MORCELLI, Stefano Antonio
MORCELLI, Stefano Antonio. – Nacque a Chiari, presso Brescia, il 17 gennaio 1737 da Francesco, commerciante di stoffe, e da Giovanna Della Rocca, entrambi originari dell’alta Valtellina. Per ricordare due fratelli morti prematuramente mutò il nome di battesimo Gianni Antonio in Stefano Antonio.
Dopo i primi studi nelle scuole di Chiari, nel 1752 si iscrisse al collegio S. Ignazio presso la chiesa delle Grazie a Brescia, dove ebbe come insegnante di retorica il latinista Raimondo Cunichio e di teologia il padre Favre. Il 2 novembre 1753 si trasferì a Roma per entrare nel noviziato della Compagnia di Gesù e il 13 novembre indossò l’abito religioso. Il 4 novembre 1755 pronunciò i voti rituali. Dopo avere completato gli studi all’Università del Collegio romano, fra il 1760 e il 1768 insegnò materie letterarie in diversi collegi dei gesuiti, ad Arezzo (1761), a Ragusa in Dalmazia (1762-64), a Fermo (1765-67) e infine a Roma. Il 1° novembre 1768 fu ordinato sacerdote, emettendo la professione religiosa per divenire membro della Compagnia, come avvenne il 2 febbraio 1771 a Roma nella chiesa del Gesù.
L’anno successivo fu nominato professore di umanità e retorica nel Collegio romano, assumendo anche l’ufficio di prefetto del Museo Kircheriano, all’interno del quale fondò l’Accademia di Archeologia. In seguito alla soppressione della Compagnia di Gesù, decretata da papa Clemente XIV nel 1773 con la bolla Dominus ac redemptor, tornò nella città natale, risiedendo per un anno presso il cugino Francesco Ponti. Nel 1775, rientrato a Roma, ebbe dal cardinale Alessandro Albani l’incarico di dirigere la sua biblioteca e le collezioni di reperti archeologici, incarico ricoperto fino al 1768 da Johann Joachim Winckelmann. Ebbe così modo di frequentare personaggi eminenti della cultura, come Gaetano Marini e Giuseppe Garampi, responsabili rispettivamente della Biblioteca e dell’Archivio pontificio, ma anche artisti italiani e stranieri, come Pompeo Batoni, Anton Raphael Mengs, Benjamin West. Si dedicò interamente allo studio delle antichità classiche e cristiane e, in particolare, all’epigrafia, evitando di impegnarsi nelle aspre controversie teologiche dell’epoca: divenne così uno storico e archeologo stimato e soprattutto un insigne epigrafista.
Appassionato collezionista di libri, più che di opere d’arte, ne redasse un catalogo alfabetico nel 1789-1790, al quale seguirono successivamente uno per autori e uno topografico, suddivisi in 16 classi affinché gli studiosi potessero orientarsi più agevolmente. Scrisse inoltre un saggio sul Metodo di studiare ed indicazione de’ libri della Biblioteca Morcelliana, edito postumo a cura di don Tommaso Begni, primo bibliotecario della biblioteca (Chiari 1826). Diviso tematicamente in 42 parti, non si tratta di un semplice catalogo, ma di una vera guida ai libri più adatti per approfondire le diverse materie, corredata da consigli di carattere essenzialmente didattico.
Nel 1781 pubblicò a Roma il trattato De stilo Latinarum inscriptionum libri III, dedicato alla memoria del nipote del cardinale Albani, il principe Alessandro, morto due anni prima. Dall’opera emergono un metodo rigoroso, una novità e originalità di impostazione, oltre a una solida preparazione, che le procurarono presto grande successo a livello europeo, tanto da fare considerare Morcelli uno dei fondatori della scienza epigrafica.
