BIANCIARDI, Stanislao
Nacque a Montegiovi (frazione di Castel del Piano, Grosseto) il 28 aprile 1811 da Giovanni (che, rimasto vedovo, abbracciò lo stato ecclesiastico, affidando il figlioletto alle cure del fratello, piovano a Montegiovi) e da Maria Brogi. Avviato agli studi classici, nel 1831 il B. si laureò in legge a Siena, ma ben presto abbandonò l'attività legale per dedicarsi, a Firenze, a studi letterari e pedagogici e all'educazione della gioventù. Tali interessi lo avvicinarono all'Antologia e al Gabinetto Vieusseux.
Strinse, in particolare, amicizia col Tommaseo, che esercitò notevole fascino sul suo animo giovanile. Il dalmata si serviva del B. per continuare la ricerca delle espressioni e locuzioni tipiche della lingua toscana, e nello stesso tempo cercava di guidarlo negli studi e nel lavoro.
Nel 1834, dopo esser stato per breve tempo maestro di retorica nel seminario di Montalcino (che dovette lasciare, sembra, perché mal visto dal vescovo per alcune innovazioni che voleva introdurvi), il B. entrò nell'istituto di S. Cerbone, chiamatovi in qualità di sottodirettore dal Lambruschini, proprio negli anni in cui questi elaborava il suo pensiero sulla riforma della Chiesa. Questo contatto spiega molti aspetti - anche se non sempre coerenti - dei futuri atteggiamenti del B. e la maturazione, a decenni di distanza, sia pur sotto la spinta del Ricasoli, delle istanze riformistiche. Nel 1842, lasciato S. Cerbone (l'anno precedente aveva sposato Teresa Stocchi, dalla quale avrà cinque figli), il B. si trasferì a Livorno, dove fu per qualche mese istitutore dei figli del governatore Neri Corsini. Fallito poi un progetto di aprire una scuola propria, e rifiutato un impiego offertogli dal console Guerrazzi, tra il '44 e il '45 insegnò nell'Istituto dei padri di famiglia di Livorno.
Già negli anni di S. Cerbone il B. era entrato in contatto con gli ambienti protestanti. Nel periodo livornese consolidò la sua amicizia con il Mayer, lo Schneider, il Thouar, l'Orlandini, e con essi si prodigò per continuare la pubblicazione della Guida dell'educatore durante una malattia che aveva costretto il Lambruschini ad abbandonare il lavoro. Aperto ai problemi dei non cattolici, il B. aveva fatto suo lo spirito di tolleranza e la larghezza di idee del Lambruschini e del Vieusseux. Collaborò allora anche alle Letture di famiglia del Thouar e Cellini; nel 1847 pubblicò a Livorno un opuscolo su I cristiani e gli israeliti livornesi nel 1847e contemporaneamente si dedicò alla traduzione di libri religiosi non cattolici. Ai protestanti lo univa non soltanto un interesse pedagogico, ma soprattutto la comune aspirazione a un rinnovamento cristiano delle coscienze. La posizione del B. nel gruppo dei cattolici toscani, che, dopo aver creduto possibile una collaborazione con alcuni ambienti protestanti, tendevano tra il '44 e il '48 ad uscire dagli equivoci, non è facilmente definibile. Forse in quel momento il B., di carattere influenzabile, stava per convertirsi al protestantesimo, come sostiene lo Jacini; sicuramente quando, nell'anno 1844, si iniziò la polemica tra Lambruschini e i protestanti, egli si trovò molto più vicino a questi ultimi che al suo maestro. Lo conquistavano le posizioni pietistiche del secondo Réveil, lospirito di proselitismo, il desiderio di giungere ad una concreta riforma spirituale degli Italiani. Nel 1849 il B. entrò a far parte, insieme col Guicciardini, della commissione giudicatrice di un concorso per studi biblici indetto dai coniugi Pakenham, nella quale Lambruschini rifiutò di entrare.
Frattanto, in seguito alle vicende politiche del 1849, abbandonata Livorno, il B. si trasferì a Firenze insegnando in istituti protestanti ed israeliti, e dedicandosi alla pubblicistica di carattere evangelico, spesso clandestina. Nel '57 stampò anonimo a Londra Il Gallo di Caifasso, ripubblicato nel 1860 col titolo Don Abbondio e Carnesecchi, che è una violenta requisitoria contro il clero cattolico. Tra gli altri suoi lavori di questo periodo, oltre alle traduzioni, ricordiamo gli studi su Pasquale Galluppi o i piaceri dell'intelletto (Firenze 1853),Vittoria Colonna (ibid. 1856),A. Rosmini o ilfilosofo cristiano (ibid. 1857),Dante Alighieri (ibid. 1857).
