STAVANGER (A. T., 63-64)
Città della Norvegia, capoluogo del Rogaland, posta sulla costa sud-occidentale, nella penisola di Jäderen, alla foce del grande Stavangerfjord o Boknfjord. La città, sita nel centro di un ricco retroterra a forma d'anfiteatro, gode di una posizione privilegiata. Fondata tra il 1120 e il 1130 a scopi religiosi da re Sigurd Jorsalfarer, che vi istituì una sede vescovile, assunse molto più tardi importanza commerciale. Il suo sviluppo economico è dovuto in gran parte alla pesca delle aringhe, che abbondano sulle coste vicine. Durante la Riforma, la città decadde parecchio, e solo l'aumento verificatosi nei banchi di aringhe le ridiede il benessere agl'inizî del sec. XIX. Il numero degli abitanti salì da 2800 (1815) a 17.800 (1865). Nel 1873 fu fondata la prima fabbrica di conserve alimentari, naturale conseguenza della pesca delle sardelle esercitata sulle sponde circostanti: fu così fondata l'industria che, godendo di uno straordinario incremento conferisce oggi alla città un proprio carattere. La popolazione, cresciutavi assai più rapidamente che nelle altre città norvegesi, raggiungeva nel 1930 il numero di 46.780 abitanti. Stavanger è congiunta per ferrovia con Egersund e Flekkefjord, per mezzo di linee di navigazione con porti norvegesi e stranieri. La città possiede una flotta commerciale abbastanza importante e ha un laboratorio di ricerche per l'industria delle conserve alimentari.
Monumenti. - La città possiede una delle chiese più antiche della Norvegia. Il duomo dedicato a S. Svithun, restaurato nel 1867-68, fu incominciato dal vescovo Reinald (1112-35) nel severo stile normanno; il suo coro, bruciato nel 1272, fu rifatto in stile gotico (1277-1303). Le rovine del palazzo vescovile, con una cappella, sono dall'epoca gotica. Stavanger ha un bel museo archeologico e culturale.
Bibl.: N. Nicolaysen, Stavanger Domkirke, Oslo 1896; A. W. Brögger, S.'s historie i middelalderen, Stavanger 1915; A. Bugge, Kielland og Kolsrud, S. Domkirke, ivi 1933.