Lo scopo del trattato è fondamentalmente quello di insegnare a comporre epigrafi in latino, ma sono illustrate anche parecchie centinaia di lapidi antiche, accuratamente scelte, oltre a molte iscrizioni moderne, in gran parte composte dallo stesso autore per evidenziarne le peculiarità. Il libro I, definito «dimostrativo», propone una prima parte con una serie di esempi scelti dagli antichi monumenti e classifica sei generi di iscrizioni (dediche sacre; epigrafi onorarie; epitaffi; iscrizioni storiche; elogi di personaggi maschili e femminili; statuti pubblici, rescritti, trattati, leggi ed editti, diplomi). La seconda parte comprende epigrafi relative a motivazioni di preghiere, spettacoli, trionfi, cerimonie funebri e una campionatura di testi pertinenti a monete, gemme, anelli, ceramiche, lucerne, mattoni e tegole, nonché una scelta di carmi ed elogi, epigrafi sacre e storiche. Il libro II, «istruttivo», dedicato a Gaetano Marini, contiene precetti sui diversi generi di iscrizioni già esaminate, vagliando ciò che c’è di buono e accettabile nei testi antichi e ciò che invece deve essere rigettato. Il libro III, «costruttivo», tratta dei singoli elementi ricorrenti nei formulari, indicando alcune fonti che contengono ottime sentenze.
Di argomento simile e connesso con il precedente sono le Inscriptiones commentariis subiectis (Roma 1783; poi Padova 1823), una silloge di epigrafi latine composte da Morcelli in diverse occasioni, suddivise tipologicamente e corredate da ampi commenti. Fra l’altro, in quest’opera egli tentò anche di redigere i fasti dei primi secoli cristiani sulla falsariga di quelli capitolini. Al 1784 risale una raccolta di poesie di stile oraziano e di saggi di critica letteraria, i Sermonum libri II (Roma; poi Brescia 1814), e al 1785 l’Indicazione antiquaria per la Villa suburbana dell’eccellentissima casa Albani (Roma; poi accresciuta ibid. 1803), un catalogo e una guida alle collezioni archeologiche ed epigrafiche raccolte nella villa fuori porta Salaria, da lungo tempo auspicata dal cardinale Albani.
Nel 1787 Morcelli fu nominato socio dell’Accademia Etrusca di Cortona e l’anno dopo pubblicò a Roma il Kalendarium Ecclesiae Constantinopolitanae, edizione critica di un codice greco risalente all’VIII secolo – prima dello scisma di Fozio – acquistato da un mercante siriano per la biblioteca di villa Albani, in cui dà prova di profonda conoscenza del greco e di storia della Chiesa.
Nel 1790, in seguito alle dimissioni del prevosto di Chiari, Angelo Faglia, il Consiglio dei quaranta della città, in virtù di un privilegio concesso da papa Giulio II nel 1507, elesse suo successore Morcelli, il quale in un primo tempo non accettò, poi ritornò sulla sua decisione spinto dalle esortazioni di amici e concittadini. Iniziò subito a comporre le linee guida del suo programma pastorale con le Memorie della prepositura clarense (condotte fino all’anno 1815; conservate a Chiari, Biblioteca Morcelliana, Arm. Mss., B.II.6: Memorie della prepositura clarense ed edite a Brescia, a cura di I. Belotti et al., nel 2007). Il 12 marzo 1791 abbandonò definitivamente Roma e il 16 maggio fece il suo ingresso nella parrocchia.
La sua attività pastorale fu molto innovativa sotto vari aspetti e uno dei fini principali che si propose fu quello di incrementare l’interesse per gli studi. Promulgò una Costituzione per la riorganizzazione dell’istruzione ai ragazzi, fece aprire una tipografia per la stampa di opere scientifiche, rivitalizzò l’Accademia letteraria di Chiari, allora in declino, contribuendo direttamente alla costruzione o al restauro e alla decorazione di alcune chiese (S. Maria, l’edicola di S. Michele) e del cimitero. Pari impegno mise nell’organizzazione e nell’arricchimento della sua biblioteca, ubicata nella canonica, che tenne aperta a tutti. Ancora nel 1791 pubblicò a Venezia i Sancti Gregorii II pontificis Agrigentorum libri decem explanationis Ecclesiastae, di s. Gregorio vescovo di Agrigento, tratti da un codice greco del VI secolo – che Morcelli aveva individuato nella Biblioteca Albani – corredandoli di traduzione latina, apparato critico esegetico e dogmatico.