In questi anni, per l'influenza del Ricasoli, l'atteggiamento del B. andò modificandosi: egli riaffermò la sua fedeltà al cattolicesimo e giunse anzi a considerare la diffusione dei protestanti in Italia un male, cui si poteva porre rimedio solo con una riforma interna della Chiesa cattolica.
Dopo il 27 apr. 1859 ebbe inizio il periodo più intenso e più significativo della sua attività di pubblicista. Nelle venti Veglie del Prior Luca (le prime otto stampate a Firenze tra il '59 e il '60, le successive tra il '63 e il '68; l'interruzione è dovuta ad un tentativo di scrivere una Storia de' Papi esposta al popolo italiano, edita a dispense e rimasta poi interrotta) il B. affrontò, con lo stile semplice e discorsivo di un parroco di campagna che cerca di istruire e persuadere i suoi sprovveduti ascoltatori, argomenti legati ad avvenimenti politici del momento. Esse riflettono il punto di vista della classe dirigente e rappresentano un mezzo di propaganda per la sua accettazione: Salvagnoli e Ricasoli appoggiarono e sollecitarono l'iniziativa. Nel 1860 (era stato nel frattempo nominato dal governo toscano professore di letteratura italiana e latina al liceo fiorentino) il B. pubblicò a Firenze, per iniziativa del Salvagnoli e ad insaputa dell'autore, la traduzione della Politica e il diritto cristiano considerati riguardo alla questione italiana di M. d'Azeglio, con una lettera introduttiva nella quale attaccava i cattolici liberali francesi in quanto sostenitori del potere temporale.
Allontanatosi sempre più dal Lambruschini e dal Tommaseo, dei quali non comprese l'attaccamento all'idea di autonomia, il B. si schierò immediatamente a favore delle annessioni, auspicando la formazione di uno Stato unitario. Accettò e difese sempre il principio della separazione tra Chiesa e Stato, ma, sulla linea ricasoliana, andò al di là di una separazione pura e semplice per sostenere che il potere civile doveva aiutare la Chiesa a riformarsi.
Nelle Veglie prevale l'interesse politico per il problema dell'unità e del potere temporale, ma già affiorano alcuni motivi schiettamente religiosi quali la denuncia della decadenza del clero e il desiderio di un ritorno alla povertà e semplicità evangelica.
Il problema della riforma della Chiesa fu affrontato dal B. in particolare sull'Esaminatore. Ilperiodico fondato a Firenze nel 1864, con l'appoggio del Ricasoli (ma sembra che godesse anche di finanziamenti da parte di alcuni ambienti protestanti), si inserisce nel complesso fenomeno di una fronda cattolico-nazionale, che vide alcuni gruppi, sparsi in zone diverse, prevalentemente formati da clero, radicalizzarsi su posizioni riformistiche.
Il programma del B., tendente a liberalizzare la Chiesa nella disciplina e nelle istituzioni, propugnava: il diritto dei laici a eleggere i parroci, del clero e del popolo ad eleggere i vescovi; la reintegrazione di questi ultimi negli antichi diritti diocesani e provinciali; la non obbligatorietà del celibato del clero; la libera circolazione delle sacre scritture; la liturgia in lingua nazionale; la comunione sotto le due specie; la volontarietà della confessione. Il B. aprì le colonne del giornale a chiunque volesse discutere queste proposte - nel tentativo di creare un vasto movimento di carattere nazionale -, cercando tuttavia di moderare gli atteggiamenti estremisti o troppo violentemente polemici (affermò ripetutamente di voler stare nel "giusto mezzo" ed evitare uno scisma), favorendo in modo particolare l'intervento dei laici, perché solo attraverso l'azione di questi egli era convinto che si potesse giungere a un'azione concreta. Particolarmente attivi furono, però, alcuni sacerdoti, che spesso si nascondevano sotto lo pseudonimo per il timore di sanzioni da parte delle autorità ecclesiastiche. Accanto a figure minori, alcuni si erano già fatti conoscere nel campo della pubblicistica politica anti-temporalista, come l'ex canonico lateranense Eusebio Reali, o in quello degli studi biblici, come il canonico Pietro Emilio Tiboni dell'Ateneo di Brescia, che si batté in modo particolare per l'abolizione della liturgia in latino e per la secolarizzazione delle sacre scritture. Fedele al principio di accettare la discussione, il B. pubblicò anche articoli dell'arciprete Agostino Tagliaferri, di Montagano nel Molise, il quale auspicava una riforma ristretta al campo disciplinare, giungendo, in polemica soprattutto col Reali, ad una critica sempre più decisa al programma dell'Esaminatore, chefinì coll'abbandonare nel 1868 per la Rivista universale. Tra i collaboratori più assidui furono il prevosto Luigi Tosi, considerato dal B. una colonna del giornale anche per gli aiuti pratici ed organizzativi che seppe dargli, e don Giacomo Cassani di Bologna, il quale diede un valido contributo come scrittore (sotto lo pseudonimo di "Giurispe" trattò in prevalenza dei rapporti tra Chiesa e Stato) e si adoperò con la sua personalità e le sue idee temperate - soprattutto dopo la morte del B. - per far uscire l'Esaminatore dalla nebulosità di certe proposte, che non corrispondevano, egli diceva, né nella sostanza né nella forma alle vere aspirazioni del popolo italiano. L'Esaminatore, riallacciandosi alla tradizione riformistica toscana del Lambruschini e del Capponi, quando questi si erano ormai riavvicinati all'ortodossia cattolica, non rappresentava un tentativo anacronistico di risuscitare fermenti ormai scomparsi, ma interpretava lo stato di disagio creatosi tra i cattolici italiani negli anni tra il Sillabo e il Concilio vaticano e rifletteva nello stesso tempo esigenze vive anche al di là dei confini regionali e nazionali (il giornale seguiva con attenzione alcuni movimenti di Oltralpe, in particolare della Germania), che sarebbero riaffiorate qualche decennio dopo in alcune aspirazioni moderniste.
