BORSON, Stefano
Nacque il 19 ottobre 1758 a Saint-Pierre-d'Albigny, in Savoia. A dodici anni venne mandato a Chambéry per iniziare gli studi letterari; qui vestì l'abito chiericale e, poiché la sua famiglia non era in grado di mantenerlo agli studi, iniziò quell'attività di precettore che doveva caratterizzare la prima parte della sua vita. Nel 1778, terminati gli studi di filosofia, si trasferì a Torino, nella cui università si laureò in teologia nel 1781; dieci anni dopo ricevette gli ordini sacri. In questo periodo la molteplicità dei suoi interessi lo portò a occuparsi di belle arti e di storia naturale; completò la sua preparazione studiando diverse lingue vive ed effettuando viaggi in numerose città italiane tra cui Pavia, Ferrara, Bologna e Firenze.
Molto importante per l'orientamento successivo della vita del B. è l'amicizia contratta a Torino con il botanico C. Allioni, che possedeva una ricca raccolta di oggetti naturali. Sotto la sua guida lavorò alla classificazione di quelle collezioni di reperti naturali e intraprese i primi studi sistematici, occupandosi in particolare di paleontologia. Un interesse più specifico per la mineralogia si sviluppò successivamente nel B., in seguito a contatti con C. A. Napione, autore degli Elementi di mineralogia (Torino 1797), in cui venivano divulgate le tesi di A. G. Werner.
Nel 1795 il B. si recò a Roma e qui entrò in amicizia con il cardinale Stefano Borgia, che gli affidò l'incarico di ordinare il suo museo di Velletri, ricco di antichità e di oggetti naturali; i risultati di questo lavoro furono, illustrati in una lettera indirizzata all'Allioni e poi data alle stampe (Roma 1796). Da Roma passò a Napoli, ove entrò in relazione con parecchi studiosi di scienze, tra cui S. Breislak, F. Cavolini e D. Cirillo; nel luglio 1796 ritornò a Torino. Nel 1798 C. L. Morozzo, presidente dell'Accademia delle Scienze di Torino, affidò al B. l'incarico, reso ufficiale dal 1º gennaio 1799, di separare e classificare quella parte del Museo dell'Accademia che conservava fossili e minerali. Nel 1801, quando il Museo dell'Accadernia delle Scienze venne fuso con il Museo di storia naturale dell'università, fondato da Carlo Emanuele III, il compito del B. si allargò; tuttavia nello stesso anno egli riusciva a portare a termine il suo incarico e completava il catalogo (non pubblicato) del museo, redatto secondo i principî di classificazione del Werner.
Nel 1805 il Museo di storia naturale dell'Accademia delle Scienze passava per decreto imperiale all'università di Torino, il cui rettore, P. Balbo, diede forte impulso a tutte le attività di studio e di ricerca. Il B., incoraggiato nel suo lavoro, provvide ad arricchire la collezione del museo con ricerche personali sulle Alpi piemontesi, con scambi con l'estero e con acquisti; nel 1807 si recò appositamente nel meridione della Francia, visitandone diverse località e traendone numerosi campioni. Si imponeva pertanto la necessità di effettuare un riordinamento delle collezioni; d'altra parte il notevole progresso compiuto dalla mineralogia e dalle scienze affini richiedeva una nuova classificazione, che il B. eseguì seguendo il metodo proposto da Alexandre Brongniart. Frutto di questo intenso lavoro fu la pubblicazione dell'importante opera Catalogue raisonné du Musée de Histoire naturelle de l'Académie de Turin. Partie minéralogique, edita nel 1811 a Torino.
Nel 1830, in seguito all'ampliamento del museo, pubblicò, sempre a Torino, un nuovo Catalogue raisonné de la collection minéralogique du Musée d'Histoire naturelle. I campioni descritti sono 9866, oltre tre volte quelli elencati nel catalogo del 1811;di essi 6027 corrispondono a minerali, 1486a rocce, 748 a marmi e a pietre dure levigate, 1605 a fossili. Questo catalogo dà un'idea della mole e dell'importanza del lavoro eseguito dal B., il quale vi attese da solo: solo verso la fine del 1828 ebbe quale assistente A. Sismonda.
Il B. continuò nel frattempo ad interessarsi di paleontologia: i suoi studi si concretarono in una serie di importanti memorie sulla orittografia piemontese, pubblicate a partire dal 1820.
Dal 1801 il B. aveva tenuto un corso privato annuale di mineralogia, divenuto pubblico nel 1810, quando fu nominato professore alla nuova cattedra di mineralogia istituita all'università di Torino, ufficio che egli tenne fino alla morte e nel quale gli succedette il Sismonda. Nelle sue lezioni, aventi carattere teorico-pratico, egli sviluppò le più recenti acquisizioni delle scienze mineralogiche e chimiche del suo tempo; in particolare si preoccupò di far conoscere le teorie di Haüy e di Werner.
Nel 1825 il B. venne nominato professore di mineralogia e geologia nella Scuola reale delle miniere di Moutiers, incarico che tenne solo per due anni.
Morì il 25 dic. 1832 a Torino.
Opere principali: Ad oryctographiam pedemontanam auctarium, in Mém. de l'Ac. des Sciences de Turin, XI (1801), pp. 151-198; Descrizione di un barometro portatile, in Atti dell'Acc. ital. di scienze,lettere ed arti, I, parte 1, Livorno 1810, pp. 171-189; Mémoire sur des mâchoires et des dents du mastodonte dit Mammouth..., in Mem. d. R. Acc. delle Scienze di Torino, XXIV (1820), pp. 160-176; Saggio di orittografia piemontese,ibid., XXV (1820), pp. 180-229;XXVI (1821), pp. 297-364; XXIX (1825), pp. 251-318; Note sur des dents du grand mastodonte trouvées en Piémont...,ibid., XXVII (1823), pp. 31-42; Osservazioni intorno alle sostanze minerali di cui sono formati i monumenti del R. Museo Egizio...,ibid., XXXI (1827), pp. 265-294; Notice sur quelques fossiles de la Tarantaise,en Savoye,ibid., XXXIII (1829), pp. 174-182; Catalogue raisonné de la collection minéralogique du Musée d'Histoire Naturelle, Turin 1830; Mémoire sur quelques ossemens fossiles trouvés en Piémont, in Mem. d. R. Accad. delle Scienze di Torino, XXXVI (1833), pp. 33-46.
Bibl.: G. Gené, Necrol. di S. B., in Bibliot. ital., LXX (1833), pp. 297-299; G. Vegezzi, S. B., in Ann. Univ. di Stat., 1833; G. Carena, Notizie biografiche dell'accademico professore S. B., in Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino, XXXVII (1834), pp. XLV-LIV.