CAPORUSSO, Stefano
Nacque a Modugno (Bari), in data ignota. Probabilmente prese parte, prima del '60, a cospirazioni antiborboniche. Troviamo le prime testimonianze della attività politica da lui svolta a Napoli (ove, nel '64, è delegato al congresso delle Società operaie), nell'ambiente mazziniano già in crisi per l'impossibilità di proporre una soluzione valida del problema sociale e incapace di assorbire quella importante componente del movimento democratico orientata sempre più decisamente verso il socialismo.
Nel 1865 il C. è presidente di una Associazione operaia umanitaria, su posizioni prevalentemente mazziniane, di cui è segretario Giorgio Imbriani. Proprio in qualità di presidente di tale associazione, il C. aveva scritto un Indirizzo a Mazziniil 14 marzo del '65 (in L'Unità italiana, 26 marzo 1865; la risposta di Mazzini è in Il Popolo d'Italia, 29 giugno 1865).
Contemporaneamente egli presiede la sezione sarti della Società operaia napoletana, una delle cinquantasette presenti nell'ottobre 1864 al congresso di Napoli, in cui era stato approvato uno statuto ispirato, oltre che dal Mazzini, soprattutto dal Cattaneo.
Nel 1867 il C. appare tra i firmatari del Manifesto elaborato dal circolo "Libertà e Giustizia", fondato il 3 aprile da un gruppo di mazziniani di sinistra. Esso rappresenta il punto di arrivo di un atteggiamento critico nei confronti della linea politica di Mazzini. Il Manifesto fu firmato anche da Friscia, Gambuzzi, Fanelli, Mileti, De Luca, Dramis, Piscopo, Cimmino, Calfapetra, Di Serio, De Martino, Manes-Rossi, Mayer. Il Programma del Circolo è pubblicato nell'agosto sul primo numero di Libertà eGiustizia, di cui il C. sarà collaboratore finché la rivista avrà vita (febbraio 1868). Esso auspica il suffragio universale, la libertà di stampa e di culto, si fa portatore di un programma di decentramento amministrativo che appare simile a quello espresso dal Cattaneo nella lettera agli elettori italiani (Il Popolo d'Italia, 8 apr. 1867).
Nasce a questo punto il problema dei rapporti fra Bakunin - presenza già politicamente attiva a Napoli in quegli anni - e il circolo "Libertà e Giustizia". Il Romano tende a ridimensionare la tesi del Rosselli e del Nettlau, secondo i quali il Manifesto dell'associazione esprimerebbe, in sostanza, anche se in forma moderata, i programmi di Bakunin. L'anarchico russo si sarebbe riproposto, in questo modo, di creare nell'opinione pubblica un ambiente favorevole alle sue tesi e di entrare in contatto nello stesso tempo con gli elementi politicamente più disponibili al nuovo genere di azione che egli voleva proporre. Dai rapporti di polizia appare invece che l'attività del gruppo napoletano sarebbe stata rivolta in primo luogo alla liberazione di Roma, secondo una linea politica molto lontana quindi da quella auspicata dal Bakunin. Secondo il Romano - che considera il bakunismo alla radice della componente eterodossa del socialismo italiano - la concezione rivoluzionaria di Libertà e Giustizia ha la sua origine in una corrente di pensiero nazionale risalente a Carlo Pisacane.
L'associazione presieduta dal C. si andò orientando in seguito, come altri gruppi operai e di mestiere, verso l'Internazionale dei lavoratori, fondata da Marx a Londra. Infatti si costituì, sempre a Napoli, nella prima metà del '68, una sezione dell'Internazionale diretta dal C. e dal Tucci. (Parascandolo, p. 188, e Romano, p. 301). Alcune sezioni dell'Internazionale sarebbero state costituite già dall'anno 1867, di cui una a Napoli (Angiolini - Ciacchi). La sezione napoletana si costituisce il 31gennaio del 1869 in Centrale per tutta l'Italia, sempre presieduta dal Caporusso. L'attività della sezione rimane però sempre molto lontana dalla problematica internazionalista. Infatti sembra aver aderito, perlomeno al vertice, all'appello dell'Alleanza repubblicana per una unità d'azione, rivolto secondo il Romano sia agli internazionalisti sia ai borbonici, in vista del moto insurrezionale mazziniano del '69. Da una relazione del commissariato Ponte risulta che il "borbonico cospiratore Marino Caracciolo, camuffatosi da repubblicano, agisce in appoggio con la contessa Cicala e col sarto Stefano Caporuscio (sic) per tenere dipendenti dai suoi voleri e da quelli dell'Alleanza repubblicana tutti gli operai dell'Arsenale di Marina" (in Romano, I, p. 321e n. 73). Purtuttavia né il C. né C. Gambuzzi vennero coinvolti nell'ondata di arresti susseguitisi a Napoli e altrove dopo il convegno mazziniano di Lugano e la scoperta di lettere compromettenti da esso emanati. Il C. può continuare la attività indisturbato, se è vero che la sua sezione raggiunse infine il numero di 3.000 organizzati. Nel settembre egli viene inviato a Basilea come rappresentante della sezione centrale al IV congresso dell'Internazionale. Interviene una prima volta per riferire sulla crescita della sezione, più tardi per dare un ragguaglio - che appare tuttavia assai fantasioso - sulla popolazione di Napoli (cfr. Verhandlungen, p. 65; "Bollettino operaio", nel primo numero de L'Eguaglianza [1869], citato da R. Michels, Proletariato e borghesia nelmovimento socialista italiano, Torino 1908, p. 24). In complesso il C. non si distinse che per la familiarità ostentata nei suoi confronti dal Bakunin, rappresentante in quella sede della sezione meccanici napoletani; familiarità osservata dai convenuti e che fu probabilmente inaspettata, se Marx (p. 38) doveva sottolineare "al Congresso di Basilea" l'immagine di "Bakounine a braccetto del suo fedele Caporusso".
