STEFANO da Verona (o da Zevio, per denominazione non antica)
Pittore. Si firmò semplicemente: "Stephanus"; onde non è ben certo ch'egli sia il pittore veronese Stefano di Giovanni nato circa il 1375. Operò a Verona nella prima metà del sec. XV lasciandovi affreschi ricordati dal Vasari, ma ora scomparsi in gran parte. Da Verona proviene una piccola Adorazione dei Magi (Milano, Brera), del 1435, firmata, ch'è caposaldo a conoscere il pittore, sebbene in un periodo inoltrato della sua arte: St. vi aderisce in tutto al cosiddetto stile gotico internazionale senza mostrare traccia di suoi primi rapporti con Agnolo Gaddi, asseriti dal Vasari; ma vi ha accento proprio, affine al lombardo Michelino da Besozzo (v.) e in qualche relazione con la pittura tedesca meridionale, boema e di Colonia. Scarsissima profondità, e di spazio, e di emozione spirituale; il rilievo plastico attenuato fino a essere inconsistente nelle disossate figure, nelle pieghe, nel colore senza nerbo di chiaroscuro: e, in compenso squisito, libera fantasia nel trasporre e comporre ogni forma in ritmi di linee, gotici ma di propria fluidità e, tra tante cose trasfigurate, l'attenzione intenta a osservare con oggettiva minuzia l'aspetto degli animali: carattere che unisce più strettamente l'artista al Pisanello, piuttosto in comunanza che per influenza da lui avuta su Antonio Pisano. Tali qualità non si ritrovano in opere credute del tempo giovanile di Stefano, ancora in supposti rapporti con Altichiero, e perciò del tutto dubbie; sono, invece, in alto grado in più disegni, giustamente attribuiti a St. (raccolte degli Uffizî, del Louvre, ecc.); hanno un crescendo, forse contenuto in qualche decennio, da una Madonna affrescata nella chiesa parrocchiale di Illasi, presso Verona, e da quella in tavola nel museo di Worcester, alla Madonna della quaglia (Verona, Castelvecchio), attribuita anche al Pisanello, e a due Madonne ora a Roma (Galleria Colonna, Museo di Palazzo Venezia) fino all'ultimo lirico volo nella Madonna del Roseto (vedi vol. XVII, tav. CXIX) e negli Angioli in resti di affreschi del S. Fermo di Verona.
Bibl.: G. Gerola, I pretesi due St. detti da Zevio e Vincenzo di Stefano, in Madonna Verona, 1908, pag. 150; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VII, i, Milano 1911, pagine 232-40; P. Toesca, La pittura e la miniatura nella Lombardia, ivi 1912, pag. 460; E. Sandberg Vavalà, La pittura veronese, Verona 1926, pp. 274-308; R. van Marle, Italian Schools of Painting, VII, L'Aia 1926, pp. 270-95 (anche per più estesa bibl.); B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932; trad. it. a cura E. Cecchi, Milano 1936.