WITKIEWICZ, Stanisław Ignacy (ps. Witkacy)
Pittore, critico, filosofo, drammaturgo, narratore polacco, nato a Varsavia il 24 febbraio 1885, morto suicida il 18 settembre 1939 a Jeziory (Polesia). Temperamento geniale e bizzarro, figlio del noto pittore e critico d'arte Stanisław, W. ę oggi considerato, insieme con W. Gombrowicz e B. Schulz, uno dei rappresentanti pił originali della vita intellettuale e artistica polacca fra le due guerre, oltre che figura di primo piano nell'avanguardia europea del Novecento. Le sue concezioni estetiche e filosofiche, esposte nei saggi di Nowe formy w malarstwie i wynikajâce stâd nieporozumienia (1919, "Nuove forme in pittura e malintesi che ne derivano"), Szkice estetyczne (1922, "Schizzi estetici"), Teatr (1923, "Teatro"), prendono corpo in oltre trenta drammi, alcuni dei quali perduti, scritti in gran parte negli anni 1918-26. Anticipatori di molte soluzioni del moderno teatro dell'assurdo, essi sono caratterizzati dal rifiuto di qualsiasi regola di verosimiglianza, dalla deformazione grottesca di tendenza espressionista, dal gusto surrealista per la parodia e il non-senso, da un'esuberante invenzione linguistica.
Il catastrofismo della sua filosofia della storia, preannunciante, con la massificazione della società e la spersonalizzazione dell'individuo, la fine prossima della cultura e della civiltà europea, ha trovato piena e matura espressione nel dramma Szewcy (1931-34, ed. 1948, trad. it., I calzolai, Bari 1969), nei romanzi Pożegnanie jesieni (1927, trad. it., Addio all'autunno, Milano 1969) e Nienasycenie (1930, trad. it., Insaziabilità, Bari 1970). Ed.: Dramaty, 2 voll. (Varsavia 1964, 2ª ed. ampliata 1972); Pisma filosoficzne i estetyczne, 4 voll. (ivi 1975-78); Bez kompromisu. Pisma krytyczne i publicystyczne (ivi 1976).
Nella sua produzione pittorica W., pur avendo elaborato la teoria della "forma pura", non eliminò mai il riferimento iconico, seppure stravolto da distorsioni formali e dalla violenza cromatica in una visione drammatica e ossessiva. Anzi, dopo il 1923, con una scelta critica che lo pone veramente all'avanguardia, si dedicò esclusivamente all'arte "applicata", dipingendo ritratti secondo uno speciale Regolamento della Ditta di Ritratti di S. I. Witkiewicz: le più importanti tecniche e i molti procedimenti dell'arte contemporanea vi si ritrovano, dall'iperrealismo grottesco alla deformazione espressionista, dal gesto pittorico alla fantasia allucinata dell'arte psichedelica. Vedi tav. f. t.
Bibl.: A. Van Crugten, S. I. Witkiewicz. Aux sources d'un théâtre nouveau, Losanna 1971; The Polish Review, 1973, n. 1-2; P. Marchesani, Momenti e aspetti della fortuna di S. I. Witkiewicz, in Aevum, 1974; f. I-II, pp. 160-82; Cahiers Witkiewicz, 1976, n. 1, 1979, n. 2; M. Szpakowska, Światopoglâd S. I. Witkiewicza, Breslavia 1976; B. Danek-Wojnowska, S. I. Witkiewicz a modernizm. Kształtowanie idei katastroficznych, ivi 1976; Przeglâd Humanistyczny, 1977, n. 10; M. Porebski, Stanislaw Ignacy Witkiewicz, in Catalogo della mostra L'avanguardia polacca, 1910-1978, Roma 1979, pp. 13-17; A. Kostolowski, La "Ditta di Ritratti" di S. I. Witkiewicz - Prova di ricostruzione, ibid., pp. 18-19.