Nel 1868 il B., che l'anno precedente aveva rifiutato la promozione a preside del liceo di Arezzo, fu nominato provveditore centrale per la scuola primaria e popolare e fu segretario della commissione, presieduta dal Mantiani, che fece un'inchiesta sulle scuole primarie del regno. Si dedicò ancora alle traduzioni, tra le quali notevoli Aonio Paleario di J. Bonnet, Il pellegrinaggio del cristiano di J. Bunyan, Il vero patrimonio di S. Pietro di R. Leighton. Morì a Firenze il 22 dic. 1868.
Fonti e Bibl.: Nella sezione manoscritti della Bibl. Naz. Centrale di Firenze si trovano numerose lettere del B. al Tommaseo (p. 56, 25, 26, 27; 198[V], 7), al Vieusseux (7, 15-83), al Capponi (II, 2), al Vannucci (II, 65), al Le Monnier (22, 37-43), al Barbera e al Carraresi (vari 441, 24; 431, 119-122). Riferimenti al B. si trovano anche nella corrispondenza inedita del Lambruschini al Vieusseux (Vieusseux A 52, 50-64). La parte ancora inedita del carteggio col Ricasoli è all'Archivio Ricasoli a Brolio. Alcune lettere del B. al Mamiani si trovano tra le carte Mamiani nella Biblioteca Oliveriana di Pesaro (vedi I. Zicari,Catalogo del fondo comunale Mamiani della Biblioteca Oliveriana, in Studia Oliveriana, VIII-IX[1960-61], p. 19. Notizie riguardanti il B. si trovano in diversi epistolari e carteggi di contemporanei (Ricasoli, Tommaseo, Capponi, Lambruschini, Vieusseux). Luogo e data di nascita in Arch. parrocc. di Montegiovi; una breve biografia del B. fu tracciata dal figlio, E. Bianciardi, S. B., educatore e propugnatore della riforma cattolica, Firenze 1912. Riferimenti al B. in G. Gentile,G. Capponi e la cultura toscana nel sec. XIX, Firenze 1942, pp. 79, 94; A. Gambaro,La riforma religiosa nel carteggio inedito di R. Lambruschini, Torino 1926, II, pp. 224; S. Jacini,Un riformatore toscano dell'epoca del Risorg. Il conte P. Guicciardini, Firenze 1940, pp. 52, 66, 75, 105; R. Ciampini,G. P. Vieusseux. I suoi viaggi,i suoi giornali,i suoi amici, Torino 1953, pp. 251, 253, 257, 259-62; G. Spini,Risorg. e protestanti, Napoli 1956, pp. 360, 366; L. Cianchi, Il contributo di S. B. al risveglio dello spirito evangelico durante il Risorgimento, in Boll. della Soc. di studi valdesi, LXXVII (1958), n. 103, pp. 65-84. Sull'Esaminatore: A. Della Torre, Il Cristianesimo in Italia dai filosofisti ai modernisti, Milano 1912, p. 833; M. L. Trebiliani,Indicazioni su alcuni gruppi del clero naz. ital. nel decennio 1860-70, in Rass. stor. del Risorg., XLIII (1956), pp. 561-575; Id.,Indirizzi della pubblicistica cattolica fra il 1859 e il 1870, in Rass. stor. toscana, IV (1958), pp. 400-403; R. Mori, Il tramonto del potere temporale, 1866-1870, Roma 1967, pp. 81 s.