CASTAGNOLA, Stefano
Nacque a Chiavari (Genova), il 3 ag. 1825, da Giovanni, giureconsulto membro del Senato genovese, e da Giovannetta Solari. Si laureò in giurisprudenza presso l'università di Genova nel 1847. In questo stesso periodo inizia a manifestarsi il suo interesse per la lotta politica che sfocia ben presto in una attiva partecipazione. Partecipa infatti a riunioni con N. Bixio, F. Daneri, G. Ramorino, G. Mameli (del quale divenne amico), e alle manifestazioni organizzate per la libertà di stampa e la guardia civica.
È ancora presente alle manifestazioni che si svolgono in occasione della visita a Genova di Carlo Alberto e alle dimostrazioni per l'anniversario della cacciata degli Austriaci da Genova. Nel 1848, all'annunzio dell'insurrezione, partì volontario per la Lombardia e partecipò all'assedio di Peschiera, e alle battaglie di Castenedolo, Borghetto, Goito, Mozzecane, Valleggio, Villafranca, Governolo, Custoza. Fu dapprima agli ordini del generale Bes, poi del capitano Lyons, per passare infine nella compagnia ligure del capitano Corsi, che fu anche pubblicamente elogiata dal generale Bava.
Terminata la guerra e ritornato a Genova, riprese l'attività politica militando nelle file del partito mazziniano. Coerente a questo impegno fu il suo esercizio dell'avvocatura nel quale difese sovente imputati politici (fra i quali Nino Bixio nel 1851) e giornali di orientamento radicale. Nel 1851 ebbe una parte, seppur secondaria, in un tentativo insurrezionale; fu quindi fra i fondatori di Italia e Popolo;si fece promotore della Società del tiro nazionale, divenendone segretario insieme con Bartolomeo Savi; fu anche membro della Commissione per i sussidi agli emigrati politici. Il 15 luglio dello stesso anno venne eletto come candidato democratico al Comune di Genova, divenendo in seguito assessore e facente funzione di sindaco. Nel 1857, dopo essere stato peraltro costretto a fuggire in Svizzera, venne eletto nel collegio di Genova III come depuputato liberal-democratico. In tale qualità sedette alla Sinistra della Camera subalpina, segnalandosi per una proposta di legge, presentata il 18 maggio 1858, nella quale si prevedeva la concessione della cittadinanza agli Italiani non residenti nello Stato sardo. Nella VII legislatura dei Parlamento subalpino egli non venne rieletto deputato; riuscì invece ad esserlo per tutte le legislature dal 1861 al 1876, risultando eletto nel collegio di Chiavarì; dopo un'altra parentesi di tre anni fu rieletto nel 1879 nella circoscrizione di Albenga. Nella sua attività parlamentare ebbe inizialmente un programma democratico e atteggiamenti repubblicani, ma, in seguito, si accostò sempre più ai moderati finendo per confluire nella Destra parlamentare. Questo mutamento glivalse durissimi attacchi da parte dei suoi ex compagni mazziniani; tali attacchi si svolsero in particolare attraverso la gazzetta genovese Unità italiana e Dovere, diretta da M. Quadrio.
Nella sua qualità di deputato fu relatore delle seguenti leggi: per l'autorizzazione a maggiori spese e a spese nuove sul bilancio per il 1860 (1861); per la repressione del brigantaggio e le norme di pubblica sicurezza nelle province napoletane e siciliane (1863); sui sequestri e le cessioni degli stipendi degli impiegati (1866). Fece parte, inoltre, della commissione incaricata della revisione del codice penale (1865). Nel lavoro compiuto in questa commissione si distinse per la proposta della sostituzione della pena di morte con la deportazione (proposta che ripresentò nel 1876); fece anche parte della commissione d'inchiesta sul materiale della marina da guerra; nella X legislatura infine fu segretario dell'ufficio di presidenza della Camera.
Nella sua biografia politica occupa un posto di rilievo la sua attività ministeriale. Entrò. infatti, a far parte del ministero Lanza-Sella come ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio (dal 14 dic. 1869 al 25 giugno 1873), tenendo anche per qualche tempo l'interim della Marina (dal dicembre 1869 al gennaio 1870) e quello dei Iavori Pubblici (nel primo semestre del 1871). Fu in tale qualità di ministro che si fece promotore dell'inchiesta industriale e dell'istituzione del registro di navigazione; si occupò inoltre dell'istituzione delle Casse postali di risparmio, della creazione dei consorzi per la irrigazione e della creazione della scuola superiore di istruzione navale di Genova e di quelle di arti e mestieri di Chiavari, Savona, Ferrara, Cagliari.
Vanno ancora segnalate fra le attività connesse alla sua carica parlamentare l'iniziativa per l'abolizione degli ademprivili in Sardegna, quelle per la revisione dell'ordinamento forestale, della regolamentazione della pesca, del censimento generale. Fu ancora relatore di vari progetti di legge: sulla simulazione di avarie generali, sulle società commerciali, sul credito navale.
Nella sua qualità di ministro fu tra coloro che insieme a Quintino Sella propugnarono, fin dall'inizio, nel Consiglio dei ministri delsettembre 1870 l'occupazione di Roma. Nel 1876 si occupò, in collaborazione con il Depretis, del problema delle ferrovie. Il 25 genn. 1889 venne nominato senatore del Regno; nel 1890 presentò quindi un progetto di riforma delle Opere Pie. Durante tale lunga attività parlamentare si legò d'amicizia con Quintino Sella, Pasquale Stanislao Mancini e Giovanni Lanza.
