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GATTI, Stanislao

di Giuseppe Patella - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 52 (1999)
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GATTI, Stanislao

Giuseppe Patella

Nacque a Napoli nel 1820 da Stanislao e da Marianna De Nigro. La mancanza di notizie biografiche certe rende difficile ricostruire la vita di questo singolare pensatore, ma l'ampiezza e la continuità della sua produzione filosofica consentono, pur in assenza di un'opera sistematica che raccolga il complesso del suo pensiero, di delineare i tratti principali della sua figura intellettuale.

Formatosi a Napoli alla scuola di B. Puoti insieme con S. Cusani e F. De Sanctis, da quest'ultimo sarebbe stato descritto come personaggio di indole "burbanzosa", "ombroso e superbo", dal "piglio impertinente ed ironico". Con il Cusani, invece, dapprima collaborò al periodico Il Progresso delle scienze, delle lettere e delle arti, per quindi dirigere in proprio, a partire dal 1841, il Museo di letteratura e filosofia, due anni dopo mutato in Museo di scienza e letteratura, durato con varia fortuna fino al 1862 e destinato ad affermarsi come l'organo del nuovo hegelismo napoletano, di cui, come ricorda G. Gentile, il G. "fu uno degli araldi più attivi".

Punto di partenza del suo pensiero, comune del resto a buona parte dello hegelismo napoletano, è l'eclettismo di V. Cousin, cui il G. dedicò lo scritto Di una risposta di Vittore Cousin ad alcuni dubbi intorno alla sua filosofia (in Il Progresso…, VII [1838], vol. 21, pp. 34-52), che traduce l'Avertissement alla terza edizione dei Fragments philosophiques (Paris 1838); dicendosi convinto che vi fosse qualcosa di vero in ogni dottrina filosofica e che fosse necessario unificare le singole verità in un'unica grande sintesi filosofica, il G. dichiarava apertamente di aderire, se non al sistema, certo al metodo del pensatore francese.

Ma l'iniziale adesione all'eclettismo cominciò a venire meno soprattutto con la fondazione nel 1841 del Museo di letteratura e filosofia, sulle cui colonne, attraverso una visione critica delle teorie cousiniane, il G. avviò il superamento di un certo coscienzialismo di matrice galluppiana, manifestando con crescente chiarezza l'apertura ai problemi dell'ontologia e della filosofia della storia dibattuti dall'idealismo tedesco. Ciò che da questo nuovo organo di espressione si veniva affermando era l'idea che "sviluppo interiore della coscienza e sviluppo della storia si corrispondono reciprocamente per la comune origine da quel principio, da quella legge universale, che è la legge della ragione" (Oldrini, 1990, p. 131): dove appare evidente l'influenza esercitata sul G. dai concetti principali della filosofia della storia hegeliana, su cui si fondava la sua convinzione circa l'"importanza della storia dell'idea filosofica nella storia dell'umanità" (Del progressivo svolgimento dell'idea filosofica nella storia, in Museo di lett. e fil., I [1841], vol. 3, pp. 3-11, 98-105). Tra il 1841 e il 1842, infatti si infittirono i richiami alla tradizione idealistica tedesca, a Fr.W. Schelling e Hegel soprattutto, che al G. avevano rivelato come il senso della storia non stesse nei particolari irrelati ma nel processo di svolgimento che in essa si compie dell'idea, cioè dell'apparire dell'idea nel mondo storico reale; stessa origine aveva la tesi che la filosofia, in quanto "scienza generale delle esistenze", deve dispiegarsi nella concretezza della realtà storica, discendere nel mondo della storia e battersi "per l'umanità intera, pe' suoi bisogni e pe' suoi dolori, pe' suoi desideri e per le sue speranze" (Schelling e l'idealismo trascendente, Napoli 1844).

Sempre più interessato ai problemi dello sviluppo storico del pensiero, nel 1846 il G. pubblicava a Napoli Della filosofia in Italia, forse la sua opera più nota, in cui analizzava la situazione del pensiero e della cultura italiani nel contesto della filosofia europea e giudicava il pensiero di P. Galluppi poco originale, giacché dipendente in buona parte da J. Locke e da Th. Reid, pur riconoscendogli il merito di aver avvertito l'esigenza di una filosofia meno angusta di quella sensistica e di aver diffuso le idee di I. Kant.

