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FALCONIO, Stefano

di Bruno Cozzi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 44 (1994)
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FALCONIO, Stefano

Bruno Cozzi

Nacque a Pescocostanzo (L'Aquila), da Gaetano e da Catarina Falconio, il 10 genn. 1821.

Compì i primi studi nella terra natale, mostrando particolare attitudine e predilezione per le materie letterarie, soprattutto per le lettere latine, che doveva conservare per tutta la vita. All'età di 14 anni s'iscrisse alla scuola superiore di medicina veterinaria di Napoli (a quel tempo non era necessario possedere un diploma di istruzione superiore) e, conclusi i quattro anni di studi, nel 1840 si diplomò. Inizio la propria carriera come veterinario militare, presso il 10 reggimento ussari della guardia reale. Le vicende politiche del 1848-49 si ripercossero anche sulla scuola di medicina veterinaria, che subì varie trasformazioni.

Divenuta nel 1848 scuola di veterinaria e di agricoltura, alle dipendenze del ministero dell'Agricoltura, doveva poi passare alle dipendenze nel 1853 del ministero dell'Interno e nel 1854 della real segreteria e ministero di Stato degli Affari ecclesiastici e dell'Istruzione pubblica, sottoposta al Consiglio generale della Pubblica Istruzione. Nel corso di questi cambiamenti si instaurò un clima di generale sospetto e di tensione in cui la scuola, considerata un focolaio di idee liberali, fu di fatto governata in base ai rapporti della prefettura di polizia sulla moralità dei docenti. Su di essa vigilava inoltre l'autorità ecclesiastica, che esercitava uno stretto controllo sul comportamento dei docenti e degli studenti. Inevitabile conseguenza di questa situazione fu l'allontanamento di quella parte del corpo docente resasi sospetta di professare idee repubblicane o antireligiose, o semplicemente vittima di delazioni interessate da parte di colleghi.

In seguito ai vuoti così creatisi, il F. nel marzo del 1849 fu chiamato a insegnare clinica e negli anni 1850-52, per supplenza, chirurgia teorico-pratica. Al 1849 risalgono le sue prime pubblicazioni scientifiche, su argomenti chirurgici e clinici (Osservazioni sopra alcuni casi di ernia scrotale nel cavallo, con modifica al processo operatorio dello sbrigliamento dell'anello inguinale, Napoli 1849). Non inviso alle autorità (i rapporti della prefettura di polizia del 1852 riferivano che "per discorsi e contatti dimostrò negli ultimi rivolgimenti dei sensi liberali moderati"), il F. nel maggio 1856 fu confermato professore di clinica e nuovamente incaricato della cattedra di chirurgia; riuscì a conservare il proprio posto nonostante i rivolgimenti politici occorsi nel 1860 a seguito dell'entrata di Garibaldi a Napoli. Con il nuovo regolamento del 24 sett. 1861 la scuola di veterinaria e di agricoltura di Napoli divenne scuola superiore di medicina veterinaria e di agricoltura di Napoli e fu collocata, come le altre del Regno d'Italia, tra le scuole universitarie: i suoi docenti poterono quindi godere dei vantaggi e dei privilegi concessi ai professori delle università del Regno. Nell'ottobre 1861 il F. fu confermato professore di chirurgia teoretica (patologia chirurgica), clinica chirurgica e ferratura (ippodologia). Con il nuovo regolamento del 1868 la scuola superiore di medicina veterinaria e di agricoltura di Napoli tornò a essere solamente scuola superiore di medicina veterinaria, separata dalla scuola superiore di agricoltura. Negli ultimi anni del decennio 1860-70 il F. vi insegnò ferratura teorica, ferratura pratica, patologia chirurgica, clinica chirurgica e medica, ostetricia, e nel gennaio del 1872 ne fu nominato, per regio decreto, direttore. Contemporaneamente il governo lo chiamò a far parte del Consiglio superiore di Sanità. Come direttore della scuola, il F. ne assunse anche la direzione del periodico il Giornale delle razze degli animali utili e di medicina veterinaria, a cui collaborava tutto il corpo docente, che rappresentava allora una delle principali e più diffuse pubblicazioni di medicina veterinaria e comparata italiane.

Nella seconda metà del 1873 il F. fu colpito da grave malattia: le sue condizioni di salute andarono peggiorando progressivamente, fino a costringerlo nel 1875 a lasciare la direzione della scuola e a chiedere la collocazione a riposo.