Nel 1792 ottenne dal vescovo di Brescia Giovanni Nani la traslazione a Chiari delle reliquie dei martiri patroni della città, Faustino e Giovita, che fece racchiudere in un reliquiario argenteo, commissionato al bresciano Vincenzo Ellena. L’anno dopo, divenuto censore dei locali istituti scolastici, pubblicò la Costituzione delle scuole pubbliche di Chiari (Brescia 1793), in tre libri, in cui emerge il suo impegno di pedagogo riformatore. Nell’opera sono indicati gli indirizzi didattici e organizzativi che riteneva idonei per le esigenze della Comunità e che dovevano avere come fondamenti l’educazione religiosa, dei costumi e l’istruzione. In qualità di prevosto, introdusse nella sua città la pratica della via Crucis (Via Crucis ossia esercizio di santi affetti nella meditazione del viaggio di Gesù Cristo al Calvario, ibid. 1793), approfondendone i significati anche negli Opuscoli ascetici per istruzione e profitto de’ pii fedeli (ibid. 1820; poi ibid., a cura di P. Bedoschi nel 1823) e commissionando un ciclo di dipinti con le 14 stazioni al pittore Giuseppe Teosa, che curò pure la decorazione pittorica della sua biblioteca, tuttora conservata.
Nel 1795 pubblicò a Brescia il Comento sull’iscrizione sepolcrale della santa martire Agape, in seguito al trasferimento delle reliquie da Roma a Chiari, da lui espressamente richiesto a Pio VI (II ed. Modena 1824). Nell’opera avalla la storicità del martirio di Agape e ne traccia una biografia, pur consapevole della scarsità delle fonti al riguardo, ma certo della devozione dei suoi concittadini verso la santa. L’argomento fu ripreso nella Omelia detta in Chiari nella solenne traslazione della s. martire Agape, e illustrata con alcune note in occasione della prima festa del suo martirio (Brescia 1796; poi Modena 1824) e nel 1815 in Agapea, sive dies festi Agapes martyris apud Clarenses (Brescia; poi Bologna 1822). Su sua richiesta, Morcelli sarebbe stato tumulato nella chiesa madre della cittadina nell’ipogeo presso l’altare contenente l’urna della santa. Gli abitanti di Chiari per ricordarlo commissionarono allo scultore ravennate Gaetano Matteo Monti un cenotafio, nel quale è effigiato in ginocchio accanto alle venerate spoglie, affiancato dalle allegorie della Religione e dell’Epigrafia.
Dopo l’ingresso a Chiari delle truppe francesi nel 1796 e la proclamazione l’anno seguente della Repubblica bresciana, poi incorporata nella Repubblica cisalpina, nel 1799 il Senato della Repubblica dalmata di Ragusa designò Morcelli arcivescovo, ma egli declinò la nomina e gli onori connessi, preferendo rimanere nella sua parrocchia. Con l’arrivo delle milizie napoleoniche, nel 1800, gli fu requisita la canonica e fu multato per sospetta connivenza con gli austriaci. Cercò tuttavia di essere leale verso i nuovi dominatori, curandosi soprattutto della libertà di culto della sua comunità. Nel 1801 fu eletto membro dell’Accademia di Scienze, lettere ed arti del Dipartimento del Mella (poi denominata Ateneo di Brescia) e l’anno dopo fu chiamato a far parte dell’Istituto nazionale (omologo dell’Académie française), divenendo poi vicesegretario dell’istituzione, con un cospicuo compenso, devoluto in opere assistenziali. Nel 1803 diede alle stampe un Elogio di monsig. Giuseppe Marotti segretario pontificio de’ brevi (Chiari).
Colpito da attacchi di gotta, negli anni successivi fu costretto a limitare la sua attività, facendosi coadiuvare in ambito pastorale e amministrativo e negli studi dai canonici Paolo Bedoschi e Andrea Andreis. Divenne socio di altre Accademie: l’Accademia di Scienze, lettere e arti di Firenze (1808), di Storia, antichità e belle arti di Napoli (1810), di Archeologia di Roma (1811). Nel 1814 pubblicò gli Electorum libri II quos Andreas Andrejus rhetor edendos curavit eruditioni Lycii Clarensis (Brescia; poi Padova 1818), un’antologia latina delle opere di 25 poeti, curata dal canonico Andreis e comprendente anche composizioni poetiche di Morcelli, corredate di note.
