CHIEREGHIN, Stefano
Nacque a Chioggia (Venezia) l'8 giugno 1745 da Fortunato e da Maria Annunciata Bullo. Frequentò il collegio militare di Verona, e poi le università di Padova e di Bologna, seguendo le sue inclinazioni e i suoi interessi precipui per le scienze naturali. Queste predilezioni trovarono terreno fecondo nella oggettiva abbondanza e varietà di problemi inerenti alla ecologia della laguna veneta, e nel fatto che essa era efficacemente studiata da insigni naturalisti settecenteschi, come G. Olivi, S. A. Ranieri e G. Vianelli.
Il marchese G. Durazzo, ambasciatore imperiale a Venezia, incoraggiò il C. nei suoi interessi offrendogli anche di curare un orto botanico di sua creazione, a Mestre; lo volle inoltre suo compagno nei vari viaggi di interesse naturalistico attraverso l'Italia. Il C. adottò subito l'abitudine di riprodurre dal vero le varie specie botaniche e zoologiche osservate direttamente, evitando ogni asportazione.
Ebbe anche la felice opportunità di imbarcarsi per Marsiglia su un battello dell'avo Felice Chiereghin, compiendo un viaggio ricco di osservazioni messe poi a profitto nei successivi studi. Nel frattempo maturava la sua vocazione ecclesiastica, alimentata dalla assistenza morale e religiosa del canonico G. Fattorini e dal filippino F. Modenese, e a 22 anni divenne sacerdote. Del Fattorini, divenuto arciprete della cattedrale di Chioggia e vicario curato di S. Andrea, il C. fu assistente, mentre continuava le ricerche naturalistiche e pittoriche.
Nella stessa Chioggia creava un orto botanico e uno sceltissimo erbario ricco di piante indigene e di alghe dell'estuario veneto e dell'Adriatico, e, in casa propria, un museo di mineralogia e di specie animali marine. Trascorse il resto della sua vita a Chioggia, ove morì il 4 sett. 1820.
Le opere del C. sono rimaste tutte inedite prima della sua morte. La principale, cui attese per tutta la vita, in dodici volumi, Descrizione dei Crostacei ..., anch'essa rimasta inedita, nonostante la proposta del naturalista francese L.-A.-G. Bosc di promuovere la pubblicazione in Francia, fu fatta acquistare dall'imperatore Francesco I d'Austria su suggerimento di F. Zantedeschi, per destinarla al liceo convitto di S. Caterina di Venezia (oggi liceo "Foscarini") che ne è il proprietario, ed è in custodia presso la Biblioteca nazionale Marciana di Venezia.
Un anno prima che il C. morisse, nel 1819, fu presentata a Venezia all'Esposizione dell'industria e delle arti venete, in onore dell'imperatore Francesco I, una sua opera consistente in quattro tavole, commentate, sulla Phalena Bombix Aestuarii Venetiarum. Il manoscritto di quest'opera risulta attualmente irreperibile, ma il De Tipaldo elenca il contenuto delle quattro tavole illustrate: morfologia esterna della Phalena, evidenziante la differenza dimensionale tra i due sessi, fasi di sviluppo del bruco, del bozzolo setaceo, e infine descrizione della pianta di cui si nutre il bruco, lo Statice limonium di Linneo. Puntualizzato l'habitat nelle barene della laguna veneta, il C. ne metteva in evidenza le caratteristiche differenziali rispetto alla Phalena Bombix, elemento base dell'industria filandiera veneta, la quale pertanto era fortemente interessata a questo tipo di ricerche. Le conclusioni del C. furono apprezzate anche dai naturalisti dell'epoca, tra i quali F. L. Naccari (Flora veneta o descrizione delle piante che nascono nella provincia di Venezia, II, Venezia 1826, p. 103 e in lettera del 24 luglio 1821 all'ab. Andrea de' Mori: cfr. Giornale delle Provincie venete, n. 5 dello stesso anno), il quale ritenne addirittura opportuno darne comunicazione all'Istituto politecnico di Vienna. Le quattro tavole possono essere considerate, come affermò il loro autore, un saggio dell'esattezza usata anche nella Descrizione. Ilvalore di questa ultima sta nel fatto che il C. si è proposto di dare una raffigurazione più analitica, precisa e realistica possibile dei singoli soggetti. Tanto più, quindi, risulta importante e addirittura determinante non solo la esatta corrispondenza tra descrizione e disegno, ma l'evidenzialità ottenuta; anche mediante la felicissima colorazione raggiunta nelle tavole.