Socio della Società di medicina veterinaria di Parigi, dell'Accademia Gioenia di Catania, della Società aspiranti naturalisti di Modena, dell'Istituto di incoraggiamento di Napoli e di altre società scientifiche, il F. fu molto noto e apprezzato in Italia e all'estero.

Egli fu infatti autore di interessanti pubblicazioni su vari argomenti, dalla medicina veterinaria applicata alla fisiopatologia e alla clinica, di interesse generale per le implicazioni di tipo medico comparativo e l'approfondimento dei problemi trattati (Studi sulle neoplasie a massa distinta degli animali domestici, Napoli 1866, in collaborazione con P. Oreste). Si interessò con grande competenza dei risvolti applicativi delle discipline medico-veterinarie nei confronti dell'ambiente agricolo. Fu tra i primi a comprendere l'importanza delle misure sanitarie per la prevenzione delle epizoozie che in quei tempi decimavano i bovini e altri animali utili, e fu incaricato di studiare misure atte a limitare la diffusione dei fenomeni morbosi del bestiame e a prevenirne le spaventevoli conseguenze nei confronti dell'economia agricola (Sulla dominante epizoozia bovina. Relazione al sig. prefetto della provincia di Napoli, in Giorn. d. razze d. animali utili e di med. vet., II [1873], marzo-aprile, pp. 1-33, in collaborazione con A. Cristin e P. Oreste).

Il F. si battè con passione affinché alla medicina veterinaria venisse riconosciuta piena dignità nel mondo scientifico e sociale, e si interessò di storia della chirurgia veterinaria (Della chirurgia veterinaria, sue fasi storiche, e stato attuale. Discorso per l'apertura dell'anno scolastico 1863-64 nella R. Scuola superiore di medicina veterinaria e d'agricoltura di Napoli, Napoli 1863), dell'ordinamento delle scuole di medicina veterinaria e dell'insegnamento della mascalcia (Lettera in risposta ad una scrittura del prof. Brambilla dal titolo "Sulla necessità dello insegnamento teorico-pratico della mascalcia, e che questo non sia diviso fra due docenti, l'uno per la parte teorica soltanto, l'altro soltanto per pratica", Milano 1865, in collaborazione con A. Cristin e G. Paladino).

Il F. mori a Napoli il 4 dic. 1877.

Bibl.: S. Baldassarre, La R. Scuola superiore di medicina veterinaria di Napoli dalla sua origine ad oggi (1795-1910), Napoli 1911, pp. 50, 55 s., 75, 89 s., 92 s., 207 s.; V. Chiodi, Storia della veterinaria, Bologna 1981, pp. 452 ss.

Vedi anche
professore Titolo attribuito ai docenti universitari e agli insegnanti delle scuole secondarie. ● Il ruolo dei professore universitari si articola in due fasce: quella dei professore ordinari e quella dei professore associati. Il ruolo dei ricercatori universitari corrisponde a una terza fascia ‘di formazione’. ... Latino Pacato Drepànio Pacato Drepànio, Latino (lat. Latinius Pacatus Drepanius). - Retore gallo (sec. 4º d. C.), amico di Ausonio e di Simmaco; capo di una legazione a Roma (389), pronunciò un panegirico di Teodosio, a noi giunto, interessante come documento storico. università università Istituto scientifico e didattico di ordine superiore che ha potere di conferire un riconoscimento giuridico particolare a chi ha fruito dell’insegnamento impartito all’interno di esso dai docenti delle varie materie. 1. Le universita degli studi nella storia Nell’antichità classica non ... Forze di polizia Insieme di corpi militari e civili dello Stato, o di enti pubblici territoriali, con cui si mira alla rimozione di tutte le cause che possono ostacolare la tranquilla e ordinata convivenza civile o ledere gli interessi legittimi dei singoli.  Ai sensi dell’art. 16 della l. 121/1981 ne fanno parte: la ...
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falconare
falconare v. intr. [der. di falcone] (io falcóno, ecc.; aus. avere), ant. o poet. – Andare a caccia col falcone: Sognava il re di falconar (Pascoli).
falconière
falconiere falconière s. m. [der. di falcone]. – 1. Chi esercita la falconeria, e in genere chi ammaestra, cura e fa volare gli uccelli da preda adoperati nella caccia. 2. Titolo di dignità nelle antiche corti principesche, attribuito all’ufficiale...
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