L'approfondimento della filosofia della storia hegeliana non portò il G. verso "una trattazione estrinseca, per formole astratte, del processo degli avvenimenti storici", ma si orientò verso una "penetrazione della loro logica interna, e quasi una visione diretta della loro organica concretezza" (Gentile, p. 571). La stretta censoria che dopo il 1840 investì ampi settori della cultura napoletana e in particolar modo la filosofia impedì al G. di calare la sua nuova filosofia della storia fin nella concretezza degli avvenimenti storici. Il sospetto con cui da parte delle autorità si cominciò a considerare l'attività del pensiero fece sì che il G. non potesse più pubblicare a Napoli e fosse perfino costretto a cancellare il termine filosofia dalla testata della sua rivista, trasformata in Museo di scienza e letteratura. Costretto anche lui a indirizzarsi verso nuovi territori d'indagine e a passare dall'ontologia all'estetica, dalla metafisica ai problemi storici e letterari, il G. portò in primo piano i propri interessi estetici e letterari, testimoniati da lavori quali Pensieri sulle arti (Napoli 1847), Dell'arte (ibid. 1856), Della poetica di Aristotele (ibid. 1859), nei quali da buon hegeliano criticava la teoria aristotelica dell'arte come imitazione della natura, così come la teoria edonistica e utilitaristica, riaffermando per contro la dottrina hegeliana dell'arte fine a se stessa, rappresentazione sensibile dell'idea, espressione del sovrasensibile in forma finita. Degli interessi letterari sono invece testimonianza soprattutto le traduzioni di due episodi del Mahābhārata: Nala e Damajanti (Napoli 1858) e Bhagavad-Gita (ibid. 1859).

Passata la stagione del rigoglio della cultura teoretica napoletana di primo Ottocento, legata soprattutto alla nascita e alla diffusione dello hegelismo, lo stesso G. nel Museo del 1857 doveva ammettere lo "stato poco meno che deplorabile" della filosofia napoletana. Segno dei tempi era forse anche il fatto che dagli ultimi anni '50 nel Museo non gli restasse altro da fare che "divulgare mercé esposizioni e traduzioni la conoscenza delle letterature indiana e persiana" (Croce, p. 268). Nel 1863 falliva dopo poco più di un anno l'ultimo tentativo di dare vita, insieme con A. Ciccone e G. Del Re, a un nuovo progetto editoriale, la Rivista napoletana di politica, letteratura, scienze, arti e commercio.

Il G. morì a Benevento il 4 febbr. 1870.

La quasi totalità delle opere fu raccolta dallo stesso G. in Scritti varii di filosofia e di letteratura, I-II, Napoli 1861, che comprende le opere qui menzionate.

Fonti e Bibl.: B. Croce, La letteratura della nuova Italia, II, Bari 1942, p. 268; E. Garin, Storia della filosofia italiana, III, Torino 1966, pp. 1093, 1225 s.; G. Gentile, Storia della filosofia italiana, II, Firenze 1969, pp. 565-572; M. Dell'Aquila, Critica e letteratura in tre hegeliani di Napoli: S. G., S. Cusani, G.B. Aiello, Bari 1969; G. Oldrini, La cultura filos. napoletana dell'Ottocento, Roma-Bari 1973, pp. 163-183; Id., Napoli e i suoi filosofi, Milano 1990, pp. 126-135; Letteratura italiana. Gli autori. Diz. bio-bibliografico, I, Torino 1990, sub voce.

Vedi anche
Benedetto Cróce Cróce, Benedetto. - Filosofo e storico (Pescasseroli, 25 febbraio 1866 - Napoli, 20 novembre 1952). Studiò a Napoli, che divenne presto la sua dimora abituale. Scampato dal terremoto di Casamicciola (1883) in cui perdette i genitori, fu accolto a Roma in casa dello zio Silvio Spaventa, e vi rimase sino ... Immanuel Kant Filosofo (Königsberg 1724 - ivi 1804). Di genitori pietisti, Kant, Immanuel ricevette, specie dalla madre, una severa educazione etico-religiosa: frequentò il Collegium Fridericianum, diretto dal pastore F. A. Schultz, dove compì gli studî medî, e s'iscrisse quindi all'università. Seguace dapprima del ... cultura L’insieme delle cognizioni intellettuali che, acquisite attraverso lo studio, la lettura, l’esperienza, l’influenza dell’ambiente e rielaborate in modo soggettivo e autonomo diventano elemento costitutivo della personalità, contribuendo ad arricchire lo spirito, a sviluppare o migliorare le facoltà individuali, ... filosofia Attività di pensiero che attinge ciò che è costante e uniforme al di là del variare dei fenomeni, con l’ambizione di definire le strutture permanenti della realtà e di indicare norme universali di comportamento. 1. Definizioni La filosofia può definirsi come una forma di sapere che, pur nella grande ...
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