L'opera in cui il C. ha descritto un totale di ottocentoventiquattro forme (Granchi, Echinodermi, Testacei, Pesci) - duecentottantanove linneane, ben quattrocentocinquantacinque nuove tra cui il granchio Iaxea nocturna, oggi scomparso e ottanta varietà -, con ben milleseicentoventiquattro illustrazioni, è preceduta da un Discorso preliminare, in cui si colgono i principî teorici e metodologici che guidarono il C. nel suo immane lavoro. Fedele alla sistemazione linneana, che ritiene doversi completare, egli fa rilevare in una concezione e in uno spirito pedagogico (la cognizione della natura è utile all'uomo secondo le intenzioni del creatore) l'importante dell'influenza dell'ambiente sulla formazione della specie, polemizzando contro ogni astrazione tipica dei razionalisti: "Vedi la numerosa famiglia degli Insetti, e degli Uccelli non men forniti di perfetta organizzazione in cento guise configurata come a questi Esseri stazionari impartisca quasi novella vita colle moltiplicate forme de' loro movimenti, co' suoni che emettono, con le molteplici tendenze, e costumi loro, con specifico instinto che cadauno di questi individui dirige alla conservazione e propagazione della propria specie" (Utilità dello studio della storia naturale, I, p. 4). La ragione anzi a suo giudizio deve servire per catalogare con la maggiore esattezza possibile ogni differenziazione e caratteristica anche la più piccola e per poter quindi operare quella comparazione che è necessaria per la definizione delle singole specie. Essa quindi deve avere invece solide basi sperimentali: "Questo genere d'osservazione esige [sic] nel Filosofo che le instituisce una mente tranquilla e posata, mentre il soverchio slancio dell'immaginazione troppo libera e sfrenata lo può indurre ad oltrepassare i confini del vero esagerando le qualità, e le forme degli Esseri, che vogliono essere descritti con semplicità, precisione tali quali sono collocati in quel grado d'organizzazione, che loro compete ne più ne meno" (ibid., p. 1).
Assertore del metodo analitico, il C. dava quindi massima importanza sia all'osservazione anche dell'ambiente sia alla riproduzione grafica. Ed è proprio questa esigenza analitica che gli suggerisce la necessità di una molteplicità dei contributi per cui una conoscenza organica è possibile attraverso un lavoro di équipe.
Il primo volume dell'opera, di cui sono stati pubblicati ampi estratti da A. Giordani Soika e da Y. Rigo, è dedicato ai Crostacei, con la descrizione di sessantaquattro specie di Granchi, di undici specie di Asterie e undici specie di Echini; le rispettive tavole si trovano nel secondo volume e, come ha rilevato il Giordani Soika, "tranne il n. della figura, non portano nessuna indicazione del C. - solo taluna ha nel recto, in alto, il nome della specie ed anche brevi appunti di carattere biologico, a matita, di mano dell'autore - ma hanno a sinistra in basso il nome "Chiereghiniano" ed a destra, pure in basso, il nome prescelto dal Nardo, tutti a penna di mano del Nardo. Nella pagina opposta alle singole tavole, in basso, il Leach scrisse di suo pugno alcune sue interpretazioni delle figure, fra cui alcune: n. sp. e Gen. nov."(p. 929).Infatti l'opera del C. fu esaminata in seguito dai naturalisti G. D. Nardo, e W. E. Leach.
