BONSIGNORI, Stefano
Nato a Firenze e appartenente alla Congregazione olivetana, il suo nome appare per la prima volta in una lettera del 31 dic. 1575 inviata dal granduca di Toscana, Francesco I, al generale della Congregazione, con la preghiera di mettere a sua disposizione un "don Stefano Buonsignori fiorentino assai instrutto" in cosmografia, per continuare una serie di delineazioni cartografiche nella sala della Guardaroba in palazzo Vecchio a Firenze, iniziate da Egnazio Danti, che, assunto per tale lavoro da Cosimo I, era stato licenziato per non si sa qual motivo da Francesco I. Il generale degli olivetani aderì alla richiesta il 22 genn. 1576 e il B., lo stesso anno, si accinse al lavoro. Insignito del titolo di cosmografo del granduca, terminò l'opera nel 1586. Contemporaneamente aveva delineato, pubblicandole nel 1584, una pianta di Firenze incisa in rame in nove fogli e due carte pure su rame, una del dominio fiorentino ed una del Senese. Gli stessi territori furono raffigurati dal cartografo in due grandi pitture murali nella Galleria degli Uffizi. Riconfermato nel 1588 quale cosmografo dal nuovo granduca Ferdinando I, morì il 21 sett. 1589 e "fu sepolto nella chiesa di San Michele Berteldi per li Monaci sollennemente". Il rifacimento, nel sec. XVII, della chiesa ora dedicata a S. Gaetano e non più officiata dagli olivetani, ha fatto scomparire ogni traccia della sepoltura del Bonsignori.
Delle cinquantatré Carte geografiche dipinte dal Danti e dal B. sugli sportelli degli armadi della Guardaroba in Palazzo Vecchio si debbono al cartografo olivetano ventitré delineazioni, misuranti da 106 a 120 cm in altezza e da 47 a 109 cm in larghezza. Sei raffigurano parti dell'Europa (Spagna, Francia, Germania, Italia, Schiavonia, Grecia); dieci rappresentano quasi tutta l'Africa allora conosciuta; due, parte dell'Oriente (Scizia e Tartaria); quattro, le regioni polari ed una lo stretto di Magellano. La più antica delle delincazioni è quella della Francia (1576), la più recente quella della Tartaria (1586).
La mirabile pianta prospettica di Firenze, presa da Monteoliveto, misura cm 125 × 138. Dedicata al granduca Francesco I porta il titolo: Nova pulcherrimae civitatis Florentiae topographia accuratissime delineata. Rilevata geometricamente, fu incisa in rame da Bonaventura Billocardo, del quale nulla si sa; il B. stesso fu lo stampatore dei rami. Della edizione originale del 1584 fece una ristampa nel 1594, con qualche variante, il libraio senese Girolamo Franceschi; un'altra è di G. Giacomo de' Rossi edita a Roma nel 1660. Un esemplare della edizione originale è conservato al Museo storico topografico fiorentino. Ne furono però fatte riproduzioni moderne, edite nel 1898 (in occasione del III Congresso geografico italiano), nel 1924 (dall'Istituto geografico militare a Firenze) e da Boffito-Mori nel 1926.
La carta del dominio fiorentino, pure del 1584, ha per titolo: Diligente et emendata descrittione del bellissimo Stato di Firenze;è dedicata da "D. Stefano monaco di Mont'Uliveto" a Francesco I. Il B. dichiara: "Io ho ridotto in questo piccolo foglio il suo belliss. et ampiss. dominio Fiorentino il più purgato et emendato che mi sia stato possibile". È un'incisione in rame e incisore è il monaco vallombrosano D. Vito. La carta misura cm 46 × 37.
La carta del B. migliora quella celebre della Toscana che il senese Girolamo Bellarmati aveva pubblicato a Roma nel 1536; le migliorie riguardano particolarmente la linea della costa, l'idrografia, la posizione dei centri; per la Val di Magra, non potendo tutti i toponimi entrare nel disegno, il B. si limitò a indicarli con numeri, riportando i nomi in una tabellina a parte. Anche per questa carta il libraio senese Girolamo Franceschi fece una ristampa nel 1594. La carta, che ha carattere ufficiale, fu utilizzata per il Theatrum dell'Ortelio a partire dall'edizione del 1603.
La Senarum locorumque adiacentium descriptio è essa pure "opera di don Stefano fiorentino monaco di Mont'Oliveto", che ne curò la redazione nel 1584. È incisione su rame, che "D. Vitus Vall. Umb. monac. fecit". Misura cm 28, 8 × 28,5. Deriva anch'essa da quella del Bellarmati, con alcune correzioni. Le due carte del B. rispecchiano, naturalmente, la medesima tecnica, ma quella del Senese è più povera di elementi topografici. Tanto la carta del dominio fiorentino, quanto quella del Senese erano allegate alla edizione bolognese del 1586 della vita di Cosimo de' Medici scritta da Aldo Mannucci; ma attualmente la maggior parte degli esemplari di tale opera ne sono privi. Il Magini ne derivò alcuni elementi per la sua carta del Senese.
La sala, un tempo detta delle Matematiche e ora delle Carte geografiche, che è la XVII nel palazzo degli Uffizi a Firenze, è decorata su due pareti dai dipinti che il B. tracciò nel 1589; raffigurano il Dominio fiorentino ed il Senese. Misurano rispettivamente in 730 × 3,20 e in 6 × 3,20. I restauri cui furono soggetti attraverso i secoli hanno interessato piuttosto il mare che non il territorio di terraferma.
Bibl.: A. Targioni Tozzetti, Relazioni d'alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana…, Firenze 1759, I, passim; I.Del Badia, Egnazio Danti cosmografo e matematico e le sue opere in Firenze - Memoria storica, Firenze 1881, pp. 35-40;I. Del Badia, Pianta topografica della città di Firenze di don S. B. dell'anno 1584, in Attidel III Congr. geogr. it., Firenze 1898, Firenze 1899, II, pp. 570-577, con riproduzione della carta; A. Mori, La carta della Toscana del B…, in La Nazione, LXVIII (1906), n. 95, e in La Bibliofilia, VIII (1906-07), pp. 185-187; R. Almagià, Un manipolo di preziose carte a stampa di regioni italiane dei secc. XVI e XVII, in L'Universo, IV (1923), pp. 361-371; G. Boffito-A. Mori, Firenze nelle vedute e piante..., Firenze 1926, pp. 40-44 con riproduzione della pianta del B.; L. Genoviè, Le due carte della Toscana dipinte nel 1589 da don S. B…, in L'Universo, VIII (1927), pp. 595-632; R. Almagià, Monumenta Italiae cartographica, Firenze 1929, p. 43 e tav. XLVIII; L. Genoviè, La cartografia della Toscana…, in L'Universo, XIV (1933), pp. 781 s., con riproduzioni delle due carte del B. del 1584; R. Almagià, Monumenta cartographica Vaticana, II, Città del Vaticano 1948, pp. 13 s., 53, tavv. I, II; III, ibid. 1952, pp. 5, 13 s., 41 s., 71; IV, ibid. 1955, p. 29; Id., Docc.cartografici dello Stato Pontificio..., ibid. 1960, pp. 22 ss.; Enciclopedia Italiana VIII,sub voce Buonsignori Stefano.