COLONNA, Stefano
Chiamato anche Stefanello dai contemporanei, per distinguerlo dal padre Stefano il Giovane (Stefanuccio) del ramo palestrinese della famiglia Colonna, nacque nel primo quarto del sec. XIV; venne destinato alla carriera ecclesiastica, forse perché secondogenito. Il 20 genn. 1344 fu eletto canonico di S. Giovanni in Laterano contemporaneamente alla nomina dello zio paterno Agapito Colonna, a vescovo di Luni e molto probabilmente quale suo sostituto in quel medesimo beneficio ecclesiastico. Quando suo padre Stefano e suo fratello Giovanni perirono, il 20 nov. 1347, alla porta S. Lorenzo nel drammatico agguato teso ai Colonnesi dai seguaci di Cola di Rienzo, il C. allora ancora "piccolo guarzone" (Anonimo romano), diventò di fatto, anche se viveva ancora il nonno Stefano il Vecchio, già ultraottantenne, il nuovo capo della famiglia Colonna di Palestrina, quasi completamente decimata dal tribuno.
Per prendere in mano le redini della famiglia il C. abbandonò lo stato clericale, e sposò, in data imprecisata, Sancia Caetani, sorella di Onorato (I) Caetani, conte di Fondi. Da questo matrimonio nacquero Giovanni, Niccolò e Petruccio, che sono forse quei giovanetti che Petrarca ricorda in una lettera del 1370 (Sen., XV, 1) inviata a Stefano Colonna, preposito di Saint-Omer, per pregarlo di venire a prendere i libri del defunto Agapito Colonna, vescovo di Luni.
Il 14 sett. 1350 il C. venne nominato senatore di Roma e capitano del Popolo da Clemente VI. Il suo senatorato è attestato all'8 febbraio, al 7 e al 25 maggio 1351. Sulla scena politica romana riappare nel 1352 dopo l'infelice intermezzo del governo di Giovanni Cerroni, che era stato eletto rettore di Roma dal popolo romano a S. Giovanni in Laterano il 26 dic. 1351. Dopo la fuga del Cerroni (con buona parte del tesoro comunale) in quel di Abruzzo, il governo di Roma venne affidato nuovamente al C., insieme con Bertoldo Orsini, che vengono designati dai documenti: "ad Urbis regimen per Romanum populum deputati, ad beneplacitum domini nostri pape, decreto et auctoritate sacri senatus".
L'Anonimo romano afferma che allora al papa fu "tuoito [tolto] il senato". Questo passo, di difficile interpretazione, significa forse che la loro elezione fu soltanto popolare, se anche, non ebbe carattere apertamente anticlericale.
Ma il 16 febbr. 1353 i Romani, convenuti in mercato davanti al palazzo del Campidoglio dove si trovavano allora i Senatori, non trovarono grano a sufficienza, a causa della grande carestia che regnava allora in tutta Italia. Tra il popolo si sparse però la voce che il C. e l'Orsini avevano "venduto la tratta e lasciato il grano della loro maremmaa" (Anonimo romano), e davanti al Campidoglio scoppiò improvvisamente un tumulto. Tutta la piazza si affollò di popolani "come demonia accesi de pessio furore" (ibid.), i quali si misero a devastare e a saccheggiare. Il C. riuscì a fuggire dal Campidoglio travestendosi e calandosi con una fune per la parte posteriore del palazzo, ma Bertoldo, forse perché più anziano o forse perché desideroso di lasciare il Campidoglio "come barone", ossia a cavallo armato, venne raggiunto da una furibonda sassaiola e abbattuto in poco tempo. Un mese dopo il tumulto sono attestati in Campidoglio due nuovi senatori: Giovanni Orsini e Pietro Colonna detto Sciarra.
Non si hanno notizie del C. fino a dopo il ritorno di Cola di Rienzo a Roma (1° ag. 1354): come nel 1347 suo nonno Stefano il Vecchio, egli fu allora uno dei più ostinati oppositori del tribuno.
Cola inviò come ambasciatore a Palestrina, dove il C. si era stabilito, un popolano, Buccio di Giubileo, e uno della minore nobiltà, Gianni Caffarelli, ingiungendo al C. di obbedire agli ordini del "sacro senato". Per tutta risposta, egli arrestò gli ambasciatori sottoponendoli a tortura. Poi compì una rapidissima azione militare fin sotto le mura di Roma, razziando tutto il bestiame che venne dapprima nascosto nel bosco di Pantano tra Tivoli e Palestrina e poi portato nella stessa Palestrina. Il grave danno economico subito e la fin troppo evidente provocazione indussero il tribuno a tentare di abbattere una volta per tutte l'intransigente e indomita opposizione dei Colonna; ma le forze che riuscì a raccogliere a Tivoli e nei dintorni (circa un migliaio di uomini a cavallo) non furono sufficienti, e dopo otto giorni fu costretto a levare l'assedio da Palestrina. Benché le fonti non ricordino più esplicitamente il nome del C. in relazione con le ultime fasi della lotta condotta dai Colonna e dai baroni di Roma contro Cola di Rienzo, che condussero alla tragica morte del tribuno, è lecito pensare che il C. continuò a svolgere un ruolo di primo piano.
Il C. era ancora in vita il 26 febbr. 1366, giorno in cui furono eletti arbitri da lui e da Giovanni e Maria Conti, vedova di suo fratello Giovanni, per comporre una discordia riguardante la dote di Maria (Tomassetti, III, p. 504 n. a). Poco dopo, in un documento del 1368, il C. è ricordato invece come defunto (Caetani, Regesta chartarum, II, p. 265).
Fonti e Bibl.: F. Petrarca, Epistolae seniles, Lugduni 1601, XV, 1; Lettere senili di Francesco Petrarca volgarizzate e dichiarate, a cura di G. Fracassetti, Firenze 1869-1870, XV, 1; M. Villani, Cronica, II, Firenze 1825, pp. 73 s.; La vita di Cola di Rienzo... scritta da incerto autore, a cura di Z. Re, Forlì 1828, II, 7-8 (vedi la riedizione della stessa Vita curata da A. Frugoni, Firenze 1957, pp. 187, 192); F. Petrarca, Le Familiari, a cura di V. Rossi, Firenze 1933-42, XVI, 8; A. Theiner, Codex diplomaticus dominii temporalis S. Sedis, II, Romae 1862, pp. 201 s.; Statuti dei mercanti di Roma, a cura di G. Gatti, Roma 1885, p. 83; G. Caetani, Regesta chartarum, II, Perugia 1923 pp. 148-150, 180-182, 216, 218 (testamento di Onorato I Caetani), 295, 315 (testamento di Giovanni Caetani); P. A. Petrini, Memorie prenestine, Roma 1795, p. 128; A. Coppi, Memorie colonnesi, Roma 1855, pp. 130 s.; A. Salimei, Senatori e statuti di Roma nel Medioevo. I senatori. Cronologia e bibliografia dal 1144 al 1447, Roma 1935, p. 102; E. Dupré Theseider, Roma dal Comune di popolo alla signoria pontificia (1252-1377), Bologna 1952, ad Ind.; E. Fiumi, Sui rapporti economici tra città e contado nell'età comunale, in Arch. stor. ital., CXIV (1956), p. 55; G. Tomassetti, La Campagna romana antica, medioevale e moderna, a cura di L. Chiudenti-F. Bilancia, III, Roma 1976, pp. 505 n.a., 578, 609; P. Litta, Le fam. celebri ital., s. v. Colonna, tav. V.