Il veneziano Giov. Domenico Nardo ebbe dal governo l'incarico di rendere pubblici i risultati contenuti nell'opera, con l'identificazione delle specie ivi descritte, con l'aggiornamento della sinonimia e l'identificazione delle specie nuove rispetto a quelle già definite da Linneo, e scrisse la Sinonimia moderna delle specie registrate nell'opera intitolata: Descrizione dei Crostacei..., applicata per commissione governativa, Venezia 1847, un utile lavoro compiuto però affrettatamente (in occasione del IX Congresso degli scienziati tenutosi a Venezia nel sett. 1847) e quindi non scevro di inesattezze, come ha rilevato il Giordani Soika. Questi, nell'identificazione delle varie specie di Crostacei, ha tenuto conto anche delle notizie fornite dal C., giudicando l'opera del ricercatore clodiense "fondamentale per lo studio della fauna adriatica" per le "molte osservazioni, e dati che conservano tuttora il loro interesse scientifico, storico o anche folkloristico".
La descrizione dei Molluschi invece, che occupa il terzo volume con le relative tavole nei volumi dal IV al IX, fu illustrata da S. Brusina in Ipsa Chiereghini conchylia (Pisa 1870) e rivela, nelle frequenti correzioni e cancellature, la non totale adesione del C. alla classificazione linneana. Nelle tavole alcune varietà veramente microscopiche sono riprodotte con paziente e preciso segno in grandezza naturale, - come osserva il Nardo - "sicché v'ha d'uopo di lente per riconoscerle, e con questa discopronsi i naturali caratteri e le minime solcature, in modo che sembra d'avere sott'occhio l'oggetto in natura" (Disc. prel., p. V).
Il C. inizia la trattazione sintetizzando in poche righe l'etimologia del termine "conchiglia" sin dai più antichi scrittori greci, dando quindi la descrizione della varia conformazione del guscio ad un solo, a due o più pezzi, mettendone in evidenza la "gioiosa" varietà di colori, nonché l'utilità per i pescatori delle molte varietà commestibili e del conseguente redditizio commercio. In particolare il C. prendeva posizione contro tutti coloro che non consideravano le conchiglie come un gruppo particolare da studiare e aderiva al concetto di Linneo che nel suo sistema collocava le conchiglie (sezione III, cl. VI dei Vermi) tra i Molluschi Testacea, proponendosi di arricchirne la conoscenza con gli esemplari veneti e di darne una descrizione più accessibile al pubblico non specialista.
Nell'economia dell'opera la terza parte, che comprende l'indice e la descrizione dei Pesci (vol. X), seguiti dalle tavole in due volumi (XI e XII), a uno studio attento rivela un interesse più specifico del C. per tale branca della zoologia marina. In questa trattazione egli non si limita ad una semplice descrizione, ma perviene a concetti e interpretazioni importanti anche nei confronti di Linneo che egli pure considera sempre il modello insuperato. In particolare va rilevata la sua presa di posizione circa la classificazione dei Cartilaginosi. Come egli annota, la classificazione dei Pesci fatta da Linneo sarebbe "la classificazione la più perfetta sovra ogni altra" in quanto egli avrebbe riordinato questi esseri in un sistema che "si avvicina alla incattenazione [sic] loro naturale, fissando per distinguerli e separarli dagli altri animali tutti, che, per doversi tenere un animale un pesce abbia esso d'aver il cuore d'un sol ventricolo e d'una sola orecchietta, ed il suo sangue rosso e la sua respirazione si eseguisca per mezzo delle aperture branchiali" (p. 12). Il C. invece alle quattro grandi classi linneane - senza pinne inferiori, con pinne giugulari, o pettorali o addominali - aggiungeva e anteponeva una quinta classe, quella dei Cartilaginosi (con pinne cartilaginose) che Linneo, attribuendo loro una respirazione polmonare aveva chiamato "Anfibi nuotanti" (p. 13).