Dopo la ricostituzione della Compagnia di Gesù, il 7 agosto 1814, meditò di rientrare a Roma in quella comunità, ma papa Pio VII gli concesse di farne parte pur rimanendo a Chiari come prevosto. Nel 1815, con finanziamenti personali e utilizzando uno stabile donato dal cugino Francesco Ponti, fondò il Conservatorio delle pupille (detto Gineceo mariano), per l’educazione e l’assistenza alle giovani orfane. Aveva avviato anche il progetto per un oratorio maschile, ma l’iniziativa fu realizzata solo dopo la sua morte da don Livio Formenti. Indebolito dalla malattia nel fisico e nella vista, si ritirò nella sua camera, assistito dal fedele Bedoschi, e trascorse il suo tempo in preghiera o componendo iscrizioni latine. Riuscì ugualmente a terminare le Memorie della prepositura e l’Africa cristiana (Brescia 1816-17), suddivisa in tre parti e corredata da mappe, che aveva iniziato a scrivere durante la sua permanenza a Roma e che riscosse notevole successo, tanto da essere utilizzata come guida archeologica dopo la conquista dell’Algeria da parte della Francia (1830), poiché colmava una lacuna della storia e geografia ecclesiastica.
Il 1816 vide la pubblicazione di due dissertazioni risalenti rispettivamente al 1771-73 e al 1793: Della bolla de’ fanciulli romani, in Biblioteca italiana, I, pp. 219-238, e Sull’Agone capitolino, ibid., pp. 180-187, 339-348 (ristampata a Milano sempre nel 1816). Lo stesso anno uscirono la Lezione sacra sopra il Cephas degli Atti apostolici dedicata a monsignore d. Giovanni conte Mosconi (Brescia) e la Dissertazione della bolla d’oro de’ fanciulli romani con note del dottor Giovanni Labus (Milano); all’anno successivo risale la stampa della Michaeleia, sive dies festi principis angelorum apud Clarenses (Milano; poi Bologna 1822).
Vedendo approssimarsi la fine, il 24 gennaio 1817 con un regolare atto notarile donò tutta la sua biblioteca (2358 opere a stampa; cfr. Catalogo del Fondo S.A.M.,a cura di G. Vavassori, Milano 1987) con i relativi arredi al Collegio clarense, retto allora dalla Congregazione di carità, istituita nel 1807 per amministrare le opere assistenziali comunali. Dispose che gli altri suoi beni andassero al nipote Stefano. Malgrado non vedesse quasi più, riuscì ancora a portare a termine due opere. Il Parergon inscriptionum novissimarum ab anno MDCCLXXXIIII (Padova 1818) è una silloge di epigrafi latine, donate da Morcelli al canonico Andreis, che si ricollega al De stilo e alle Inscriptiones, formando una sorta di trilogia. Suo proposito era di resuscitare la lingua latina, esortando a rinnovarne l’uso nella composizione delle epigrafi al posto di quelle in volgare, che egli riteneva «inette » e «prive di dignità». Gli Opuscoli ascetici per istruzione e profitto dei pii fedeli (Brescia 1819; poi ibid. 1823) sono una raccolta dei suoi scritti pastorali, liturgici e devozionali, suddivisa in tre parti.
Dopo avere ricevuto, nell’inverno del 1820, la visita di Vincenzo Monti, morì a Chiari il 1° gennaio 1821.
Nella sua biblioteca lasciò molti scritti inediti insieme con carte riguardanti l’attività pastorale (omelie, appunti di teologia, morale, catechetica) e l’opera di aggiornamento del clero. Fra questi manoscritti, furono edite postume una Dissertazione inedita sull’apoteosi degl’imperatori romani, s.l. e d.; i trattati Dello scrivere degli antichi Romani dissertazioni accademiche pubblicate per nozze Borromeo D’Adda dal dottor Giovanni Labus con alcune annotazioni, Milano 1822 e Delle arti delle lettere degl’Italiani prima della fondazione di Roma, dissertazione... seguita da altro opuscolo intitolato «Agon Firmanus», Modena 1823; l’Appendix inscriptionum novissimarum, Padova 1823; Dei littori dei magistrati romani, con note dell’editore, Modena 1824; il Tirocinium litterarum sive s. Gregorii Nazianzeni tetrasticha et interpretationes scholiastae veteris primum editae ex codice bibliothecae Albanae, Modena 1826; la Novena dello Spirito Santo, Roma 1842; i Fasti urbis Christiani,Torino 1869 e La Villa Albani ora Torlonia, Roma 1869 e, in francese, Description de la Villa Albani, ibid. 1869.
