all'Esposizione internazionale di Monaco di Baviera, dove fu presente anche l'anno successivo. Partecipò alle ultime edizioni ottocentesche delle mostre della Società promotrice "Salvator Rosa" di Napoli e precisamente a quelle del 1894 (con un Ritratto e La romanza), del 1896 (con dei disegni: Studi di tigre e una Suora di carità, tratta da Soeur Philomène di E. e J. Goncourt) e del 1897 (con Paranze di pesca ed un trittico di probabili suggestioni simboliste, Alba, Mezzogiorno, Crepuscolo).
Dal 1894 al 1897 fu di nuovo costantemente presente al Salon parigino: in quello del 1897 ottenne un notevole successo con una Marina e soprattutto con La fuga, che gli consentì di conseguire il titolo di associé e che, esposto l'anno successivo a Torino, fu acquistato dal ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma. Fu presente di nuovo nel Salon parigino del 1901 e in quello del 1902, rispettivamente con Scirocco e Grande spianata.
Il primo dipinto entrò nella collezione Della Marra e fu venduto nel 1924 insieme con un Interno dell'Avvocatella di Cava e con alcuni disegni di Paesaggi (v. il catalogo di vendita, con testo di L. Postiglione, Napoli 1924).
Alla ripresa delle esposizioni della Promotrice napoletana nel 1904, il F. si affermò con Piovaschi, di collezione Casciaro, ripresentato, insieme con l'opera In caccia, anche a Milano nel 1906 e molti anni dopo, nel 1929, alla Mostra degli ottocentisti napoletani, organizzata a Torino presso la galleria Codebò ad opera della Società Fontanesi, diretta da F. Casorati (per un ulteriore elenco delle esposizioni internazionali a cui partecipò il F. cfr. Giannelli, 1916).
Dal 1902, dopo la morte di D. Morelli, gli venne affidato l'incarico di direttore artistico presso il Museo artistico industriale di Napoli. Il F. propose, un nuovo piano di studi e condizionò l'ammissione ai corsi al possesso del titolo della, licenza elementare e a un anno di prova. Intorno al 1911-12 lasciò la direzione delle scuole e delle officine e passò all'incarico di conservatore dei Museo (Tropea, 1941, p. 65). Rimase costante il suo legame con il Circolo artistico politecnico di Napoli, dove nel 1912, dopo l'incendio di due anni prima, realizzò, d'intesa con l'arch. G. B. Comencini, una delle sovrapporte del salone da ballo che aveva come soggetto La danza greca (La raccolta d'arte..., 1991, fig- p. 37).
Nelle mostre novecentesche espose spesso acqueforti, fra cui ricordiamo quella inviata alla prima Biennale romana (1921) insieme con un Ritratto, le due esposte alla prima Biennale napoletana del 1921 (Gesù e la Madre e La Crocifissione), quella presentata alla Promotrice napoletana del 1922 insieme con un Autoritratto (disegno) ed il dipinto Tramonto, le due acqueforti con la Cappella Carafa al duomo e Piazza S. Ferdinando, presentate alla seconda Mostra primaverile di "Fiamma", tenuta a Napoli nel 1923 e ripresentate nel 1925 alla prima mostra organizzata dal Giornale d'arte presso la galleria Corona di Napoli. Alla Promotrice del 1924 espose nella sezione del Bianco e nero La porta del Carmine (cfr. Il Mattino, 20-21 maggio 1924).
Il F. morì a Napoli il 15 febbr. 1926. In quell'anno si organizzò nella sede del Circolo artistico politecnico una importante retrospettiva.
Nella raccolta di quell'associazione sono conservati vari suoi disegni, fra cui S. Maria Egiziaca a Pizzofalcone (1924; pubbl. in La raccolta..., 1991, p. 137), La casa dei Farneti a Viterbo (ibid., p. 138), Interno di palazzo.
Fonti e Bibl.: R. Carafa d'Andria, S. F., in Flegrea, II (1900), pp. 222-230; Fulvio, S. F., in Regina, IV (1907), 7, pp. 4-7; E. Giannelli, Artisti napoletani viventi, Napoli 1916, pp. 237-240; A. Lancellotti, Bianco e nero e Arte decorativa, in La Fiamma, III (1921), 26/28, p. 9; G. A. Lo Monaco, La XL Esposizione della "Salvator Rosa", in La Tribuna, 14 giugno 1922; [E. Pansini] Relazioni dello "intruso" della Biennale napoletana, in Cimento, II (1922), 5, p. 81; A. Colasanti, La Galleria nazionale di arte moderna in Roma, Milano-Roma 1923, p. 86; A. Maresca di Serracapriola, Pittori da me conosciuti, Napoli 1936, p. 176; C. Tropea, Il Museo artistico industriale ed il RegioIstituto d'arte di Napoli, Firenze 1941, pp. 61, 65; D. Maggiore, Arte e artisti dell'Ottocento napoletano e Scuola di Posillipo, Napoli 1955, p. 139; Talassarca [Manfredi Franco], S. F., in L'Artistico, V (1965), 11; M. Monteverdi, Storia della pittura italiana dell'Ottocento, Milano 1975, ad Indicem; La raccolta d'arte del Circolo artistico politecnico di Napoli, Napoli 1991, pp. 29, 37, 42, 69 n. 149, 137 s., 235 n. 72, 238 n. 506; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 276; A. M. Comanducci, Diz. ill. d. pittori... italiani mod. e contemp., Milano 1971, II, p. 1153.