La precisione descrittiva del C., evidente frutto della esperienza diretta, è sempre integrata da notizie di carattere geologico, riguardanti il fondale marino più o meno argilloso, non solo della laguna veneta chioggiotta ma di tutto il golfo adriatico, del modus vivendi notturno o diurno. Un'attenzione particolare egli pone nel descrivere i fenomeni vitali degli esseri (nascita, crescita, sviluppo) accompagnata molto spesso dalla terminologia usata dai pescatori veneti, della cui esperienza il C. faceva tesoro quasi quanto della descrizione scientifica. Ed infine è anche da ricordare come egli si preoccupasse di ritrarre "la metà del loro [dei pesci] numero allorquando erano ancor vivi del tutto ed il rimanente di essi procurando parimenti d'averli ad un tal fine al meglio che mi fu permesso", com'egli stesso teneva a fare rilevare, perché "i pesci o morendo o subito morti cangiano di molto i loro colori" (p. 14). Le riproduzioni del C. hanno perciò anche un valore artistico, e destarono l'ammirazione non solo dello Spallanzani ma anche del Canova (De Tipaldo, p. 80).
Figura di studioso profondamente legato alla temperie scientifica del suo tempo, caratterizzata dal consolidarsi della sistematica nella originale e chiarificatrice definizione di categorie nel loro valore gerarchico (ripartizione delle specie in generi, famiglie, ordini), il C. ha dato un apporto notevole nel campo della zoologia marina.
Del C. si ricordano inoltre una Lettera sul clima di Chioggia e dell'Estuario, risultato di originali osservazioni nei campi della meteorologia, nonché della fisica e della medicina (De Tipaldo, p. 79); due Carte, una del territorio e del porto di Chioggia (con la leggenda "L'utile e la felice situazione di Chioggia e suo porto, presentata alla Municipalità centrale dal cittadino don Stefano Chiereghini, anno primo della libertà italiana") ed una "del Porto di Chioggia", incise da Natale Schiavon (cfr. Tiozzo, p. 154: e "...trovansi allegate all'opuscolo: Al Direttorio Esecutivo della Repubblica Cisalpina la Municipalità provvisoria di Chioggia"), aperto com'era anche a problemi di carattere commerciale legati alla valorizzazione della sua terra, del porto di Chioggia particolarmente, per la cui franchigia si batté, evidenziandone i vantaggi in confronto degli altri dell'Adriatico.
Fu in intensa corrispondenza epistolare con uomini illustri italiani tra i quali C. Amoretti, scienziato, professore di diritto canonico a Parma, cultore anche di lettere e conservatore della Biblioteca Ambrosiana di Milano, e l'anatomista piemontese M. V. G. Malacarne, suo carissimo amico, al quale lasciò il suo carteggio e la sua completa collezione di conchiglie.
Fonti e Bibl.: G. Ravagnan, S. C., in E. De Tipaldo, Biografia degli Italiani illustri, IV, Venezia 1837, pp. 76-80; G. D. Nardo, Cenni biografici con "Discorso preliminare"sull'opera principale dell'ab. S. C., Venezia 1847; Id., Biogr. scientifica dell'abate S. C., Venezia 1847; P. A. Saccardo, La botanica in Italia, Venezia 1901, I, p. 50; II, p. 32; Id., I Nostri. Note biogr. intorno ai Chioggiotti degni di ricordo, Chioggia 1928, pp. 153 ss.; I. Tiozzo, La fam. Chiereghin di Chioggia, Chioggia 1934; Id., L'abate S. C. naturalista clodiense, Chioggia 1939; M. Minio, I naturalisti che studiarono la laguna, in La laguna di Venezia, III, 1938, pp. 24-28, 61, 72, 75; A. Giordani Soika, I Crostacei adriatici descritti dall'ab. S. C., in Atti dell'Ist. veneto, CIV(1944-45), 2, pp. 927-966 (esclusi i Cirripedi, trattati da Y. Rigo, in Arch. Ocean. linn., II [1942], 1, p. 19; nota di A. Giordani Soika, ibid., p. 929); C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Oesterreich, II, p. 341.