CAFFARI (Caffaro, De Cafaris), Stefano
Nacque molto probabilmente a Roma agli inizi del secolo XV da Giorgio, dell'antica famiglia romana dei Caffari del rione della Pigna, i cui membri sono chiamati nobili dallo Jacovacci e dal Magalotti.
Il suo nome compare in un elenco di notai che rogarono a Roma (L. Guasco, I rogiti originali dell'Archivio Urbano del comune di Roma, Siena 1919, p. 5), ma si tratta di un errore dovuto al fatto che i diari del C., che non fu mai notaio, vennero scambiati per rogiti notarili e come tali furono catalogati nell'Archivio storico capitolino dove ancora si trovano (Archivio Urbano sez. I, Originali, voll. 246-247; parzialmente editi da G. Coletti nell'Archivio della Società romana di storia patria, VIII [1885], pp. 559-75; IX [1886], pp. 585-611). Questi diari, scritti in un latino assai vicino al volgare, sono conservati in tre manoscritti cartacei e coprono, sebbene in modo discontinuo e confuso, un arco di tempo che va dal 1424 al 1454: un primo volume contiene gli anni 1438-1448, un secondo ha solamente gli anni 1438 e 1439, un terzo inizia con il 1441 e prosegue, con diverse interruzioni, sino al 1452. Alla fine di questo volume si trovano aggiunte alcune notizie riguardanti gli anni 1424-31. L'opera è una sorta di registro di famiglia in cui il C. annota, senza alcuna variazione di toni, i propri ricordi personali, il ricordo di avvenimenti pubblici, le spese compiute ed i contratti conclusi dai vari membri della famiglia.
La prima notizia che abbiamo del C. è relativa al 17 dic. 1438, quando egli ricevette gli ordini minori nella chiesa di S. Stefano del Cacco; il giorno successivo fu ordinato suddiacono e l'ordinazione diaconale gli fu impartita dal vicario di Roma, Andrea "de Castro Monticulo", il 4 apr. 1439. Il 17 genn. 1439 il C. era entrato a far parte del clero lateranense in qualità di canonico secolare, ma in quello stesso anno, con un breve del 6 febbraio, il papa Eugenio IV decideva di allontanare dal Laterano i canonici secolari per sostituirli con i canonici regolari agostiniani della Congregazione di S. Maria della Fregionaia.
La sostituzione non fu certamente bene accetta ai canonici secolari, che non abbandonarono il Laterano, e questa loro resistenza diede origine ad un tumulto durante la processione del Corpus Domini dell'anno 1440: il C. parla nei diari di questo avvenimento senza peraltro accennare alla propria partecipazione ai fatti. Probabilmente egli si schierò con quella parte del clero secolare lateranense che oppose minore resistenza agli ordini di Eugenio IV: il suo nome si trova infatti, insieme a quello di altri esponenti del clero lateranense, nella bolla Cumteneamur del 15 genn. 1446 in cui il papa disponeva che a ciascuno dei canonici secolari del Laterano che avevano ottemperato alle sue disposizioni venisse corrisposta una pensione di ottanta fiorini sino a quando essi non avessero ottenuto altri benefici di uguale rendita; agli ex canonici veniva inoltre concesso di mantenere l'ufficio della custodia delle reliquie dell'altar maggiore nella basilica lateranense.