Fonti e Bibl.: Inediti e documenti di M. sono conservati nel Fondo manoscritti nella Biblioteca Morcelliana di Chiari. Si vedano, per es.: Arm. Mss., C.II.1: Lettere e iscrizioni; Fondo S.A.M., b. 13: Sacro triduo in onore di san Michele principe delle angeliche gerarchie; C.II.2: De scholis Atheniensium et Romanorum. Libri duo; B.II.7: Index Bibliothecae Morcellianae; V. Monti, Epistolario, a cura di A. Bertoldi, III, Firenze 1929, pp. 231 s, 259, 405; IV, ibid. 1929, pp. 271 s., 376, 382; V, ibid. 1930, pp. 169, 535; P. Bedoschi, Discorso funebre istorico recitato nelle solenni esequie dell’immortale S.A. M. prevosto di Chiari, il giorno 7 gennaio 1821, Chiari 1821; G. Labus, Necrologio di S.A. M., in La Gazzetta di Milano, 8 gennaio 1821, Appendice critico-letteraria, n. VIII; G.I. Gussago, Memorie intorno alla vita ed agli scritti di S.A. M., Brescia 1824; G. Baraldi, Notizia biografica di S.A. M., Modena 1825; G. Labus, Notizie biografiche dell’abate S.A. M., in Opere varie italiane e francesi di Ennio Quirino Visconti, II, Milano 1829, pp. 505 s.; B. Del Bene, Elogio di S.A. M., Chiari 1830; F. Schiassi, Excerpta e lexico epigraphico morcelliano vocibus italicis in vsum tironum digesta, Bologna 1830; Id., Lexicon epigraphicum Morcellianum, Bologna 1835- 1838; M. Ferrucci, Lexicon epigraphicum Morcellianum vocibus Italicis digestum, Bologna 1843; F. Cavalli, M., S.A., in E. De Tipaldo, Biografia degli Italiani illustri, X, Venezia 1845, pp. 103 s.; G. Maffei, Storia della letteratura italiana, III, Livorno 1852, pp. 228-231; G. Atti, Regole morcelliane per fare le iscrizioni latine, Bologna 1854; C. Sommervogel, Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, V, Bruxelles-Paris 1894, coll. 1290-1292; H. Jaubert O.S.B., Stéphane- Antoine M., Constantine 1914; L. Rivetti, S.A. M. Note biografiche 1737-1821, Brescia 1920; P. Guerrini, S.A. M. e il pittore Giuseppe Teosa, in Humanitas,VI (1951), pp. 880-884; L. Cenini, S.A. M.: 1737-1821. La vita e l’opera, Brescia 1975; P. Guerrini, Pagine sparse, XXIV (1986), pp. 609- 614; M. Facchetti, Il M. e Chiari fra ’700 e ’800, Chiari 1987; Catalogo del Fondo S.A. M., a cura di G. Vavassori, Milano 1987; S.A. M. 1737-1821. Atti del Colloquio, Milano-Chiari... 1987, a cura di I. Calabi Limentani, Brescia 1990; I. Calabi Limentani, Un esemplare dell’Inscriptionum Latinarum commentarium di S.A. M. conservato presso l’Università cattolica, in Aevum, LXX (1996), pp. 129-135; M. Buonocore, Una copia postillata del «De stilo» di M. fino ad ora ignota, in Miscellanea epigraphica e codicibus Bibliothecae Vaticanae. XIII, 57, in Epigraphica, LXI (1999), pp. 143; S.A. M. Un gesuita tra Ancien Régime ed Età Contemporanea, in Biblioteca Clarense. Quaderni della Fondazione Biblioteca Morcelli Pinacoteca Repossi, Chiari 2001; G. Moschini, Della letteratura veneziana del secolo XVIII fino a’ giorni nostri, Venezia 1806, I, p. 29; IV, p. 33; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, XLVI, Venezia 1840, p. 292; Florilegio Visconteo, Milano 1848, pp. 226 (G. Rossi).