Partecipò attivamente alla vita pubblica anche come consigliere ed assessore municipale di Genova e Chiavari, e come deputato provinciale a Genova. Fu sindaco di Genova dal 1888 al 1891. In tale veste fece eseguire alcuni lavori portuali, curò l'esposizione colombiana del 1892, fece aprire il Civico Archivio a G. Lorigliola per i suoi studi sull'insurrezione del 1849. Esponendosi anche personalmente, si prodigò per la cura e l'assistenza dei colpiti in occasione delle epidemie di colera del 1854 e del 1866-67; per tali opere nel 1869 venne decorato con la medaglia di bene-m merito della pubblica salute. Ricoprì, fra le varie attività, anche la carica di presidente dell'amministrazione degli ospedali genovesi.
Negli ultimi anni della sua vita si dedicò all'insegnamento universitario: supplente di diritto romano dapprima, poi incaricato di diritto ecclesiastico e quindi ordinario di diritto commerciale.
Ricordiamo fra i suoi scritti più importanti: Sull'educazione delle donne italiane, Chiavari 1848, in cui esorta a far crescere una generazione forte e patriottica; Sulle disposizioni legislative da adottarsi per prevenire le simulazioni di avarie generali, Firenze 1870; La legislazione delle società commerciali, in Annali del min. di Agric. Ind. e Comm., 1871; Agli elettori del collegio di Chiavari, Genova 1877, un opuscolo in cui parla della sua precedente attività politica, delle sue posizioni attuali e del programma con il quale si presenta agli elettori; in questo scritto egli si definisce un moderato che ha sempre avuto come ideale supremo l'unità d'Italia e si schiera anche apertamente contro le teorie socialiste; le Lezioni di diritto romano sull'enfiteusi, pubblicate su La Legge nel 1878; Delle relazioni giuridiche fra Chiesa e Stato, Torino 1882:in questo scritto svolge dapprima un esame storico e filosofico dei vari sistemi regolanti i reciproci rapporti fra Chiesa e Stato e analizza quindi le conseguenze e le applicazioni giuridiche della separazione fra Stato e Chiesa; nello stesso scritto prende chiaramente posizione a favore della legge delle guarentigie. Tale saggio provocò anche una risposta polemica da parte dei canonico genovese E. Bonino che scrisse delle Osservazigni critiche sulle relazioni fra Chiesa e Stato dell'avv. Stefano Castagnola, Genova 1884. Nel Commentario al nuovo Codice di commercio, iniziatosi a pubblicare a Torino nel 1882, al C. è dovuta la prima parte relativa alla teoria generale del commercio e delle obbligazioni commerciali. Pubblica ancora: La riforma del Senato, Torino 1885. In questo scritto troviamo la proposta che i senatori non siano più tali a vita; si auspica invece che essi vengano in parte eletti ed in parte nominati; abbiamo poi una monografia su Lo scrutinio di lista, in Nuova Antologia, 1° dic. 1881, pp. 453 ss.; Italia e Francia e la convenzione di navigazione, Torino 1887;vanno ancora ricordati vari saggi sui libri di commercio, sulle consuetudini mercantili; sulla qualità di commerciante degli artigiani. Uno degli ultimi scritti è il discorso inaugurale per l'anno accademico 1889-1890, sultema La questione sociale. In esso egli prese violentemente posizione contro le teorie socialiste. Di questo discorso vale la pena di citare un signfflcativo passo: "... contro il socialismo non vi ha altro rimedio che il carcere e meglio ancora il carnefice... Dio sperda il vaticinio che dobbiamo essere risvegliati un giorno di un orrido grido: il grido della guerra sociale...". Vengono di conseguenza propugnati contro il sorgere delle organizzazioni socialiste dei lavoratori da un lato durissimi interventi repressivi, dall'altro una opportuna legislazione sociale.
Va infine menzionato fra le sue opere il diario del periodo in cui fu ministro, pubblicato postumo nella Riv. stor. d. Risorg. ital., I (1895-96), pp. 11-54;e Da Firenze a Roma. Diario storico-politico del ministro S. C., a cura di E. Devoto e A. Ferrero, Torino 1896, assieme ad alcune sue lettere. Un testo, questo, utile soprattutto per ricostruire alcuni particolari delle decisioni che precedettero la conquista di Roma.
Il C. morì a Genova l'11 sett. 1891.
Fonti e Bibl.: Necr. in Annali della R. Università di Genova, 1891-1892, pp. 151-171; I documenti diplomatici italiani, s. 2, I, a cura di F . Chabod, ad Indicem;T. Sarti, I rappresentanti del Piemonte e d'Italia nelle tredici legislature del Regno, Roma 1880, pp. 239 s.; A. De Gubernatis, Dietionnaire international des écrivains du jour, Firenze 1888, I, p. 542; A. Neri, Un episodio della vita di Nino Bixio, Genova 1912, pp. 53-69; F. E. Morando, Mazziniani e garibaldini nell'ultimo Periodo del Risorg., Genova s. d., pp. 59, 76 ss.; G. Carocci, A. Depretis e la politica internaz. ital. dal 1846 al 1886, Torino 1956, pp. 168 s., 264, 295, 412; Diz. d. Risorg. naz., II, pp. 590-92.