La notizia della sua partecipazione al congresso giunge sgradita al Mazzini che scrive al Giannelli, nello stesso mese, di vegliare sul C. e cercare, se fosse stato possibile, di catechizzarlo (Ed. naz..., Epist., LXXXVIII, p. 187). Intorno agli effetti della presenza del C. a Basilea abbiamo poi un'altra utile testimonianza: la relazione sulla sezione napoletana dell'Associazione internazionale dei lavoratori compilata da Carmelo Palladino, per il Consiglio generale in data 13 nov. 1871 (ritrovata dal Rosselli fra le carte di Engels, passò prima all'Archivio della Socialdemocrazia tedesca di Berlino e poi all'Istituto di studi sociali di Amsterdam, ora edita in Lacorrisp. di Marx e Engels...), in cui si sottolinea come il C. "se ne ritornò con certe strane idee e pretese del tutto opposte ai principii della nostra Associazione", p. 63).
L'attività della sezione tuttavia si intensifica, e il 5 nov. 1869 veniva fondato il giornale L'Eguaglianza, diretto da Michelangelo Statuti, genero del Caporusso. Il 19 novembre vi si leggeva che in seguito a uno sciopero di operai pellettieri la sezione napoletana era stata chiamata con successo a risolvere la vertenza fra le parti. Nel dicembre veniva promosso uno sciopero di arsenalotti, e nello stesso mese il prefetto inviava il primo rapporto al ministero sull'attività politica degli operai e della sezione napoletana. In seguito ad uno sciopero tra gli operai pellettieri, organizzato per protesta contro il licenziamento di una quarantina di operai, nel febbraio dell'anno seguente (forse provocato dalla polizia), la polizia perquisiva la sede dell'Associazione, sequestrando carte compromettenti. Seguì il 5 febbraio l'arresto di alcuni membri dell'Associazione, fra cui il C., che venne processato e condannato ad un mese di carcere.
Nel rapporto sull'Internazionale pubblicato dopo il congresso dell'Aia leggiamo: "Egli si fece comperare dai capitalisti, resi inquieti dai progressi dell'Internazionale napoletana. Per gli ordini da loro ricevuti, trascinò in uno sciopero senza speranza gli operai pellicciai di Napoli. Messo in prigione con tre altri membri, confiscò la sonima di trecento lire mandate dalla sezione pel mantenimento dei quattro prigionieri" (Marx, p. 39). Duro anche il giudizio di Carlo Cafiero sul C., inuna lettera ad Engels (Marx-Engels, p. 24).
Quanto alla sezione napoletana, il C. rifiutò di convocarne l'assemblea e si oppose ai tentativi di ricostituzione; essa venne ricostituita inizialmente dalla polizia e soltanto nel luglio del '70 riacquistò autonomia sotto la direzione di Antonio Giustiniani. Il C. venne espulso. Se ne ha ancora qualche notizia da sue lettere a giornali, sempre relative all'Associazione. Da questo momento (1872) scompare dalla scena politica. Nulla si sa del luogo e della data della sua morte.
Fonti e Bibl.: Quasi tutti i docc. relativi alla attività del C. nell'Internazionale sono editi in La corrisp. di Marx e Engels con italiani..., a cura di G. Del Bo, Milano 1964, ad Ind. Cfr. inoltre Verhandlungen des IV. Congrenes des Internat. Arbeiterbundes in Basel, Basel 1869, pp. 30 s., 65;K. Marx, L'Alleanza della democr. social. e l'Assoc. Internaz. dei lavoratori,Rapporti e docc. ..., Roma 1901, pp. 38 ss.;T. Martello, Storia dell'Internaz. dalla sua origine al Congresso dell'Aja, Napoli 1873, p. 92;G. Mazzini, L'Internazionale,Cenno stor., in Ed. naz. …, Scritti polit., XXX, p. 28 n. 1; A.Bottero, Dibattimenti nel processo per cospiraz. e internazionalismo innanzi alleAssise di Firenze, Roma 1875, p. 311;L. Parascandolo, La frammassoneria in quest'ultimo decennio, Napoli 1880, p. 188; Archives Bakounine,M. Bakounine et l'Italie..., II, a cura di A.Lehning, Leiden 1963, ad Ind.; A. Angiolini-E. Ciacchi, Socialismo e socialisti in Italia, Firenze 1919, p. 67; N. Rosselli, Mazzini e Bakunin, Torino 1927, pp. 197-200, 258 s., 262, 268-270, 339; M. Nettlau, Bakunin e l'Internaz. in Italia, Ginevra 1928, pp. 173 ss., 220 ss.;G. Manacorda, Il movimento operaio... 1853-1892, Roma 1963, p. 112; L. Bufferetti, Le ideologie socialistiche in Italia nell'età del positivismo evoluzionistico (1870-1892), Firenze 1951, ad Indicem; A. Romano, Storia del movimento social., Roma 1954, I, pp. 87, 141, 161, 191, 301 s., 314 s., 321, 331-336; II, pp. 89 ss., 96 ss. (ed appendice); G. Trevisani, Enciclopedia del socialismo, Milano 1958, p. 95;Id., Lineamenti di una storia del movimento operaio ital., Milano-Roma 1958, I, p. 274; P. C. Masini, Storia degli anarchici italiani, Milano 1969, ad Ind.