In realtà il C. depose ufficialmente il suo canonicato soltanto l'8 febbr. 1469: nel medesimo documento con cui il C. rassegna il suo beneficio lateranense nelle mani di Paolo II, il papa gli concede un canonicato in S. Maria Maggiore e i benefici della chiesa parrocchiale di S. Niccolò al Monte (Archivio Segreto Vaticano, Resignat.I, C. 32r); dalla dispositio di questo documento si può dedurre che il C. avesse già da tempo rinunziato al suo canonicato lateranense. Già dal settembre 1449, comunque, gli era stato concesso il canonicato di S. Eustachio; egli inoltre nei diari accenna a numerosi altri benefici ecclesiastici di cui godette, o per concessione diretta o per averli presi in affitto dai legittimi titolari. Egli stesso concesse in affitto per due volte i suoi benefici di S. Maria di Giuliano e di S. Lorenzo a Magliano Sabina: prima nel marzo 1449 e poi nell'ottobre 1473. Il C. fece anche parte della Curia pontificia: nel 1433 e nel 1457 è attestata la sua presenza presso la Camera apostolica in qualità di accolito, ma non sappiamo se abbia ricoperto questa carica con continuità. Dai suoi diari sappiamo che egli fece parte di quel gruppo di chierici che nel 1447 assistette i cardinali riuniti in S. Maria sopra Minerva per il conclave da cui uscì eletto Niccolò V; nel 1442 e nel 1449 prese parte in vesteufficiale ("me presente et induto in officio meo") ad alcune funzioni religiose celebrate dal papa.
Anche gli altri membri della sua famiglia, di cui abbiamo frequenti notizie nei diari, vissero nel medesimo ambiente. Dei quattro fratelli di cui conosciamo l'esistenza due furono chierici: Lorenzo, che fu canonico di S. Marco e poi arciprete di S. Maria Rotonda, e Francesco, che fu canonico di S. Apollinare. Pietro, che non abbracciò la carriera ecclesiastica, è ricordato nei diari in qualità di magister ostiarius della basilica di S. Pietro negli anni 1433 e 1450, e nel 1455 fu marescalco del rione della Pigna; sua figlia, Rosata, sposò Enrico, figlio del nobile Giacomo degli Andreottini del rione Arenula. Del fratello Paolo sappiamo solo il nome e la data della morte. La famiglia del C. possedeva case e terreni a Roma e nel circondario: nei diari il gran numero di notizie relative all'acquisto, alla vendita, all'affitto di case, botteghe e vigne dimostra che il C. e i suoi familiari amministrarono assai attivamente ed accrebbero le loro proprietà. Sembra inoltre probabile che il C. esercitasse il prestito su pegno: nei diari, all'8 nov. 1433 è annotata la restituzione fatta dal C. ad un certo Agresto di un manoscritto di Dante che gli era stato dato come pegno per il prestito di tre ducati. Nel 1472 morì il fratello Paolo ed il C. pagò 50 fiorini alla Confraternita del SS. Salvatore adSancta Sanctorum per la celebrazione dell'anniversario della sua morte.
Il C. morì nel 1487 C. fu sepolto a S. Stefano del Cacco; il suo nome si trova nel Liber anniversariorum della Confraternita dei raccomandati del SS. Salvatore ad Sancta Sanctorum.
Fonti e Bibl.: Archivio Segreto Vaticano, Resignat., I, c. 32r; Reg. Vat.449, cc. 254v-255r; P. Egidi, Necrologi e libri affini della provincia romana, I, Necrologi della città di Roma, in Fonti per la storia d'Italia, XLIV, Roma 1908, pp. 461, 503; Paolo di Lello Petrone, La Mesticanza, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XXIV, 2, a cura di F. Isoldi, p. 54; Bibl. Ap. Vat., cod. Vat. Ottob. lat.2549: D. Jacovacci, Repertori di famiglie, II, cc. 57 ss.; Ibid., cod. Vat. Chig.G.V 142: C.Magalotti, Notizie delle famiglie italiane, IV, c. 843; Vat. Chig.G. V143: Id., V, c.197; Vat. Chig.G. V, 145: Id., VII, c.52; Ibid., cod. Vat. lat.4911: A. Ceccarelli, Nobilia dell'alma città di Roma, III, c. 154; G.Coletti, Comunicazioni dall'Arch. stor. comunale di Roma, in Archivio della Soc. romana di storia patria, VIII(1885), pp. 555 ss.;IX (1886), pp. 583 ss.;W. Hoffmann, Forschungen zur Geschichte der kurialen Behörden, Roma 1914, II, p. 22; N. Widlöcher, La Congregazione dei Canonici regolari lateranensi, Gubbio 1929, passim.I diari del C. sono citatida L. von Pastor, Storia dei papi, I, Roma 1958, pp. 367 n. 4, 413 n. 1.