BRANCA, Stefano della
Nato nell'ultimo decennio del sec. XIV da nobile e rinomata famiglia eugubina, il B. entrò al servizio dell'amministrazione pontificia probabilmente in seguito a un accordo tra il papa Martino V (Oddone Colonna, che era stato dal 1380 vescovo di Urbino) e Guidantonio da Montefeltro, signore di Gubbio. Nel 1420 fu nominato vicario pontificio in Orvieto, sostituendo il governatore Giovanni Conigner, barone di Castrignano. L'anno successivo veniva creato commissario pontificio nel Patrimonio di S. Pietro in Tuscia, con compiti essenzialmente fiscali; egli era infatti responsabile della raccolta dei sussidi che le città e i villaggi della provincia dovevano versare, per disposizione del papa, allo scopo di saldare le paghe dovute ai condottieri che combattevano al soldo della Chiesa (si trattava, allora, di Angelo Broglio detto il Tartaglia da Lavello, Braccio da Montone, Aloysio Dal Verme).
Vicesenatore di Roma dal 28 luglio 1421, il 1º agosto successivo il B. confermò lo statuto dei merciai. Nel 1422 fu creato nuovamente commissario pontificio nel Patrimonio, questa volta col compito di sovraintendere al controllo sui cereali ("pro fienda recollecta grani") e alla "dogana dei pascoli"; egli doveva inoltre curare la riscossione degli arretrati delle imposte dovute al governo pontificio: tali incarichi gli furono affidati con lettere di nomina del 17 aprile e del 9 luglio di quell'anno. Il 1º maggio, inoltre, gli venivano attribuiti tutti i poteri normalmente assegnati al rettore della provincia.
Tale somma di incarichi e di poteri era senza dubbio connessa con lo sforzo, allora compiuto da Martino V, di restaurare il potere fiscale della Curia romana nelle terre di dominio pontificio, e di preparare la ripresa della lotta contro Braccio da Montone. La subordinazione delle funzioni politiche a quelle fiscali era infatti insolita nella prassi della politica papale.
Il 30 genn. 1423 il B. fu nominato commissario pontificio nella provincia di Campagna, di nuovo con tutti i poteri normalmente assegnati ad un rettore. Il 24 genn. 1425, in seguito alla morte di Giordano Colonna avvenuta l'anno precedente, fu creato commissario nel principato di Salerno, di cui Giordano era stato, almeno formalmente, signore. Egli doveva esercitare, allora, l'ufficio di "straticone", e governava il principato con pieni poteri, per conto dei figli del defunto Giordano Colonna. Nel prendere questo provvedimento il papa agì senza dubbio come signore feudale del Regno, anche se era stato indotto ad assumere tale atteggiamento dall'evidente volontà di salvaguardare i diritti della sua stessa famiglia. Èquesta l'ultima notizia relativa al B. in nostro possesso. Ècomunque poco probabile che il successore di Martino V, Eugenio IV, salito al soglio pontificio il 3 marzo 1431 e ostile ai Colonna, lo abbia mantenuto al servizio della Chiesa.
Si può supporre che il B. sia stato escluso, a causa della nobiltà dei suoi natali, dai pubblici uffici in Gubbio, dove gli archivi non conservano traccia di una sua attività politica.
Fonti eBibl.: Archivio Segreto Vaticano, Introitus et Exitus, vol. 382, f. 26v; Diversa Cameralia, vol. 7, f. 23; Reg. Vat. 349, ff. 213, 254; Archivio di Stato di Roma, Archivio Camerale, pt. I, Tesorerie provinciali,Patrimonio, vol. I, ff. 100, 106; vol. I a, passim;E. Stevenson, Statuti delle arti dei merciai e della lana di Roma, Roma 1893, p. 221; A. Salimei, Senatori e Statuti di Roma nel Medioevo, Roma 1935, pp. 167 s.; O. Lucarelli, Mem. e guida storica di Gubbio, Città di Castello 1888, pp. 248 s.; P. Partner, The Papal State under Martin V, London 1958, pp. 64, 96, 100, 108, 116, 123, 156.